venerdì 27 giugno 2008

Not Jokin' around

Mentre il nostro esperto di calcio preferito è stato rinvenuto esanime nei ghetti di Verona a seguito dei prolungati festeggiamenti per il facile 2-0 su una spenta Francia (non ho fatto in tempo a ricordargli che era ancora troppo presto che la Spagna ci ha già rispediti a casa) e mentre i moscerini stanno lentamente invadendo la stanza da cui vi scrivo, manco fossi in una palude dell’Agro Pontino che il duce si è dimenticato di bonificare, ho deciso di sostituire l’atteso recap calcistico con un pezzo di commento sul draft nhl e affini (più affini che altro), che per i non esperti e i meno interessati è un po’ come sostituire la diretta da Wembley di Italia-Inghilterra valevole per la qualificazione della Coppa del Mondo (cit.) con l’ennesima visione della Corazzata Potemkin: una cagata pazzesca.

Per questo sarò breve sul draft, che ha visto Steve Stamkos, miglior prospetto nordamericano (anche se il cognome greco mi fa pensare che sia più oriundo di un Camoranesi qualunque) con i suoi 105 punti in Ohl come scontata prima scelta per i Tampa Bay Lightning e un primo giro tra i migliori del recente passato, soprattutto per quanto riguarda i difensori, e anziché tediarvi con un un’inutile carrellata delle scelte preferisco invece concentrare l’attenzione (cercando di fare del mio meglio per annoiarvi anche qui) su questioni sportivamente parlando più personali, cosa che mi pare nello spirito di questo blog.

I protagonisti di questa triste storia sono Alan Cohen, non un personaggio di O.C e nemmeno il terzo dei fratelli cinefili (già, perché invece la cinofilia è l’affezione per i cani, e ringraziatemi per aver imparato qualcosa anche oggi), ma businessman dell’industria farmaceutica nonché proprietario dei Florida Panthers, Jacques Martin, allenatore, noto ubriacone e general manager della stessa squadra e Olli Jokinen, capitano e giocatore di maggior talento della franchigia, il Barton Fink della situazione, tanto per intenderci.

Si da il caso che l’owner dal braccino corto lo scorso novembre abbia pronunciato la fatidica frase: “Jokinen finchè ci sarò io non verrà mai ceduto”. Mentre nei blog interessati gira già il suo indirizzo di casa a cui reperire ogni insulto e mentre sotto alla pagina word che sto riempiendo scorrono le immagini di un Fabio Capello che un pò arrabbiato rivendica la paternità di certe esternazioni e proclama “Io non allenerò mai la Juventus” bisogna precisare ai lettori che Jokinen è stato puntualmente ceduto in cambio di due difensori e una scelta al secondo giro. Perché la difesa, già formata, tra gli altri, da Burgnich, Facchetti, Maldini e sbirulino, vince le coppe e altri luoghi comuni simili che non sto qui a ripetere.

Il problema nemmeno si porrebbe, visto che ad andarsene è uno che in sette anni e in più di 700 partite in carriera non è riuscito a giocarne UNA di playoff (irreperibile una sua foto con la barba, accontentatevi del mohawk) avvicinando pericolosamente un record che sarà presto battuto, se non fosse che il buon Jokinen è il giocatore franchigia della squadra per cui tifi stravedi esulti. Forse ora non vale più la pena di fare nottata. E questi momenti nella vita sportiva di un tifoso difficilmente si dimenticano, un po’come quando gli Wolves han ceduto Garnett o i Lakers…beh…Shaq. Quattro a due l’ho già detto?

Secondo uno studio condotto da esperti dell’Arizona (gli stessi secondo cui le probabilità di passare un esame per uno studente che non si presenta all’appello sono uguali e zero) pare che la cosa migliore da fare in circostanze di questo genere per togliersi ogni pensiero sia sempre e comunque pensare a come contattare la Fretted Instrument Guild Of America. Ne sanno a pacchi.

Per chiudere una volta per tutte l’argomento della trade peggiore degli ultimi 12 anni, va detto che una fonte sconosciuta ai più (ma non a me, eccola qui nella foto a lato), un gola profonda tra gli executive nhl presenti al draft, avrebbe sminuito Jokinen apostrofandolo come un “cane”, una presenza destabilizzante per qualsiasi sistema (d’altronde chi non ricorda la mitica figura ancora stampata sulle magliette del rivoluzionario Ernesto “Jokinen” Guevara) per presunte cattive influenze sui compagni di squadra. Può essere che convincesse alcuni compagni ad andare a troie insieme. E allora?


Ma soprattutto: con questa qui sotto in sette anni c’è stato almeno un fighting?

Maritza, una cheerleader (o ice dancer) dei Florida Panthers: l’unica che ci può portare ai playoff.

8 commenti:

azazel ha detto...

il russo l ha presa bene :paper:

Jokinen a parte, che diciamocelo sarà stato forte, ma non è un vincente :bobovieri: , Stamkos quante possibilità ha di giocare, visto che mi pare di capire che non tutti i rookie in nhl arrivano subito in prima squadra? :voracek:

ilya ha detto...

bell'articolo! L'ultima foto però, quella della donnina, l'hai messa per attirare maggior pubblico sul tuo articolo... :)

therussianrocket ha detto...

ovvio ilya, come fanno tutti :truzzo: (cmq è davvero una cheerleader eh)

aza: stamkos gioca da subito in quanto forte e poi tampa ne ha pure bisogno.

aLesAN ha detto...

Mi sfuggono nome e squadra del tizio con la cresta :idolo:

Ho già pensato di eleggere la tizia a fondo pagina miss luglio... mamma che bomba! Nome, squadra?

therussianrocket ha detto...

l'ho scritto eh, Olli Jokinen, Florida. (ora a Phoenix dopo la trade). La tizia a Florida pure, speriamo lei resti.

aLesAN ha detto...

Ah sì, avevo letto male e pensavo ci fossero nominati due giocatori :D

POLPAOL ha detto...

qua qualcuno mi deve i diritti sulla cit. dei 12 anni.
che poi devo ancora capire perchè gigi abbia detto proprio 12 anni..
quasi quasi lo chiamo e glielo chiedo.

therussianrocket ha detto...

gigi chi?