martedì 3 giugno 2008

Il bene e il male

Premessa dover fare un articolo di presentazione sulla rivalità storica del basketball a stelle e strisce per un sito che si chiama east coast time quando si tifa per la regina della west coast, abituale vitello sacrificale delle squadre della east coast, suona di tradimento e anche di rischio gufata, e in effetti sto battendo la tastiera con una sola mano, ma che ci volete fare il presidentissimo chiede e noi si ubbidisce. Per inciso, nel caso di sconfitta dei “miei” Lakers preannuncio già la necessità di nuove elezioni per colmare l'improvviso vuoto istituzionale.

Puntualizzazione, leggendo il sottotitolo di questo infausto blog si può leggere "lo sport visto dal divano". Ora è noto che il divano è il proprio divano e quindi la visione del suddetto sport, qualsiasi esso sia, è faziosa e di parte lungi dall’obiettività e fine analisi tecnica richiesta da ben altri siti.

Ebbene partendo da questi concetti presentare questa serie rimane un’impresa ben ardua, perché coinvolge affetti profondi e ricordi lontani che vanno ben oltre un Kobe o un Garnett. No, diciamolo pure in tutta franchezza gli interpreti di quest’anno non contano un cazzo rispetto al fascino che ha uno scontro Lakers-Celtics. Sono i colori quelli che contano: lo splendido accattivante binomio purple and gold dei Lakers contro lo scialbo anonimo e un tantino fuori moda verdognolo degli altri. Sono questi colori che contraddistinguono le due squadre che rappresentano la NBA, che SONO la NBA (dal mio divano le iperboli sono ammesse e caldeggiate). Non ce ne abbiano a male gli stantuffi, i vitelli o gli asterischi, ma loro passano Celtics e Lakers restano. Queste due franchigie sono la storia anche se non si incontrano in finale da oltre 21 anni (tutto merito dei Celtics tengo a precisarlo). Di finali ne hanno già state giocate, se non erro, ben 10 e i risultati parlano di due vittorie dei Lakers, peraltro in striscia aperta. Quanto ha vinto Boston? Non ricordo, chiedete a qualche divano più in là.

Questo sarà, dunque, l’undicesimo gran ballo di fine anno dove le due reginette sono di Los Angeles e di Boston. Gli interpreti in oltre 60 anni sono cambiati c’è poco da fare, il fumatore di sigari e lo scopatore folle non ci sono più; Jerry West viene ricordato perché ha scelto Kobe e non per quei tiri assurdi che se fosse esistito il tiro da tre la storia sarebbe diversa, M.L.Carr (pronunciato tutto attaccato) gli asciugamani li sventola solo in bagno, ma scommetto che ci mette la stessa intensità di un tempo, il pizzetto di Magic e i baffetti da sparviero di Bird sono ormai solo ricordi d’infanzia, la mia.
Il tempo è passato, poco da dire.

Ora ci sono altri ragazzi in campo, che ne devono fare di strada per arrivare ai livelli dei citati (Carr a parte, ovvio) ma, come detto, non contano i giocatori in campo bensì i colori. I sacri colori.

E così non è difficile immaginare le palpitazioni, l’eccitazione e l’ansia di affrontare i nemici di sempre. Emozioni indifferenti agli anni anzi forse anche più intense di un tempo a causa della lunga astinenza (ripeto la colpa è degli altri, i Lakers nel frattempo qualcosina hanno pure vinto). Nei prossimo giorni starò malissimo lo so. Se poi finisce come pavento starò pure peggio, ma niente può tenermi lontano da questa serie, rischio infarto o non rischio infarto perché rappresenta la mia sparta atene, la mia guerra fredda, la mia Italia Germania per farci arrivare anche i calciofili. Qui si parla del BENE (Los Angeles) contro il MALE (Boston) per conferme guardare le finali del 1984 e il fallo di McHale ai danni di Kurt Rambis, il quale a oltre 24 anni di distanza cerca ancora i suoi occhiali sul parquet.
Qui si parla di fede cieca totale assoluta. Esagerazioni? No i miracoli lo confermano e in dieci finali di miracoli ce ne sono stati un’infinità. Uno in particolare va raccontato.

A scuola ti parlano di Gesù che tramutò l’acqua in vino, ora precisato che poteva pure impegnarsi di più e creare il whisky, io ritengo che l’unico miracolo di cui vale la pena parlare sia avvenuto a Boston il 9 giugno 1987. Il tabù era già stato sfatato il Boston Garden con quel suo infido parquet era già stato domato esattamente due anni prima, ma quella sera del 1987 gara quattro con i Lakers avanti nella serie 2 a 1 decideva anche la rivalità Magic Bird, la rivalità che salvò l’NBA dal fallimento, la rivalità più scintillante di sempre, una rivalità che non poteva che essere tra un losangelino e un bostoniano. La loro serie era in parità: 1 a 1 perché gli altri avevano vinto nel 1984. Chi vinceva nel 1987 si sarebbe portato in vantaggio e c’erano forti sospetti, causa cambio generazionale dei Celtics, che non ci sarebbe stata la possibilità di un quarto scontro. Ci si giocava tutto. Preciso che la serie era in parità in NBA perché in NCAA Magic aveva già chiuso il discorso nel 1979, questo per le cronache agiografiche. Ora torniamo a quella gara 4 al mio miracolo, benché abbia il vago sospetto che se non siete atei miscredenti senza dio e nessun sentimento degno di un essere umano NON possiate NON conoscere quanto avvenne quel 9 giugno 1987.

Mancano sette secondi alla fine della partita il punteggio recita 106 105 per i padroni di casa. Sulla rimessa laterale la palla va a Magic Johnson l’incarnazione del basket in terra. Amen. Si trova sulla linea da tre sul lato destro della difesa di Boston a marcarlo McHale. Parish marca Kareem. Magic si disinteressa del giocatore designato a concludere il gioco, Kareem appunto, e si dirige verso il centro dell’area, il tempo scorre, McHale lo segue, Parish si disinteressa di Kareem e va in raddoppio, chiudendo la strada a Magic. Il tempo continua a scorrere inesorabile. Anche Bird va in aiuto dal lato destro di Magic. Insomma, tutta Boston e parte del New England collassa su Magic. Non c’è spazio. Non si può fare niente il tempo continua a scorrere. Nulla da fare gara finita e Magic si alza, il pallone appena fatto rimbalzare viene accompagnato dalla mano destra sempre più in alto in modo aggraziato e delicato, in modo così diverso da quello con cui abitualmente lo fa rimbalzare quasi con violenza contro il parquet. La fluidità di quel movimento, da palleggio a tiro, in un unico gesto toglie il fiato. Anche il tempo per rispetto sembra fermarsi. Quel tiro anomalo a una mano, il leggendario baby hook, inizia a galleggiare sulle teste dei giocatori, davanti agli occhi dei tifosi e davanti al divano di un bambino a migliaia chilometri di distanza per scivolare con grazia nella retina a due secondi dalla fine della partita Lakers 107 Boston 106. il miracolo è avvenuto. In quella serie ci saranno altre due partite e il discorso si concluderà con Bene 4 Male 2 Magic 2 Bird 1, Non ci sarà mai più una rivincita tra i due.
Il 1987 segnò la fine di un’era a cui non è seguito nulla per anni come se ci si vergognasse a giocare quella finale est ovest consci che certi momenti sono irripetibili. Ma adesso una generazione è passata (l’ho detto che è colpa di Boston?) e finalmente anche i più piccoli potranno vedere cos’è Lakers Celtics il summa del basket inteso come tradizione e storia e non solo come schiacciate passi e giochi in isolamento. Evviva, gioite sono tornati i purple &golds contro i biancoverdi e chi se ne frega se giocheranno male, ogni volta che qualcuno avrà la palla si penserà a West a Chamberlain a Baylor, a Cousy a Russell a Rambis, a Coop, a Worthy, a Scott, a A.C., a Microwave, a Ainge, a Parish a Kareem e a Bird & Magic e loro non possono giocare male è il dogma assoluto della mia religione.
Bentornata rivalità bentornata sofferenza.
Amen

PS nel caso ci fossero dei dubbi su chi tifare, beh questa damigella lavora come scout per i Lakers... noi sì che si riconosce il talento!

20 commenti:

azazel ha detto...

mi sono sempre stati sul cazzo quelli che parlando di basket ti tirano sempre fuori "eeeh ma negli anni 80 era meglio", poi interviene l' altro e dice "ma vuoi mettere con gli anni 70?!?!" e l' altro ancora "sì, perchè tu non hai mai visto come giocavano negli anni 60...." aaaah allora basta intervengo io "negli anni 60 ti facevi di acido, per quello ti pareva che giocassero bene. ebbasta!!"

comunque viviamoci l' ennesimo capitolo di questa rivalità, le più accese a livello di nba, tra le più accese a livello di qualsiasi sport americano. Kobe e KG non saranno Magic e Bird, ma ci faranno comunque divertire un sacco, o soffrire, dipende dai punti di vista..io mi schiero dalla parte dei gialloviola...quindi sappiamo già chi vincerà, non ci resta che vedere il come!! Godiamocela :truzzo:

therussianrocket ha detto...

ho visto la foto: ho deciso per chi tifare.

therussianrocket ha detto...

Parlando seriamente, da una parte i Lakers che odio, dall'altra uno che non puo vincere (se Nowitzki avesse vinto sarei pro Boston tutta la vita). Obiettivamente (e questo dovrebbe far preoccupare molto Alvise, sarà che ho seguito più i Lakers ai playoff ma per me è così) ritengo che LA sia meglio di Boston e che vincerà, anche perchè Kobe è il 24, the next Mj, dai. E lo riconosco anche io, ha fatto dei playoff Jordaniani. Unica incognita il fattore campo, ma mettiamola così: mi sorpenderebbe molto una vittoria di Boston. Se proprio dovessero vincere i verdi, spero la vinca Allen. O Pierce. ovvio.

Alvix ha detto...

ora va meglio.

therussianrocket ha detto...

cosa è che va meglio? :dance:

Alvix ha detto...

c'erano degli intrusi nel pezzo...

therussianrocket ha detto...

hai levato i nomi di Bird e Garnett? :paper:

azazel ha detto...

intrusi? spiega!

angyair ha detto...

Ripeto: ma non possiamo evitare di dare il titolo a una delle due e passare direttamente all'anno prossimo?

azazel ha detto...

sicuro angy? dopo che avete preso quel bell' allenatore di nome doug collins, anche l' anno prossimo non è che preveda grandi cose per voi bullsini, io se fossi in te mi augurerei di passare direttamente al 2012 :paper: o anche dopo...

ps. non vale rispondere, citando il fatto che Arenas è uscito dal contratto... :fischia:

aLesAN ha detto...

Scusate ma un pezzo sulle finals dove si parla bene solo di lakers e non si possono nemmeno mettere le foto degli avversari che pezzo è? :penso:

Alvix ha detto...

scusa... l'obiettività la si lascia ad altri siti. questo è un blog personale. e poi aza ha già provveduto all'altra campana.
una foto dei celtics c'era, ma qualcuno non l'ha postata... :penso:
ps la gnoccolona però ti va bene, o no?
ahahahahhahahaha

Anonimo ha detto...

Il basket degli anni 80 faceva vomitare, due passaggi tiro con sei metri di spazio e canestro. Persino il russo avrebbe viaggiato col 60% di media dal campo.

therussianrocket ha detto...

e rajon rondo (pera) non avrebbe avuto diritto di cittadinanza, visto che con 6 metri di spazio non sa tirare.

Anonimo ha detto...

Pronostico: il palazzo di Boston sarà pieno di fumo come sempre, in questo ambiente a lui familiare Odom si esalterà e deciderà la serie.

azazel ha detto...

ma è colpa mia, proponendo il pezzo ad alvi gli ho detto apertamente di essere fazioso....vabbè...avremo un pezzo in piu :figo:

aLesAN ha detto...

aza delatore

Anonimo ha detto...

Oh ma quand'è che si fa un mini-meeting? Una cena padano-veneta?
Ah ciao a tutti! :)

Anonimo ha detto...

La smettete di mandarmi pm per cercare di coinvolgermi. Io sono tranquillo non mi faccio trascinare. E non posso neanche mangiarmi le unghie, visto che le ho finite da mò.

Anonimo ha detto...

Alvise scive sempre molto bene, capisse anche di pallacanestro sarebbe perfetto.