domenica 30 marzo 2008

MotoGP - Round #2

In un campionato che rischia di giocarsi punto a punto è evidente come la giornataccia di Casey Stoner possa, a fine anno, pesare non poco. Difficile credere che, anche vincendo il titolo, l'asutraliano possa davvero sperare di ammazzare il torneo con largo anticipo. Più competitività, più moto valide, più piloti forti... non sarà una passeggiata e, dopo due gare, la classifica è piuttosto tirata anche se, per ora, è Jorge Lorenzo il più continuo... e se alla fine serierà soprattutto la continuità...

Il prossimo sarà in Portogallo ed è difficile dire chi vincerà o chi sarà favorito, anche la Honda di Pedrosa sembra davvero una bomba e, forse, le Yamaha hanno trovato il modo di girare su tutti i tipi di gomma. Il prossimo anno monteranno Dunlop e Good Year. Stoner, lo diamo per certo, non avrà di nuovo tutti questi problemi, e all'Estoril, il 13 aprile, ci sarà da divertirsi. Campionato punto a punto, quindi, e occhio a non fare la fine del grande Dorando.

Andiamo con le pagelle, il momento migliore di ogni Gran Premio. Decisamente.

Stoner - voto 3
Nonostante la moto non giri, e lui lo sa, il canguro parte benissimo ma sbaglia prima del termine del primo giro. Da lì si innervosisce e poco dopo infila un dritto che ripete, a 4 giri dalla fine, quando recupera Nakano e un altro oscuro concorrente. Passi il primo, ma sul secondo non ci sta proprio, qualche punto in più faceva comodo e visto che su quella curva hai già cappellato una volta aspetta e aggredisci su uno dei lunghi rettilinei che Jerez propone. Pressione, nervosismo, moto non al top, pozione magica scaduta... per Casey un week end da buttare che fa rinascere Guido Meda, capace di attaccare la Ducati tutte le volte che non sa cosa dire... cioè ogni 30 secondi.

Melandri - voto 1
Marco non ha nemmeno la soddisfazione di partire bene, forse nemmeno quella di partire. Un'altra gara anonima, mentre sul sito sportivo di Mediaset gli si chiede di "non gettare la spugna... di tornare a sorridere". Sì, e quando mai ha sorriso per più di una gara il ragazzo? E chi glielo ha fatto fare di salire su una scorbutica DesmoSedici? Meda, ovviamente, che a forza di dire che Stoner non era poi tutto 'sto fenomeno ha convinto la metà del Circus che, in fin dei conti, bastava saper guidare un po' per vincere. Ed ecco che, appunto, Melandri vince tanto quanto Capirossi (sì, proprio quello che prese un'ora di scarto da Troy Bayliss quando, quest'ultimo, provò la MotoGp una sola volta a fine anno nel 2006... vincendo la gara). Il punto è che Macio non regge l'ora solare... per questo, mentre scriviamo, non è ancora arrivato: taglerà il traguardo al nuovo cambio d'ora. Avanti così.

Pedrosa - voto 9
Sia chiaro che Dani "ragazzo triste come te, ahahhh" non avrà mai un 10 da noi. Guida bene oggi, forte, gli altri inseguono e tentano di leggere i numeri di targa a grande velocità: inutile. Grandissima gara, ma mai un'emozione, una sgommata, una battaglia, un numero. Perfetto quando, come oggi, la moto è al 101%, ma continua a non divertirci. Ad essere irrispettoso ed antipatico. A non ridere. Penoso il gesto dei box di chiedergli di più fingendo che il distacco fosse minore di quello che in realtà era (ma davvero lui ci ha creduto? Mah...). Alla fine, a forza di scrivere cavolate, tutti speriamo che caschi, soprattutto Meda, l'ultrà di Valentino Rossi che, a tre curve dalla fine, ancora sbraita "che non sia andato in confusione? C'è solo mezzo secondo! Stiamo a vedere!". Ma che vuoi vede' Guido, che vuoi vede'... Dani governa la classifica senza ridere; e senza farci ridere.

Lorenzo - voto 8
E' la più bella sorpresa di questo avvio di stagione insieme a Dovizioso che ha la sfiga di correre su una moto inferiore. Mezzo voto in meno perché ci avevano assicurato che avrebbe vinto invece, come Rossi, cerca di leggere la targa di Pedrosa senza riuscirci. Vince un giro con le Bridgestone quando, nelle libere, strappa la coda al pupazzetto calato sulla linea di arrivo, cede però il biglietto omaggio a Melandri il quale lo usa per fare un filtro... e addormentarsi in corsa. Lo spagnolo compie anche il numero più bello della gara quando gestisce un'impennata poco dopo l'uscita di una curva: manovra alla Mamola. Ricordiamo però a Lorenzo che il vecchio Randy faceva numeri spaventosi e non vinceva mai una cippa. Come l'Inter.

Rossi - voto 8.5
Mezzo punto in più se avesse vinto perché oggi, il marchigiano, ha fatto davvero un'ottima prova dimostrando che il leader in Yamaha è ancora lui. Anche se la classifica dice altro... ma non per molto. Il ritorno del Patacca riaccende il campionato che, finisse in una sfida tra due piloti sarebbe una noia mortale. Peccato che la linea veloce sia sempre installata sulla moto di altri. Basterà l'amore di Meda a consolarlo?

Uomo inutile in studio - voto 1
Ci rifiutiamo di ascoltarlo e cambiamo canale. Il voto è più sulla fiducia che altro.


Hayden - voto 4
Questa storia del compitino sta rompendo le palle... ok che se va alla cena dei campioni del mondo lui può entrare gratis e Dan Marino no, ma mai una gioia. Mai e poi mai e poi mai... e basta! A un certo punto rischia persino di eliminarsi da solo, così, giusto per dare un senso alla corsa e avere qualcosa da dire nelle interviste dopo la bandiera a scacchi.






Capirossi - voto 5
Vederlo esultare per un quinto posto ottenuto grazie a un errore del povero Dovizioso come se avesse vinto il GP profuma di patetico. Esultanza inutile, ed è triste vedere un campione (da 250) ridotto così. E' triste pensare a quanti giovani stiano aspettando il ritiro di un pilota che da ormai un lustro non ha più niente da dire. Aspettiamo tutti il Mattia Pasini sperando che Capirex si ritiri al più presto.. anche perché, in SBK, questo è meglio che non ci vada. Vittoria di Pirro.

Michael Schumacher - voto 10
Il crucco di ferro corre una gara di non so quale titolo a Misano piazzando il culo su un Ducatone. Pole position, secondo miglior tempo in gara e quarto posto finale. Mancando il podio rientra ai box scagliando i guanti in faccia ai meccanici e cercando subito di contattare Todt per protestare, ma gli fanno notare che c'è già un contratto per sostituire, da subito, Melandri in MotoGP in modo da avere la seconda moto dentro le prime dieci posizioni con più frequenza di quanto non possa garantire il pilota italiano (cioè mai). Facciamo così, dategli una bicicletta che vince il Giro, così poi lo mettiamo ad allenare gli Oakland Raiders e ce li ritroviamo al Super Bowl.


Dovizioso - voto 7
9 è il voto per buona parte della gara, la partenza dal fondo, la rimonta, i sorpassi. Dessero a Melandri la sua moto, questi sarebbe ancora in Qatar. 5 è il voto per l'errore finale, di inesperienza, e per qualche calo a metà gara... perde l'occasione di prendere qualche (meritato) punto in più ma non quella di essersi, di nuovo, messo in mostra. Ci arrivano già le proteste del suo agente che, dice, vista l'inesperienza in MotoGP, per fiducia sul talento, avremmo dovuto fare una media tra 9 e 6 invece che 9 e 5. Gli rispondiamo che avendo fatto passare Capirossi, il quale ci ha regalato quello che ci ha regalato, si deve rietenere fortunato a non essere andato in media con un 4. O peggio. Ricorda un po' la vecchia Fortitudo, ti illudeva e ti illudeva...



Meda - voto 1

La regia internazionale non gli dà una mano, ma il ragazzo di Cologno Monzese è completamente in delirio. Mentre aspetta il semaforo per "scatenare l'inferno" Colin Edwards è già caduto e il primo giro terminato da un po'; confonde Hayden con Pedrosa una quindicina di volta, per fortuna le Yamaha gli danno una mano frapponendosi tra i due e semplificando la lettura del gioco. Reggiani (voto 5) impazzisce col collega come spesso gli capita, denigra i tempi di Stoner che un giro dopo è attaccato al culo di Nakano e Hopikins dimostrando di sparare tempi a caso. Se Eurosport avesse ancora l'accoppiata di due anni fa non ci sarebbero dubbi su quale telecronaca seguire... tanto il voto, da queste parti, è sempre lo stesso.



Jerez - voto 7

Circuito che non mi dispiace per nulla anche se un paio di rettilinei lo allungano troppo senza che poi vi siano curve eccessivamente difficili a parte un paio discrete. Il bello deve ancora venire, anche se qui sul confine col Portogallo si vedono sempre corse veloci, disinvolte ed eleganti.

Umbrella girls - voto 10
Ovviamente questa con Jerez non c'entra nulla, figuratevi se riusciamo ad avere una foto del GP così alla svelta. Però la volevamo candidare a gnoccolona di marzo di ECT e ci sembra che i numeri e le abilità ci siano tutte. Dalla vita in giù si va sulla fiducia.

De Angelis - voto 10
Porta 2 punti alla Repubblica di San Marino, un rapporto punti-popolazione sbalorditivi. Da applausi, senza dubbio il migliore. Non è meglio della ragazza qui a fianco, d'altro canto siamo su un sito per soli uomini (non necessariamente adulti) e non è che ce ne freghi molto di chi ha vinto a Jerez, molto più utile sapere chi sia la playmate del mese di marzo.

sabato 29 marzo 2008

Profili squadre: seconda puntata

Anche stavolta giocherò a fare il rompiballe per vedere cosa manca per essere l'unica squadra su trenta a vincere. Che Nowitzki sappia tirare lo sapete già, quindi non ve lo dico.

San Antonio
E' iniziato il declino o no? quello di Duncan direi di sì, ma la vetta da cui si declina è la cima del mondo del basket. Quando qualche anno fa vidi Martin e Wallace riuscire stoppare Duncan nelle finali giocate da New Jersey e Detroit, considerai il fatto qualcosa di mai riuscito prima ad altri umani, questa settimana l'ho visto fare diverse volte a gente come Perkins, Noah, Dalembert. Insomma il tempo passa anche per lui, ma semmai più lentamente, con tutta quella tecnica e tutta quella intelligenza sa come resistere ai massimi livelli.
E' la squadra che abbiamo visto giocare di più in questi anni, la coppia Tranquillo Buffa ci ha detto tutto quello che si poteva, ma provo a sottolineare qualcosa che forse non si è detto: la flessibilità di Gregg Popovich nell'allenare, che fa di lui un grandissimo. Se ci ricordiamo come allenava, efficacemente, sino a quattro-cinque anni fa, vediamo che ha saputo fare una cosa cui allenatori eccellenti tecnicamente come Carlisle, Van Gundy, Skiles forse non hanno neanche pensato: tirare fuori approcci diversi a problemi nuovi, resistendo alla tentazione di rimanere ancorato a metodi che si sono rivelati vincenti precedentemente. E' una cosa che ha saputo fare in maniera evidente Riley per esempio, e negli ultimi anni Pop ha raccolto il testimone.
Veniamo al motivo per cui gli Spurs possono rimanere ai primi posti nella NBA: Ginobili sta dimostrando di essere un fenomeno, semplicemente. Col suo gioco anima tutta la squadra come un vero giocatore franchigia, la coinvolge e migliora davvero i suoi compagni con la sua completezza e col suo carattere quasi eroico. La sua importanza è ben superiore a quella di Parker, che a me non è mai piaciuto sino in fondo e che secondo me ha già giocato le partite migliori della sua carriera (MVP delle finali 2007: hai detto niente). Magari mi sbugiarderà, ma io la vedo così...

Chicago
Non posso pensare che una squadra con tutto quel talento nel roster non diventi in tempi brevi una contender ad est. Inoltre ha fatto degli scambi che aumentano ulteriormente le opzioni per il coach, come se non ce ne fossero già abbastanza. Ma Paxson ha operato bene ultimamente, mollando vecchioni senza leadership che a Chicago erano fuori posto. Al momento sono come un'azienda con tanto valore a bilancio ma che produce poco volume d'affari. Devono fare delle scelte e certamente sapremo di più del loro futuro questa estate. Innanzitutto un coach che sappia formare dei giovani alle difficoltà della competizione NBA, che sappia essere dalla loro parte e farsi seguire. Non serve neanche uno che garantisca chissà quale disciplina, visto che sembrano mancare di fiducia non di professionalità.
Il loro problema è risaputo: non hanno un leader tecnico ed emotivo che li trascini. Che fare allora? Ovviamente cercarlo sul mercato, sfruttando tutto il ben di dio che hanno a disposizione. Fossi in loro terrei quelli che hanno dimostrato di avere carattere: Nocioni, Noah (a me piace molto), Sefolosha e anche Gordon. Gli altri li darei via, eccetto Thomas, troppo poco valorizzato per cederlo bene sul mercato.
Per me, potranno avere avuto delle difficoltà, ma rimangono una grande minaccia ad est. Se riescono a scambiare bene i giovani come Boston...anche se i contratti con cui viaggiano sono abbastanza diversi.

Boston
Questa squadra sta suscitando nei suoi tifosi un'emozione, prima di ogni altra. Si può dire? Orgoglio. Ho sempre visto lo sport di squadra alla maniera dei Celtics, e questi ragazzi si lasciano amare ben volentieri per lo spirito che li anima. La mia prima squadra del cuore sono stati loro e lì sono sempre rimasti, anche nei tanti anni bui. Poi, una squadra con questa tradizione e questo ambiente, non appena un simpatico general manager ci ha fatto un bel regalo, ha ripreso fuoco come ai tempi belli.
Metti Garnett, una manciata di giocatori di classe che hanno tanta fame di vincere, un genio della difesa come Thibodeau, 16 banner appesi sopra le loro teste, un pubblico che li spinge come pochi altri, un gestore dei rapporti umani come Rivers ed cco che il rendimento è eccezionale. Se è per una questione tecnica non sono (siamo) i più forti, ma se vediamo la voglia di farcela, tutti insieme, allora sì. Non so se questa spinta basterà, né se, andando male le cose, può perpetuarsi l'anno prossimo. Ma tutto quello che voglio da tifoso è che i miei giocatori diano tutto quello che hanno, e loro lo stanno facendo al 100%. E' una stagione magica sinora e chissà che non si concluda in questa stessa maniera, sarebbe una bella gioia davvero...
Comunque prendendo in esame l'aspetto tecnico: vado a spulciare nei difetti che questa squadra ha e che l'energia profusa sta coprendo così bene: innanzitutto le capacità tecniche del coach. Rivers non mi ha mai convinto come allenatore dal punto di vista tecnico, e secondo me spesso non ha frecce al proprio arco quando si tratta di cambiare le partite o ribaltare situazioni tecniche sfavorevoli. Semplicemente in questa stagione ha rimontato i rari svantaggi con un "mettiamocela tutta, giochiamo come sappiamo" e "vedrete che ce la faremo" ecc. Questa è una bella cosa da una parte, ma dall'altra evidenzia un gap considerevole nei confronti di padreterni come Jackson, Brown, Popovich ecc. Certo ha la capacità di coordinare complessivamente il lavoro e di guidare tutti in una direzione, ossia ciò che si chiede ad un coach, però io cercherei sul mercato un bell'assistente anche per l'attacco. Quando le cose si fanno difficili ti serve anche qualche schema ben allenato, al di là degli isolamenti, che sia la tua coperta di Linus.
Poi ci metterei l'età dei giocatori, ma per quella non ci puoi fare niente e non mette tutta la fretta che si potrebbe pensare. Garnett ne ha ancora parecchia, Pierce non è vecchio, Allen tirerà bene ancora per degli anni. Quello che conta di più invece è il mercato degli altri e quanto Boston sappia attrarre i free agent.
Sorprendente in positivo quest'anno, direi non la chimica, ma l'apporto dei giocatori di contorno alle star. Ragazzi, quello è Perkins? Cosa vuol dire avere fiducia in se stessi... E Rondo? Immaginavo che stesse bene in un quintetto con Garnett, Pierce ed Allen, ma fa delle cose in attacco che non avrei pensato gli potessero riuscire. Atleticamente e mentalmente ha una forza ed un'intensità che fan meraviglia...
Su basketforum ho espresso le mie perplessità sull'acquisizione di Cassell, non mi é piaciuta molto. Ho detto che le stelle di questa squadra, hanno mostrato sovraccarichi emotivi quando sono stati sotto pressione, scantonando a volte in momenti decisivi. Nessuno ha condiviso le mie preoccupazioni, speriamo che abbiano ragione loro. Io dico che Cassell peggiora le cose in questo senso, ma vedremo nei playoff. Certo é che meglio di così i Celtics non potevano andare, sotto tutti i punti di vista.

giovedì 27 marzo 2008

2430 partite....la stagione MLB

Mentre al di qua dell' oceano le due reti televisive nazionali più importanti (no no...non sto parlando di Mya e di Steel, ma di "canali cingu" e la prima rete di mamma rai) occupano la seconda serata dedicata all' approfondimento una con la sindone di Gesù Cristo (che se non fosse per il fatto che nel telo non ci sono i nei, inizieremmo a pensare che sia una foto di Vespa) e l' altra con un palco pieno di gente che se Cristo non l' ha visto dal vivo è perchè non c' era la tv al tempo, un parterre de roi insomma, nel senso che loro c' erano pure al tempo del re, quando "si stava meglio quando era peggio". E ci va anche bene, perchè potremmo imbatterci anche nella diatriba che sta incendiando questa campagna elettorale: quand' è che l' uomo inizia ad essere uomo?!?!? Quesito interessante, per carità, se non fosse che in linea generale quelli lì che se lo stanno chiedendo da mesi, dovrebbero interessarsi maggiormente a rendere più piacevole la vita, piuttosto che chiedersi dove e quando essa abbia inizia, che poi per loro la vita inizia dal coglione e da tale rimane.

Dicevo, mentre al di qua ci intrattengono in questo modo, al di là...in piena march madness collegiale, si apprestano a vivere il via di una nuova stagione, che come una nuova vita, porta dentro di sè tante speranze e sogni. Ovviamente si sta parlando del baseball, che in definitiva è uno dei due sport americani: perchè ormai il basket è uno sport mondiale, quello con più federazioni nazionali al mondo (esatto....più del soccer e più del cricket, stentate a crederci, ma è così, fidatevi) e l' hockey....beh...l' hockey è uno sport canadese. Insomma l' americano medio ha due stagioni, quella invernale e quella estiva, quella dei tailgates e quella degli hotdogs. Sembrano due mondi agli antipodi, due sport completamenti diversi e diammetralmente opposti: uno vive del contatto fisico, di 16 partite all' anno e di giorni senza domani, l' altro è animato dall' idea che si possa perdere oggi, l' importante è che non si perda anche domani, perchè quando la stagione dura 162 partite sembra esserci sempre un domani, per il contatto fisico non parliamone nemmeno che bisogna aspettare un lancio uscito male e un cappello non tolto per vedere due tre scazzottate da bud spencer e terrence hill. No no...baseball e football sono le due faccie di una stessa medaglia e non sono solo io a dirlo (peraltro il mio pulpito non sarebbe nemmeno un granchè non avendo mai vissuto in prima persona dal vivo nessuna delle due atmosfere che animano questi sport), ma se lo dice uno come Oliver Stone, che qualcosina di quella società deve averla capita, bisognerà pur credergli: "Il baseball è quello che l' America ispira ad essere: la mamma, la torta di mele, gli hotdogs e la domenica con i bambini (tipo alvin santisky con il figlioletto Kevin, ndr). Il football è quello che l' America è: una nazione che fa la guerra"

L' estate in sostanza è il momento della "pace", di sedersi e starsene con calma a vivere uno sport "calmo", dove le lunghe pause tra un inning e l' altro, tra un lancio e l' altro sono fatte apposta per essere riempita da una delle mille e mille statistiche di quello che è già stato ma anche di quello che probabilmente dovrà essere (non chiedetemi cos' è, ma la sabermetrica è lì per questo...il destino già disegnato.)
Il baseball è uno sport così americano, che sinceramente non so come gli americani possano digerire il fatto che la loro stagione possa iniziare 6 a.m. east coast time, perchè è così che è iniziata nel tokyo dome, Japan. L' Estremo Oriente come nuova frontiera e soprattutto nuovo mercato, dopo che ci si era già adoperati a "saturare" il mercato latino, ormai da qualche anno in tutte le off-season, qualche "muso giallo", ormai incurante di quello che è stato Pearl Harbor/Hiroshima/Nagasaki prende l' aereo e se ne va a giocare nella terra della libertà: Ichiro Suzuki non so se sia stato il primo, ma è quello che ha in un certo senso aperto nel passato recente questa strada, che ha visto come ultimo arrivo altisonante Kosuke Fukudome, esterno destro (alla Cristiano Ronaldo.......speriamo, per chi come me tifa Cubs) riempito di milioni di dollari, che alla tenera età di 31 anni, viene a fare il rookie in MLB. Insomma il Giappone è ormai parte integrante della MLB tanto che l' opener ha visto come Pitcher Starter dei campioni uscenti (i Boston Red Sox) proprio un nipponico: quel Daisuke Matsuzaka che due inverni fa aveva rinverdito la rivalità tra Boston e Yankees, che se l' erano giocati a suon di soldi (strano eh...).
La partita inaugurale però ha visto come vincente un altro giapponese, i Red Sox hanno vinto 6-5 agli extra innings e il rilievo Okajima si è preso la W.
Il giorno dopo si è replicato, con risultato opposto, vittoria di Oakland, 1-1 e palla al centro.

Ora dopo l' antipasto freddo giocato in Giappone, la stagione prenderà veramente il via Lunedì, fare dei pronostici nel mondo del baseball è sempre molto rischioso, chi vi scrive ci prova, pur non essendo un espertone...e allora division per divisio vediamo chi saranno le 8 squadre che proseguiranno la loro avventura sino ad ottobre:
AL EAST: dopo anni di domino incontrastato degli Yankees, l' anno scorso i Red Sox hanno conquistato la divisione....e molto probabilmente sarà così anche quest' anno.
AL CENTRAL: i Twins han perso Santana, i White Sox sembrano un passo indietro rispetto a Cleveland e Detroit, vado con i primi, division agli Indians....ah ci sono pure i Royals...vabbè...
AL WEST: qui dovrebbe essere un dominio degli Angels, anche se un occhio va dato ai Mariners, Bedard sul monte potrebbe essere un' addizione molto importante, ma non penso colmerà il gap.
NL EAST: I Braves sono sempre squadra molto solida e vincente, ma dopo il mercato invernale dei Mets, direi che i favoriti per la division e non solo sono proprio i fratelli "poveri" della Grande Mela
NL CENTRAL: questa division si dovrebbe confermare ancora una volta una division molto equilibrata, l' anno scorso sino all' ultimo mese in 3 (Cubs, Brewers, Cardinals) erano ancora in lizza per la vittoria finale, con i Reds di rincorsa...quest' anno penso sia l' anno dei Brewers, rivelazione dell' anno scorso, squadra molto giovane e talentuosa.
NL WEST: altra division francamente poco prevedibile, l' anno scorso da qui sono usciti i Rockies, poi caldissimi in Ottobre, quest' anno vado con i Padres, con i D-Backs ad una incollatura.
WILD CARDS: nella National vedo bene i Braves, nella American...beh....non esistono playoff senza Yankees!!

Bene, ora lasciamo che siano mazze e palline a dire la loro, chissà quanti altri record vedremo battere?! L' importante è che non siano sub-judice, il caso Balco e il Mitchell report sono ancora aperti e molto vivi, speriamo che almeno in America abbiano un atteggiamento giusto verso questi "casini".

lunedì 24 marzo 2008

Untitled

Il caporedattore (per gli amici il capoccia, ritratto nella foto qui a lato mentre aggiusta una questione) mi ha fatto intendere che sarebbe stata ora di scrivere qualcosa, perchè altrimenti anche i cugini fino al diciottesimo grado della mia famiglia, ammesso che esistano, avrebbero avuto dei problemini, e allora ho deciso di accontentarlo. Il caporedattore mi ha anche detto che suo cugino una volta è morto. Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò la prossima volta.

Avendo preso la buona abitudine nei miei pezzi precedenti di parlare di eventi successi molto tempo prima, anche questa volta non volevo essere da meno e dire quindi due paroline sul gran ritorno di Kidd a Dallas. Cioè, gran ritorno per i vecchi aficionados, perchè se è vero che i numeri non mentono, dal suo clamoroso comeback i Mavs hanno perso qualunque partita contasse qualche cosa, con le avversarie in lizza per un posto migliore nella griglia ad ovest, tanto per intenderci (il conto con le squadre sopra al .500 è aggiornato a 0-8 and counting), per andare a vincere solamente contro dei derelitti che stanno giocando per finire la stagione il prima possibile (Miami, tanto per intenderci. Si, proprio quelli che ci hanno battuto in finale venti anni fa. O trenta, non ricordo, comunque è passato tantissimo tempo). Come se non bastasse, dopo un inizio di stagione in cui sfornava triple doppie a ripetizione in un mediocre Est, il buon JK è ancora bloccato alla personale tripla doppia numero 99 e ha un po’ deluso quanti si attendevano che il raggiungimento della tripla cifra fosse questione di pochi giorni dopo il passaggio ai Mavs. Dall’altra parte, sponda Nets, il giovane Harris, principale oggetto dello scambio di questa complicata trade, sta facendo più che bene: garantisce punti, velocità, cambio di ritmo, penetrazioni e un discreto futuro nel corrispondente ruolo.

Ecco, ero arrivato fin qui prima di prendermi una pausa. Avrei voluto chiedermi se era davvero il caso di andarsi a prendere un vecchio bacucco che non difende con massimo un altro anno di carriera uno stipendio e una moglie di capogiro in cambio di un giovane così futuribile e avrei risposto che non me ne fregava niente perché a tanti ricordi non si comanda: una vecchia maglia numero 5 comprata molti anni fa quando il nuovo logo non esisteva ancora, che ora si, è diventata un numero 2, ma che se lo rigiri torna simile al vecchio 5 e quindi si può riutilizzare al campetto, per poi continuare questo patetico pezzo tra il nostalgico e il romantico evidenziando che pur di riavere Kidd in squadra, nonostante la critica non si sia schierata né dalla sua parte né da quella di Cuban, non mi interessava di un titolo che non avremmo mai vinto, soprattutto quando in circolazione ci sono squadre come Boston e i Lakers, che si ritroveranno a maggio in una scontata ma affascinante finale. E soprattutto dopo aver perso al primo turno l’anno scorso contro gli Warriors (immortalati nella foto sotto in un momento di forma), al termine di una stagione chiusa con uno dei migliori record della storia dell’nba.

Avrei voluto abbozzare qualche discorso provando ad addentrarmi pericolosamente nell’ambito tecnico, e alla peggio avrei ottenuto un rifiuto a leggermi da parte del romanziere, che mi avrebbe tacciato di essere ritornato a scrivere come un articolista della Gazzetta, d’altronde io i suoi racconti non li leggo, quindi poco me ne sarebbe importato.

Sennonché si è appena spaccato Dirk Nowitzki, il nostro miglior giocatore, e tutti questi inutili discorsi non mi interessano più, questo è il filmato. Esattamente un minuto dopo che ho aperto il boxscore. Non poteva rompersi il pc? Ammetto che non l’ho presa affatto bene: stagione finita, playoff andati.

E esattamente un minuto dopo aver aperto il boxscore dell’altra partita tra Denver e Toronto, i Nuggets, ormai nostri avversari diretti per l’ottavo posto nel ranking, sotto di due hanno messo un parziale terrificante di 13-2 che li ha portati a vincere agevolmente chiudendo a quota 38 nell’ultimo quarto, a testimonianza che la prematura uscita dalla griglia è solo questione di tempo. Si può bestemmiare in un blog?

In un blog forse no, ma via sms sicuramente si. E allora il noto forumista che mi ha recapitato il testo dal contenuto “Hardaway, Hill, Webber, Nowitzki” deve ringraziare Guido Rossi e la Tim che non mi fa mandare l’ultimo messaggio con 14 centesimi di credito rimasti nel cellulare: era indirizzato al suo dio. La mia seconda scelta sarebbe stata “Phills, Sealy, Collier, James”, ma tutto sommato avrei preferito andare all in con la prima delle ipotesi.

Dopo il fattaccio è stata la serata delle domande esistenziali, una su tutte: ma non poteva, per usare un simpatico eufemismo, morire Duncan, come aveva previsto Nostradamus? Comincio a pensare che fosse un impostore. O che fosse Francis Azazelli, che poi è la stessa cosa.
Una precisazione finale: questo pezzo doveva intitolarsi “Comeback Kidd”, parafrasando con un banale gioco di parole il nome di una band di cui al momento non ricordo una canzone. Forse ci ho messo del mio e me la sono tirata addosso la sfortuna, quel che resta è che il ragazzo non tornerà. O forse tornerà per i playoff. Si, ma quali playoff?

mercoledì 19 marzo 2008

Richard Parker

Troppe persone hanno fatto strane battute sulla mia forma fisica ultimamente. Così stamattina mi sono guardato allo specchio con maggiore attenzione del solito, e, purtroppo, ho dovuto dare ragione a chi, con sottile umorismo, mi aveva definito un panzone obeso. I tonici addominali di quando giocavo avevano lasciato il posto a un flaccido ammasso di ciccia assolutamente inguardabile. Il passo successivo è stato quello di salire sulla bilancia elettronica per controllare il mio peso. Pur avendo il pudore di non rivelare il numero apparso sul display, ammetto di essere risultato leggermente sovrappeso, quintale più quintale meno.

Sono tornato allo specchio e ho stretto il grasso sui miei fianchi. Come era possibile che mi fossi ridotto in quelle condizioni? Ero un atleta, dopotutto.

Pensandoci meglio: molti anni prima ero stato un atleta.

Tra alcol, cibo spazzatura e il mio adorato divano, posizionato davanti al mio altrettanto adorato televisore a cristalli liquidi ad alta definizione da settanta pollici, di motivi per essermi sformato in quel modo ne potevo individuare fin troppi. Dovevo darmi una regolata se non volevo trasformarmi in un enorme cannolo di grasso imbevuto d'alcol.

Il problema però era: come rimettersi in forma?

Avrei potuto rivolgermi al mio vecchio personal trainer, ma il pensiero di finire nuovamente sotto le mani di Richard mi ha spinto a riconsiderare il tutto. Forse non ero così fuori forma, dopotutto. Un po’ di ginnastica, una riduzione dei tacos, degli hamburger e, con enorme volontà, una riduzione delle birre avrebbero dovuto tranquillamente sistemare tutto. Non serviva ricorrere a Richard. Potevo farcela tranquillamente da solo.

Come disse il mio vecchio allenatore dell’high school, la stupidità è la figlia troia dell’orgoglio. E io sono molto orgoglioso.

Per questo, dopo secoli, sono tornato nella stanza dei pesi che ho in casa. Fatto qualche esercizio di riscaldamento, ben attento a non utilizzare o sforzare il ginocchio, ho deciso di testarmi con qualche flessione.

Alla prima ho scoperto che per staccare la mia pancia dal pavimento dovevo tendere le braccia quasi completamente. Alla seconda ho ridacchiato perché non era poi così dura. Alla terza ho smesso di ridacchiare. Alla quarta mi sono maledetto per aver ridacchiato. Alla quinta sono entrato in apnea. Alla sesta ho sentito gli addominali e i pettorali vibrare per lo sforzo. Dalla settima alla nona, sono stato preda di visioni religiose e finalmente alla decima sono crollato a terra.

Per mia fortuna la pancia ha attutito l'impatto.

Sono rimasto lì sul pavimento per qualche minuto, facendo i complimenti alla donna di servizio per come aveva pulito. Per quanto sbuffassi come un mantice, non si solleva un granello di polvere.

Avevo sbagliato tutto. Non dovevo iniziare subito con le flessioni. Meglio riattivare la muscolatura in maniera graduale. Mi son tirato su e mi sono diretto alla panca con un paio di manubri non troppo pesanti. Già meglio e filavo come un treno. Di norma si dovrebbero eseguire gli esercizi lentamente, controllando bene il respiro. Lo so bene, con tutti quelli che ho effettuato negli anni; eppure in quel momento, preso dalla smania di avere subito risultati, mi sono dimenticato di quella regola fondamentale, allenandomi in fretta e furia. Senza nemmeno riposarmi, dopo i manubri, sono passato alla macchina per i muscoli della schiena e anche qui, partendo da un peso sensibilmente inferiore a quando giocavo, ho seguito veloci ripetizioni. Quindi, mi sono dedicato al buon vecchio bilanciere. Logicamente dopo appena sette alzate mi sono ritrovato improvvisamente prosciugato di ogni energia. Solo con una certa dose di fortuna sono riuscito a mettere il bilanciare sulle staffe prima che mi crollasse sullo sterno. Tra una boccata d’ossigeno e l’altra ho guardato l'orologio e con stupore mi sono accorto che mi stavo allenando da appena mezzora.

Ho cercato di controllare il mio respiro, aumentando la profondità delle inspirazioni e il tempo delle espirazioni. Nulla da fare. È rimasto breve e veloce per un altro paio di minuti buoni.

Ero schifosamente fuori forma.

La sera, durante il programma televisivo, sentivo i muscoli irrigidirsi sotto l’azione dell’acido lattico. Di conseguenza ho passato l’intera trasmissione senza muovere un muscolo che non fosse necessario. A vedermi da casa sarò parso impettito, quasi professionale, ben lontano dal gesticolatore folle che sono abitualmente. All'accensione della luce del fuori onda mi son visto costretto a ripensare a Richard. Forse, e ribadisco il forse, sarebbe stato opportuno, magari, fargli solo uno squillo al telefono. Mica dovevo incontrarlo per forza. Una telefonatina, quattro chiacchiere per nulla impegnative e avrei avuto tutte le dritte necessarie. Era la soluzione migliore. L’avrei chiamato la mattina dopo, appena svegliato.

Al mio risveglio decisi che volevo vedere solo due persone al mondo. Una era un qualsiasi essere umano che mi portasse la colazione a letto e un paio di aspirine, perché io di alzarmi non ne avevo la benché minima intenzione. E anche se ne avessi avuto l’intenzione, sarebbe cambiato poco. Non ne ero in grado. Tutti i miei muscoli avevano deciso di andare in tilt. Se smettete di allenarvi, potete essere il più grande atleta di tutti i tempi, ma il vostro fisico andrà progressivamente perdendo la sua vitalità e la sua energia. E se alla mancanza di allenamento aggiungete una dieta sregolatamente alcolica beh, non stupitevi, se dopo uno sforzo fuori dal normale, vi ritroverete bloccati a letto a telefonare al peggior sadico del pianeta chiedendogli aiuto. Già, perché la seconda persona che volevo assolutamente vedere era Richard. E il mio caro, vecchio compagno di camera al college, oltre a essere il miglior personal trainer che io abbia mai conosciuto, è un bastardo insopportabile da hall of fame.

A incontrarlo non solo non gli dareste due centesimi, ma avreste pure la tentazione di farvi pagare da lui per aver solo sopportato la sua presenza. È alto come un fusto di birra e largo quanto due e i suoi denti erano storti quanto uno sbronzo a capodanno. Al suo confronto Danny de Vito sembra un modello di Calvin Klein, tanto per intenderci. Insomma, come si presenta è il peggio del peggio. Soprattutto, se si considera il fatto che dovrebbe essere lui a rimettervi in forma. Eppure è un genio. Sceglie sempre i piani di lavoro più idonei agli scopi dei suoi clienti, combinando dieta e attività fisica al meglio delle possibilità delle persone. Sotto le sue tutt’altro che amorevoli cure, ho visto dimagrire balenottere di Beverly Hills per le quali il concetto di attività fisica coincideva con il gesto di consegnare la carta di credito al commesso, al momento di acquistare dei teloni copriauto, abilmente venduti come vestiti d’alta moda. Era partito come consulente atletico per una squadra di football per arrivare dopo qualche anno ad aprire una clinica tutta sua in up-town a Los Angeles. La struttura occupa gli ultimi piani di un bel grattacielo in vetro e acciaio di cui lui si è riservato l’attico.

Per quanto il nome della clinica campeggi in enormi cartelloni pubblicitari disseminati un po’ dappertutto, nessuno potrebbe riconoscerlo, salvo pochi eletti, o meglio sfortunati. Sui famosi cartelloni pubblicitari, infatti, non c’è il suo nome e neppure la sua faccia, ma quella molto più accattivante di suo cognato, un attore fallito, ma con i denti a posto e l’aria molto atletica. Richard, per quanto stronzo e insopportabile, non è nemmeno lontanamente stupido, anzi. Sa fin troppo bene che nella città degli angeli non vendi nemmeno un rotolo di carta igienica a un dissenterico se non hai un bel sorriso e l’aria giusta. Per questo aveva raccolto dalla strada il marito di sua sorella e gli aveva rifilato il ruolo del brillante dietologo da presentare al pubblico. È suo cognato che accoglie le pazienti più danarose, è suo cognato che andava nelle trasmissioni a elargire le perle di saggezza alimentare di Richard ed è suo cognato che si fa fotografare con quelli famosi. Ma è Richard che segue gli atleti che devono rientrare da un brutto infortunio e devono salvare a loro carriera; che si spacca di lavoro organizzando centinaia di diverse tabelle alimentari e di lavoro e che, soprattutto, fa i soldi veri. Con quanto guadagnato vendendo creme, bibite energetiche e piani di allenamento a tutti gli sportivi o ai ricconi di questa meravigliosa città potrebbe vivere in collina in una villa da mille e una notte con ettari di verde attorno. Ma a lui la natura fa schifo, odia il verde e preferisce all'aria tersa di collina il fresco fittizio dei condizionatori. Peccato che, nonostante la sua intelligenza e la sua ricchezza, sia rimasto sempre uno stronzo patentato. Nulla da fare. Era insopportabile al college ed è insopportabile adesso che è il nutrizionista più famoso di tutta Los Angeles.

Eravamo finiti in camera insieme perché l’allenatore, folgorato dalle sue capacità come preparatore atletico - aveva predisposto tabelle di allenamento specifiche per tutti i giocatori della squadra - aveva deciso di aggregarlo al team e, dato che io ero il gioiellino della squadra, aveva deciso di appiopparmelo perché fossi seguito ventiquattro ore su ventiquattro. Non vi dico la mia gioia.

All’inizio, quando credevo che il suo carattere scostante e fastidioso fosse una reazione, a una sensibilità particolarmente spiccata, pensavo che il rendersi conto di essere sgraziato e mal fatto lo ferisse al punto da cercare di rifarsi sul mondo esterno comportandosi da stronzo. Ma non era così. Richard è sensibile come un attacco di impotenza.

Al college leggeva di tutto e studiava come nessuno mai ho visto fare. Anche io leggevo. Suona strano, calcolando che di solito i giocatori di football non sono rinomati per questa caratteristica. Ne ho conosciuti alcuni che quando gli parlavi di moby dick ti chiedevano se ci stava ed era carina. Ma essere figlio di due insegnanti, di cui uno ebreo, ti fa amare la lettura anche contro le tue inclinazioni naturali. Dato che non c’è nulla di peggio che condividere la stanza con uno che ti sta sulle palle, cercai proprio attraverso la nostra passione comune per la lettura di costruire un minimo di rapporto. Risultati zero. Per lui era inconcepibile che il capitano della squadra di football del college potesse leggere. Poiché questo capitava, voleva dire che non capivo quanto leggevo. Come se il fatto di saper colpire con un pallone un bersaglio a cento yard, mi provocasse uno scompenso cerebrale, in base al quale la comprensione della parola scritta mi fosse preclusa. D’altra parte, lui di un libro poteva cogliere ogni particolare, proprio perchè che non riusciva nemmeno a centrare la tazza del cesso con la carta igienica, quando e se l’usava. Una teoria del cazzo, ma per Richard funzionava così.

Tra tutte le innumerevoli sue fissazioni, che rendevano impossibile la nostra convivenza, la prima senza dubbio era la sua abitudine di studiare mangiando arachidi. E non quelle già pulite e sgusciate. No, lui voleva solo quelle da sbucciare. Almeno una volta ogni due giorni andava al supermercato e si comprava un chilo di arachidi e le ficcava dentro un sacchetto di plastica trasparente. Il sacchetto finiva sul suo tavolo e da quel momento era un continuo lavoro di cerca, spacca, pulisci, mastica che si protraeva fino a notte fonda. Era come condividere la camera con un castoro. E le bucce non le buttava in un cestino. No, lui le rimetteva dentro al sacchetto così alla fine, per trovare un'arachide ancora intatta, cercava per ore e ore con le mani nel sacchetto provocando un rumore inconciliabile con il mio riposo. Avevo cercato in ogni modo di farlo smettere. Gli avevo persino offerto dei soldi. Tutto inutile. Era fissato che le arachidi l’aiutassero a concentrarsi, e poi, ne sono certo, gli piaceva tirarmi scemo. C’è da domandarsi perché non l’abbia preso e spiaccicato al muro. Per un semplice motivo. Il nostro coach aveva ragione: Richard era un vero genio. Applicava tecniche di allenamento avanti una decina d’anni rispetto al mondo professionistico, una quindicina rispetto al college football. Se gli avessi dato una lezione avrebbe smesso di allenarmi al meglio e avrebbe iniziato a boicottarmi. E io non potevo permettermelo. Così, testa sotto il cuscino e provare a dormire.

Tale santa pazienza ha comunque pagato i dividendi. Se sono diventato un giocatore professionista con una carriera quasi ventennale lo devo proprio a lui. Tuttavia, l’unica nota positiva che sono riuscito a trovare nel fatto di essermi ritirato, ed è proprio l’unica, è che finalmente non ho più avuto a che fare con lui e quel suo maledetto alito alle arachidi.

Pertanto, era logico che non avessi alcuna voglia di sentirlo, ma era mezz’ora che desideravo andare in bagno e in questo lasso di tempo ero riuscito solo a sedermi sul letto. Quando mi scoprii a riflettere sulla possibilità di utilizzare un vaso per i fiori, poggiato sulla mensola accanto al letto, pur di evitarmi la tortura di percorrere i quattro metri che mi separavano dalla tazza del cesso, mi resi conto di non avere altra soluzione. Composi il suo numero privato.

Chi rompe a quest’ora?” Erano le dieci e mezza del mattino di lunedì: non proprio un’ora bislacca per una telefonata.

Sono io, Alvin!”

Vecchio bastardo, finalmente ti ricordi di me! Erano secoli che non ti facevi più sentire. Cosa cazzo ti serve?” Fine, elegante e diretto.

Mi serve una mano per rimettermi in carreggiata. Ieri mi sono sbattuto un po’ e oggi non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto.”

Ti sei dato troppo da fare con una teenager ninfomane? Alla tua età dovresti imparare a controllarti” La frase si concluse con una bella risata asinina. Solito Richard, maiale come sempre.

Niente di tutto questo, Ho fatto un po’ di attività fisica con un mio amico. E oggi ne pago le conseguenze.”

Mmmm, va beh.” Sono certo avrebbe preferito una teenager ninfomane alla mia spiegazione. “Allora, senti che facciamo: domani sei libero?”

Sì!” In serata sarei rientrato in studio. La trasmissione ce l’avevo alle otto e il resto del giorno era a mia disposizione, dato che non c’era alcuno speciale da organizzare, ma tutto si sarebbe ridotto all’analisi del Monday night.

Ottimo. Allora ti fisso una visita medica per un check up completo: sangue, feci, urina. Sai come funziona, quindi non mangiare niente prima. Da quello che mi hai detto direi che per un controllo muscolare e atletico sarebbe meglio aspettare qualche giorno per farti riassorbire l’acido lattico.”

Continuavo a fissare il vaso di fiori con aria concupiscente. “Già, direi che sarebbe meglio.”

Perfetto, adesso chiamo il cretino (suo cognato, per chi non l’avesse capito) e gli dico di metterti in priorità assoluta. Così non perdiamo tempo, farò slittare qualche cicciona adiposa. Nessun problema. Quando avremo le analisi complete vieni da me e decidiamo il da farsi. Ok?”

Ok e grazie.”

Sai che per te farei qualsiasi cosa. A più avanti allora.” E la comunicazione venne interrotta. Tipico di Richard, non saluta mai.

Adesso, magari, suonerà strano che la persona da me dipinta come un bastardo insensibile ed egoista mi chiamasse amico e si sbattesse per esaudire ogni mio desiderio. La spiegazione è piuttosto semplice.

Ai tempi del college gli avevo salvato il culo.

Come detto, Richard studiava come un matto, era sempre sui libri o a fare una delle sue tabelle di allenamento, di donne nemmeno l’ombra. E non ci provava nemmeno. Era abbastanza intelligente da sapere che con il suo aspetto e il suo carattere, senza un conto corrente a sei zeri, nessuna se lo sarebbe mai filato e lui di soldi al tempo non ne aveva. All’università era arrivato grazie a una borsa di studio. Così il mio caro compagno di stanza sublimava il suo desiderio con frequenti sedute in bagno e tappezzando la sua metà della camera con i paginoni centrali di playboy.

Per colpa sua la nostra camera era assolutamente impresentabile. Ogni singolo centimetro della sua metà era ricoperto da tette e culi. Il meglio però l’aveva riservato all’armadio dove il rivestimento interno consisteva in un vastissimo repertorio di materiale pornografico.

Al contrario di lui, io al college come capitano della squadra di football di donne potevo averne quante volevo. Persino Daniel avrebbe fatto fatica a starmi dietro, se mi fossi deciso a darci dentro. Peccato che in quel periodo fossi follemente innamorato di quella che sarebbe poi diventata la mia prima ex moglie e così nessuna partecipazione a festini lussuriosi e nessun record di cheerleaders castigate. Richard mi prendeva sempre in giro per questo. A sentire lui dovevo farmele tutte, perché le donne sono tutte troie, nessuna esclusa, e ogni lasciata è persa. In quelle occasioni facevo spallucce, fregandomene delle sue opinioni da segaiolo. Io con Kathrine stavo benissimo. E poi, rendiamole atto, Kat oltre a essere una splendida conversatrice e molto intelligente, era la ragazza più bella del campus. Se in pochi se ne erano accorti, era solo per la sua scelta di abbigliamento - maglioni enormi e poco trucco – dettata dalla volontà di nascondere tutti i suoi innumerevoli pregi. Al contrario della maggior parte delle sue coetanee, non sopportava l’idea di essere valutata solo per il suo (splendido) aspetto fisico.

Comunque, nonostante il mio fidanzamento ufficiale, continuavano a ronzarmi attorno un bel po’ di ragazze. La più assillante delle quali era una cheerleader, Gwen Smith. A dirla tutta era anche una bella ragazza, se piace il genere oca popputa - aveva un quoziente intellettivo più basso dei miei tacchetti da football e una magnifica quarta lussuria – ma a me non interessava. Purtroppo ogni mio tentativo di farglielo capire era caduto nel vuoto, con la conseguenza di ritrovarmela sempre tra i piedi. Agli allenamenti era sempre pronta a portarmi un asciugamano o qualcosa da bere; se io rientravo a riposarmi dopo uno scontro di gioco, lei era già lì a chiedermi se mi andava un massaggio personalizzato e non c’era festa in cui non facesse di tutto per farmi ubriacare e finire a letto con me. Insomma, era una persecuzione.

Viceversa, il mio compagno di stanza era follemente innamorato di Gwen. Probabilmente era quella appena accennata aria da troione da sbarco a renderla così attraente ai suoi occhi. Fatto sta che era l’unica persona “reale” ad avere avuto l’onore di essere inserita nella sua parata di paginoni di playboy. Le aveva scattato varie foto durante le esibizioni delle cheerleader e le aveva messe un po’ dappertutto. Inutile dire che lei, la bellissima Gwen, non lo filava per niente. Altrettanto inutili erano i miei tentativi di fargli aprire gli occhi su di lei. Se mi azzardavo anche solo ad accennare alla possibilità di criticarla, mi beccavo una settimana di dieta strettissima a base di frullati di finocchi e carote.

Tutto questo per arrivare alla notte in cui salvai il fondoschiena debordante e bassino di Richard.

Erano circa le dieci. Quel giorno avevo avuto un allenamento pesante e il coach aveva anticipato che il giorno successivo sarebbe stato pure peggio. Avevo quindi deciso di andarmene a letto presto. Mi ero lavato i denti, infilato il pigiama, e mi ero allungato sul letto, approfittando di una splendida temperatura primaverile, che preannunciava l’arrivo dell’estate. Accesa l’abat-jour, avevo tirato fuori una lettera scritta da mio padre. L’avevo trovata nella cassetta della posta, giù all’entrata del dormitorio, giusto quella mattina e non ero riuscito a leggerla prima, a causa degli allenamenti e di un breve saluto a Kathrine. Mio padre adora scrivere, ancora oggi nel mondo delle e-mail e delle videoconferenze, una volta al mese, lui prende la sua penna stilografica e mi manda due fogli rigorosamente bianchi fittamente scritti fronte e retro con la sua grafia minuta e precisa. “Se ti telefono magari ti disturbo, una lettera la leggi quando vuoi.”

Discorso inverso per mia madre, la quale, ai tempi del college, se non mi sentiva almeno una volta a settimana per telefono, era capacissima di prendere armi e bagagli e venire a farmi una visita a sorpresa. Sorpresa terribile, perché mi toccava cambiare in fretta e furia stanza per evitare la famosa parata di culi di Richard. A mia madre sarebbe venuto un infarto nel vederli. Ancora grazie, Richard.

La lettera di mio padre si dilungava sui successi accademici di Steve. Chissà se mio padre nelle lettere a Steve si dilungava a descrivere l’andamento del mio campionato. Ne dubito, mio padre non avrebbe distinto una I formation da una shoot formation, nemmeno se gli avessero promesso in cambio un papiro originale della Torah trovato nel Mar Morto. Al college mi vide solo quando giocai il Rose Bowl, perdendolo, e nella NFL in un paio di partite, entrambe perse. Al che fui io a chiedergli di non venire più…

Dunque, mentre leggevo di come Steve si era destreggiato durante una prova di dibattimento simulata tra gli studenti, entrò Richard in camera. Ora, normalmente al suo ingresso grugniva un saluto, si dirigeva verso la sua scrivania, si sedeva e si metteva a studiare. Quel giorno, invece, mi salutò con grande intimità come se fossimo amici di vecchia data.

Ciao Alv, va tutto bene?”

Il tono era conciliante, gentile. Alzai lo sguardo dalla lettera e mi misi a osservarlo. Anche il suo aspetto era diverso dal solito. Il suo abbigliamento tipo consisteva in un paio di blue jeans sbiaditi a zampa d’elefante da cui spuntava una pancia a stento trattenuta da magliette troppo aderenti. Queste magliette erano tutte monocolore o blu o gialle, raramente pulite, il più delle volte inzaccherate da un paio di pasti ingurgitati in mensa. I capelli poi non se li pettinava mai, e anche sul lavaggio ci sarebbe stato molto da dire. A completare il quadro, sulle guance spuntava una barbetta stentata, che faceva a pugni con un mento candido come il culetto di un bambino.

Quella sera Richard indossava, invece, un completo blu da sera, stropicciato ma molto elegante, una camicia bianca e una cravatta a farfalla buttata sul collo alla meno peggio. Il vestito lo conoscevo. Era quello che avrebbe utilizzato il giorno della sua laurea, sotto la toga. Ce l’aveva da quando era arrivato al college. Non l’aveva mai indossato, lasciandolo sempre dentro al cellophane nell’armadio. Oltretutto si era persino rasato le guance e lavato i capelli, pettinandoli con gran cura. Infine, se le mie narici non si sbagliavano, si era anche imbevuto del mio dopobarba. Ovviamente senza chiedermelo in prestito. Nel complesso stava malissimo e il risultato finale trasmetteva un’idea di sfigato persino peggiore del suo aspetto abituale. C’era di mezzo una donna, poco ma sicuro. Non avrebbe fatto tanti sforzi – inutili – per rendersi presentabile se non per un colloquio di lavoro per il posto di dirigente in una casa farmaceutica o per una donna. Per una casa farmaceutica, però, non ti metti il profumo…

Davanti a quello spettacolo non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.

Ma come ti sei conciato?”

Il mio compagno di stanza si portò le mani a fianchi riassestandosi la giacca e tirando su le spalle. Il viso perse la sua aria fintamente gioviale e si rabbuiò. Gli occhi abbassarono per nascondere il fatto di essere diventati lucidi.

Per favore, non mi prendere in giro anche tu.” Era una supplica e la voce rotta con cui la pronunciò mi fece capire che se avessi continuato a ridere mi sarebbe crollato davanti a pezzi. Smisi di ridere. Credo che mai, né prima, né dopo quel preciso istante, qualcuno sia riuscito a vedere quell’aspetto del carattere di Richard: insicuro e debole. Un brutto anatroccolo consapevole di non aver alcuna possibilità di diventare cigno.

Scusa. Raccontami tutto e vediamo che può fare il vecchio Alv per te.” dissi mettendomi a sedere sul letto. Richard inspirò. Gli costava fatica parlare, si vedeva, e quando finalmente ci riuscì notai che il lato segreto della personalità di Richard appena intravisto era stato di nuovo fagocitato.

Mi serve un piacere.” E questo mi stupì persino più del suo abbigliamento. Piuttosto che chiedere un favore, Richard avrebbe preferito essere un eunuco in un harem di vergini ninfomani.

Vai pure, nessun problema. Nel limite dell’umano, ovvio.”

Puoi andare alla festa di fine anno con Gwen?”

Come?” Credetti di aver capito male. In primo luogo, Richard sapeva che ero fidanzato e che a quella festa sarei andato con Kat. Nel caso avessi portato qualcun'altra e non la mia dolcissima, la mia dolcissima avrebbe senz’altro trovato un modo dolorosissimo per asportare i miei attributi. In secondo luogo, Gwen era il sogno di Richard. E Richard era la persona più possessiva ed egoista che io conoscessi. Non avrebbe mai voluto condividere qualcosa di suo con un altro figurarsi, poi, Gwen.

Per favore, portala alla festa di fine anno. Ti divertirai e poi la potrai scopare quanto ti pare. Non mi sembra male come programma.”

Scoprire che la mia vita sarebbe durata altri 12 secondi mi avrebbe sconvolto meno. Scoprire che la mia ragazza si fotteva tutti i miei 50 compagni di squadra, mi avrebbe sconvolto meno. Anche scoprire di essere il figlio di Dio pronto a salvare il mondo, mi avrebbe sconvolto meno. Richard Parker mi stava chiedendo di scopare la sua Gwen, la sua amata, idolatrata Gwen? Assurdo. Non ci capivo nulla. Non ci vedevo Richard a fare il cicisbeo per amore. Ok rincoglionirsi per una ragazza, ma qui stava esagerando e poi il sublime sacrificio dell’innamorato per la sua amata, non gli calzava proprio. No, non ci capivo proprio nulla.

Ma anche se non ci capivo nulla, la mia risposta poteva essere una sola.

Ma manco per sogno.”

Richard si buttò in ginocchio e mi afferrò le mani.

Ti prego. Ti farò una tabella di allenamento leggerissima. Ti renderò il migliore di tutti senza fare fatica. Ti darò tutti i soldi che ho. Farò qualsiasi cosa, ma tu vai a quella festa con Gwen!”

Mi divincolai. Ho ancora il ricordo di quelle mani sudaticce attorno ai mie polsi. Scattai in piedi.

Richard, ma che cazzo ti prende? Sei impazzito? Sono fidanzato e anche se decidessi di tradire Kat, fidati Gwen non è in lista. Ma come ha fatto a ridurti così? Va bene che ti piace, ma guardati. Non hai un minimo di orgoglio. Ha delle belle tette, ma qui si sta esagerando.”

No, non capisci. Tu devi andare alla festa con lei, se no la mia vita è distrutta per sempre.” Nei suoi occhi lessi il puro terrore. Gli misi le mani sulle spalle, tremava.

Siediti e raccontami tutto.” Lo feci accomodare sul letto, mentre io rimasi in piedi davanti a lui. Abbassò lo sguardo a terra e iniziò a parlare.

Stamattina.” Il tono era quasi una cantilena, uno strano gioco tra lacrime soffocate e orgoglio ferito. “Stamattina agli allenamenti, sono andato da Gwen e le ho chiesto se stasera voleva uscire con me.”

Bel coraggio, nulla da dire. Doveva averci riflettuto per settimane per raccoglierne abbastanza. Non tanto per chiedere, per quello ne basta poco, ma per reggere il rifiuto. Per quello ce ne vuole in quantità infinitamente maggiore.

E lei ha sorriso e mi ha detto sì. Ero certo che mi dicesse di no e, invece, ha detto sì. Ti rendi conto?” No, non riuscivo proprio a rendermene conto. Nella scala sociale di Gwen, l’unica differenza tra Richard e una merda era che Richard aveva la strana abitudine di muoversi.

Ero l’uomo più felice del mondo. La più bella ragazza del college aveva detto di sì a me. Dovevo capirlo che c’era sotto qualcosa.” Pausa, una tirata su con il naso e via di nuovo nella vergogna. “Così stasera mi sono tirato a lucido. Ho messo il mio vestito migliore e mi sono persino comprato una boccetta di dopobarba. Dato che mi aveva detto che le piaceva il tuo profumo, ho comprato la tua stessa marca (nessun furto, malfidato io). Sono andato a prenderla al suo dormitorio intorno alle 7.00. Mi sono presentato con un mazzo di rose rosse a stelo lungo. Volevo fosse una serata indimenticabile ed avevo investito tutti i miei risparmi per i fiori e una cena di pesce al Maxim.” Accidenti, Richard si era proprio impegnato al suo massimo. Il Maxim era forse il miglior ristorante della zona, sicuramente il più costoso.

Ma cosa aveva fatto Gwen? Insomma, da come la conoscevo mi sarei aspettato accogliesse Richard con il plotone delle sue amiche della confraternita tutto perfettamente schierato e una salva di risate di derisione. Però, questa logicissima deduzione non poteva essere giusta, dato che nel caso Richard mi avrebbe chiesto di uccidere Gwen, non certo di andarci a letto.

Quando sono arrivato lì, mi ha aperto la porta quella sciacquetta di Samantha.” Una fotocopia di Gwen, a dirla come stava. Stesso colore di capelli, biondo innaturale, stesso modo di abbigliarsi e stesso livello intellettivo. L’unica differenza la si trovava nella misura del reggiseno: Gwen vinceva 4 a 2. “Mi ha fatto accomodare in salone, tutta gentile. Mi ha fatto persino i complimenti per i fiori che avevo portato. Due minuti dopo è scesa Gwen. Era bellissima. Indossava un paio di stivaletti bianchi appena sopra la caviglia, una minigonna di pizzo bianco e un top rosa che a stento fasciava il suo seno. Era veramente splendida. Era meglio di qualsiasi mio sogno su di lei.”

E in effetti il suo abbigliamento sembrava in linea con il genere di sogni che mi aspettavo da un tipo come Richard.

Ho dovuto usare il mazzo di fiori per nascondere l’erezione provocatami dal suo ancheggiare giù dalle scale.”

La narrazione stava diventando più dettagliata di quanto desiderassi e in più si era pure bloccata. Richard stava perdendosi nel ricordo di quell’immagine.

Richard, non ti distrarre, andiamo al dunque.”

Richard mi guardò stralunato, come se quello fosse il dunque. Poi il suo viso fu travolto da una smorfia e tornò a nascondersi, guardando il pavimento. Si era ricordato quanto era successo dopo la sua magnifica erezione.

Poi Gwen mi disse che non voleva andare a cena fuori, che potevamo salire in camera sua, che ci saremmo divertiti lo stesso. Per me era un sogno…” Gwen e Richard nella camera di lei? Insieme? Nessuno ci avrebbe mai potuto credere.

Nemmeno il tempo di entrare in camera che lei ha iniziato a strofinarsi su di me. I suoi seni contro il mio petto. Stavo impazzendo e sudavo come un folle e ce l’avevo duro come mai in vita mia. Allora mi ha tolto la giacca, sempre sorridendo. Avevo già l’alone sotto le ascelle. Lei ha fatto una smorfia, pensavo mi mandasse via, ma poi ha ripreso a sorridere e si è tolta anche lei la giacchetta e mi ha detto di stringerla con forza. Di farle sentire che ero un vero uomo.”

Oddio, anche il vero uomo. Non so quanto avrei resistito prima di scoppiare a ridere o a vomitare per la nausea. Ero ancora indeciso sul da farsi.

E io l’ho stretta, ma all’inizio ero troppo impacciato. E a lei non andava bene e allora le ho preso le braccia e ho iniziato a stringere forte con le mani e lei diceva sì, così, così.”

Avrei vomitato, decisamente, vomitato.

E poi mi ha detto di lasciarla. Io ho obbedito e lei si è sdraiata sul letto a pancia in su. Mi ha fatto segno di avvicinarmi e io mi sono seduto accanto a lei. Mi sono chinato le ho passato una mano dietro al collo e l’ho tirata a me baciandola. Lei si è spostata. Mi ha detto di stringerle il collo, che le piaceva essere dominata. E io ho stretto, con tutte e due le mani. Pensavo che l’eccitasse essere strangolata e la cosa eccitava anche me da morire – beh, anche io vorrei morire - Le sono andato sopra e ho iniziato a strangolarla con entrambe le mani. A quel punto ho visto la sua mano smaltata di rosa – una nota di kitch in un racconto horror – andare verso i miei pantaloni. – Primo conato di vomito controllato – Slacciarmi la cintura e prendermelo in mano. – secondo conato di vomito controllato – Io stavo impazzendo. – nemmeno io me la cavo male, grazie – E poi…”

Qui il mio compagno di stanza si bloccò e iniziò a singhiozzare. Stava piangendo a dirotto.

E poi cosa, Richard?” Non ho mai più usato un tono di voce tanto delicato fino al giorno in cui dovetti rassicurare mio figlio, Kevin, quando si ruppe il braccio cadendo da un albero in giardino. Kevin allora aveva otto anni ed era terrorizzato perché pensava che gli avrebbero tagliato via tutto, dal gomito in giù lasciandogli un moncherino “Io non voglio avere un moncherino, papà, non voglio.” e io lì accanto a rassicurarlo che non gli sarebbe successo nulla. La faccia di Richard quella sera, mentre era seduto sul mio letto a piangere, dimostrava il medesimo incontrollabile terrore.

Richard nascose il suo volto tra le mani e i singhiozzi lasciarono spazio a lacrime sporche di muco.

E mentre ero lì, su di lei con l’uccello fuori, è entrata in camera Samantha con una polaroid e mi ha scattato una fotografia. Io non capivo cosa stesse succedendo. E loro iniziarono a ridere, ridevano tutte. A quel punto Gwen mi spinse via ‘Finalmente! Non ne potevo più di avere tutta quella ciccia sudaticcia sulla pancia’ e giù altre risate. Si stavano proprio pisciando addosso dal ridere.”

Bello scherzetto, Gwen. Sapevo che eri una troia, ma non pensavo fino a questo punto. Misi una mano sulla spalla di Richard, il quale continuò a piangere infischiandosene del mio gesto. Gli dissi di smettere di parlare, che era inutile continuasse. Si sarebbe fatto male per niente. Avevo già capito cosa era successo. Non che ci volesse un genio. Lei l’aveva ricattato. O mi convinceva ad andare alla festa o lei l’avrebbe accusato di stupro e, tra i lividi che si era fatta fare e la fotografia, nessuno avrebbe avuto dubbi. In realtà, anche solo vedere Richard e Gwen insieme avrebbe tolto a chiunque qualsiasi dubbio. Lei bella e vitale, lui brutto e antipatico.

Fino a mezz’ora prima avrei premiato personalmente, come umorista del millennio, chiunque mi avesse detto che avrei provato pietà per Richard. Eppure quello sentivo. Pietà. Lo vedevo cadere giù dal letto, guardarsi attorno con gli occhi fuori dalle orbite e poi capire di essere stato preso in giro. Lo vedevo farsi rosso e nel contempo piccolo piccolo, desiderando di non essere lì, in qualsiasi altro posto, ma non lì. Persino nella stazione di servizio di suo padre, il luogo da cui era scappato, il luogo che odiava di più al mondo, almeno a giudicare dai suoi toni quando chiamava casa dal telefono del dormitorio. E invece era lì, a sentirsi ridere dietro. Lo vedevo abbassare lo sguardo e a quel punto, se possibile, divenire persino ancora più rosso a vedere il suo uccello ormai floscio e dimentico del passato vigore ciondolare dalla patta aperta. Le risate di certo avevano raggiunto l’apice, quando lui disperato si era impegnato a mettere ordine nelle sue mutande.

Sì, non si poteva non provare pietà per Richard. Ero il primo a pensare che il mio caro compagno di camera meritasse una bella lezione, ma quello era troppo.

E poi lo sapevano tutti che io detestavo Richard. Gwen era persino più stupida di quanto pensavo, se aveva deciso di usare lui per farmi capitolare... e finalmente capii quanto era stronza Gwen. Non l’aveva fatto per andare alla festa con me. L’aveva fatto per punire Richard. Nel meraviglioso mondo di Gwen, popolato di cheerleader e capitani della squadra di football, di reginette della scuola e fiocchi rosa, uno come Richard non è contemplato, è un insulto vivente. Per lei era un’offesa personale essere oggetto della libidine di un essere del genere. E c’era solo una soluzione per riportare la pace nel meraviglioso mondo di Gwen: punire il reprobo che aveva trasgredito alle regole.

Intanto Richard continuava a piagnucolare.

Io non voglio essere espulso, finirei come mio padre, a lavorare in un distributore di benzina. A lui piace, ma io non voglio essere un fallito come lui. Non voglio.”

Si vergognava e penso fosse certo che non gli avrei mai dato una mano. E infatti dopo aver respirato, essersi pulito il naso con la manica del vestito buono, il sacro vestito della laurea, si alzò dicendo:

Ma perchè perdo tempo a chiedertelo? Perchè dovresti aiutarmi?”

Già, non c’era nessuna ragione al mondo per cui io dovessi rischiare la mia fidanzata per dare una mano a un compagno di camera che mi aveva sempre giudicato un gorilla stupido senza cervello. Non mi aveva mai fatto un singolo, piccolo, insignificante favore, fosse stato anche offrirmi una delle infinite noccioline da mangiare. Mai offerta una. Quello che era di Richard Parker era di Richard Parker e di nessun altro. Mi aveva costretto addirittura a dormire fuori dalla mia stanza. Avrei dovuto dargli una bella pacca sulle spalle e mandarlo a quel paese e, invece…

Parliamoci chiaro: a te non faccio nessun favore, ma a una zoccola come Gwen non posso farla passare liscia”.

Gli occhi di Richard mi guardarono colmi di speranza.

Andrai alla festa con Gwen?”

Ma piuttosto passo il resto della mia vita con te come compagno di camera! Ho semplicemente intenzione di ripagarla con la sua stessa moneta”.

Quando gli illustrai la mia idea, fece una faccia stupita. Il suo compagno di camera non era quell’idiota tutto muscoli e niente cervello che aveva immaginato.

Ma pensi veramente che lei verrebbe qui se tu le dicessi che vuoi parlarle?” chiese dopo aver accettato l’inconcepibile e cioè che lui era solo il braccio, mentre la mente ero io.

Piccola lezione di psicologia Gweniana applicabile a un’infinità di altre simili fanciulle. Se dicessi ‘Vieni qui che dobbiamo parlare’ non si farebbe vedere. Per lei il verbo parlare non ha senso e penserebbe che magari per solidarietà maschile la vorrei costringere a farmi consegnare la foto con la forza. Se invece vai da lei e le dici ‘Alvin ha detto che non compra nulla a scatola chiusa. Prima vuole farsi un giro e vedere se ne vale la pena’ lei si presenterà qui pronta all’uso e senza alcun sospetto perché per lei è il fatto più pacifico del mondo che uno voglia fotterla. Semplice, no?”

Semplice se sei tu, se sono io a volerla fottere un po’ meno…”

Non dilunghiamoci oltre sulle virtù di quella troia, pensiamo piuttosto a organizzare il tutto. Al registratore ci penso io. Tu pensa solo a fissare appuntamento per domani, finito l’allenamento.”

Richard annuì.

Mi raccomando, non strafare. Dille solo di passare di qui per darmi l’anticipo. Niente di più.”

Richard, per la prima volta da quando lo conoscevo, mi obbedì senza fare storie.

Il giorno successivo tutto era pronto. Il registratore, uno di quei vecchi modelli inizio anni ottanta, l’avevo fregato dalla stanza del coach. Era quello che utilizzava lui per registrare le sue osservazioni sulle squadre avversarie quando aveva occasione di vederle su filmino o in televisione. Lo collocai strategicamente sulla mia libreria sopra al mio letto. Il microfono era nascosto dietro ai miei libri. Avevo fatto qualche prova e, se uno parlava a voce normale, la qualità della registrazione era ottima. Richard intanto era andato da Gwen e poi si sarebbe occupato di tenere lontana Kathrine da camera mia per evitare situazioni imbarazzanti.

Gwen arrivò puntualissima. Feci scattare il registratore ed andai ad aprire. Indossava una pelliccia sintetica bianca, lunga fino alle caviglie. Ai piedi due tacchi a spillo rosso fuoco.

Eccomi qui.”

Ciao.” risposi facendole il gesto di accomodarsi.

Lei rimase ferma sulla soglia. Non si fidava del tutto.

Non pensavo avresti accettato di andare alla festa di fine anno con me.”

Io non ho accettato nulla, ancora.” precisai, calandomi nella parte. “Però mi è piaciuto come hai preso per il culo quello sfigato di Richard e sto iniziando a pensare di essermi sbagliato su di te.”

"Quindi non mi hai chiamato per aiutare Parker?

Risi sguaiatamente.

Sai quanto me ne frega di quello stronzo? Non hai idea di che inferno sia vivere con lui. Sempre a mangiare quelle cazzo di noccioline e poi non si lava mai.” Qui non dovetti calarmi troppo, era la verità. “Ma, per quanto mi sia piaciuto il tuo imbroglio devo ancora vedere se sei meglio di Kathrine (O, santa Kathrine, perdonami ora e sempre amen). Non so se ci capiamo.” Alvin Santisky il porco.

Ci capiamo, perfettamente” rispose sorridendo. Aprì la pelliccia ed io scoprii che si ossigenava anche i peli pubici. “La merce è di buona qualità?”

Ottima. Non all’altezza di Kathrine, ma gli occhi fuori dalle orbite era riuscita a tirarmeli. Prima che qualcuno la potesse vedere, la feci accomodare. Lei si posizionò in mezzo alla stanza. Io mi andai a sedere sul letto non solo per avvicinarmi al microfono, ma anche perché mi sentivo un po’ scombussolato. La mia parte si stava rivelando ben più difficile del previsto. I miei ormoni già cercavano di ribellarsi: fregatene di quello stronzo di Richard, fregatene di Kathrine tanto lei non è qui, e scopati Gwen. Ma hai visto che tette? Scopatela.

Che caldo che fa qui dentro.” sbuffò Gwen lasciando cadere in terra la pelliccia. “Oh, che distratta che sono.”

Prima che potessi anche solo muovermi, lei si girò e con le gambe tese si piegò a novanta gradi per raccogliere la pelliccia, mettendo così in mostra tutta la sua mercanzia.

Data la posizione non potei fare a meno di notare che nemmeno nel culo era vergine.

Ti piace quel che vedi?” Sussurrò lei ancheggiando a destra e sinistra.

Sì.” Sbavai un po' sulla vocale, ma avevo ancora un discreto autocontrollo, nonostante tutto.

Lei si rimise eretta, lasciando la pelliccia per terra e mi venne davanti. Avevo le sue tette davanti alla faccia. Il che mi distrasse al punto che non riuscii a bloccarla mentre mi infilava la mano tra le cosce con espressione molto porca.

Il suo voltò si rabbuiò. Non aveva trovato la cooperazione sperata.

Ha paura che tu gli faccia uno scherzo come quello che hai fatto a Richard.” Dissi sorridendo. “Per questo se ne sta sulle sue.”

Che sciocco che sei. Tu non sei come quello sfigato di Parker.” Civettò. “Vediamo se questo lo aiuta.”

E si inginocchiò davanti a me, umettandosi le labbra. Il tutto stava prendendo una piega imprevista. Il registratore non sarebbe servito un granchè se lei se ne stava lì con la bocca piena. Oltretutto non sapevo se sarei riuscito a resistere dal saltarle addosso. Va bene la fedeltà, ma un pompino è un pompino.

La tirai su afferrandola sotto le braccia. Mi guardò stupita. Recitando mentalmente un perdonami Kathrine, la baciai sulla bocca simulando il massimo trasporto possibile. Le misi una mano sulla tetta e simulai molto meno.

La tirai verso di me e contemporaneamente mi lasciai cadere sul letto, facendomela venire sopra. Il suo bacino iniziò a muoversi a un ritmo indiavolato. E il mio eterno compagno là sotto non era per niente indifferente al tutto.

Dovevo sbrigarmi prima di perdere il controllo. Divincolai la mia lingua dalla sua.

Raccontami esattamente cosa hai fatto a Richard. Mi eccita il modo con cui ti sei presa gioco di quel cretino.” E per sottolineare il tutto le afferrai il sedere con entrambe le mani. Dovevo convenire che era veramente bello sodo.

Va bene, ma tu intanto mi devi tenere calda.”

E tanto perché non ci fossero dubbi su quello che intendeva. Mi prese la mano e se la portò in mezzo alle gambe. Quindi, finalmente, tra un ansimo e l’altro iniziò il racconto.

Nel momento si vantava di come le sarebbe stato facile accusare di stupro Richard, il registratore scattò. Avevo messo una cassetta da mezz’ora. Ed era finita.

Che è stato’” disse lei scattando sul letto.

Io liberai la mia mano, ormai anchilosata.

Niente di che. Solo che puoi anche alzarti. Credo di aver registrato a sufficienza.” E con il massimo garbo che la situazione poteva permettere la feci scendere dalla mia zona pelvica.

Vi risparmio il resto. Lei fece una scenata da oscar. Io rimasi impassibile nonostante gli epiteti rivolti a me e ai miei genitori, mia madre in particolare. Le feci rimettere la pelliccia e le dissi che se avesse utilizzato le foto, io avrei utilizzato il nastro.

Le promisi, infine, che non avrei detto niente a nessuno di quanto successo quel giorno. Lei mi disse dove potevo ficcarmi quella promessa e se ne andò.

Di lì a poco rientrò Richard. Quando gli mostrai la cassetta, mi abbracciò.

E fu qui che mi accorsi quanto era stronzo e figlio di puttana. Non per l’abbraccio, ma per quello che mi disse subito dopo.

Con quella cassetta ce l’abbiamo in pugno. Adesso posso scoparmela quando voglio. Se non vuole che la sputtani dovrà darmela.”

E tutto soddisfatto di sé si mise a ridere felice, pregustando le future scopate.

Mi venne voglia di vomitare. E io avevo provato pietà per quella schifezza di uomo?

Tu provaci soltanto e la cassetta gliela restituisco accompagnata da un mazzo di rose rosse e ti faccio pure sbattere fuori da scuola, testimoniando che hai veramente cercato di stuprarla. Sono stato chiaro? ”

Non credo di averglielo semplicemente detto. Devo averglielo ringhiato addosso perché lui spaventatissimo fece qualche passo indietro, cercando rifugio nel suo angolo di camera.

Resosi conto che non stavo scherzando, cercò di calmarmi.

Era una battuta.”

Non prendermi per il culo. Non sono lo stupido che credi. So benissimo che eri serissimo.”

Abbassò la testa.

I patti erano chiari. Io ti davo una mano e la storia finiva qui. Mi son compromesso anche troppo per te, calcolando come ti comporti con me normalmente. Non farmene pentire.”

Mi venne vicino tutto accondiscendente. Incredibile quanto viscido riusciva a essere.

Sì, sì. Scusami scusami. Lasciamo perdere Gwen. L'unica cosa che conta è che tu mi hai salvato il culo. Non me ne dimenticherò mai.”

Sarà che l'avevo aiutato; sarà che ero la persona più vicino ad un amico che avesse al mondo; sarà che la cassetta l'ho sempre tenuta io, fatto sta che da quel giorno ho avuto un personal trainer che mi riempiva di cure e attenzioni avendo come unico scopo quello di farmi migliorare come giocatore.

Però nonostante tutto, per me rimane un vero stronzo. E se non fossi stato messo così male, non l’avrei certo cercato.

All'apertura dell'ascensore, mi trovai davanti un enorme salone. Era inguardabile. Stili diversi si fronteggiavano in ogni angolo e anche a fissarli per ore non sarei in grado di capire il nome del vincitore.

A sinistra troneggiava una magnifica libreria barocca, carica di libri rilegati in pelle tutti uguali, ordinati e sicuramente mai letti: nessuno legge le collane di libri con la copertina in pelle e i titoli in oro, si comprano, si mettono in una magnifica libreria barocca e si lasciano lì a fare scena e prendere polvere. Nel lato opposto con assoluto sprezzo di ogni logica d'arredamento si trovavano due poltrone Liberty accanto a un divano tardo impero della serie tifosi di green bay a braccetto con tifosi dei bears. In mezzo un enorme tavolo di cristallo ultramoderno si domandava cosa c'entrava con quella stanza. E a rallegrare il tutto, sulle pareti cinque quadri pop art colorati e sgargianti. Inutile dire che odio la pop art, ma in quel contesto l'avrebbe odiata anche Andy Warhol.

Non dubito che ogni singolo pezzo, che fosse la libreria, il tavolo o un quadro, potesse costare una somma impressionante. Ma la cosa veramente impressionante rimaneva la totale mancanza di gusto di chi li aveva acquistati e messi lì solo per farmi venire un gran mal di stomaco.

Sembrava che Richard fosse entrato da un antiquario e avesse chiesto quali fossero i mobili più costosi di tutto il negozio e li avesse comprati. Il che corrisponde perfettamente allo stile di Richard: si paga qualcun altro per dare dimostrazione di averne uno di stile. Peccato che in questo modo si finisca solo per mostrare di aver un sacco di soldi da buttare via. E da quel che vedevo, il mio vecchio compagno di stanza ne aveva un casino, di soldi, e nessuna voglia di occuparsi dell’arredamento di casa sua. La sua mano la riconoscevo solo nella scelta di alcuni, terribili soprammobili, posizionati qui e lì nella stanza: una splendida collezione di parti anatomiche femminili nei più svariati materiali, tette di quarzo, culi di rame e lisce gambe aperte di acciaio ed ebano.

Se lo conoscevo, l’unica stanza che aveva arredato integralmente da solo era quella da letto, e giuro che niente mi avrebbe mai fatto varcare quella soglia. I soprammobili erano un morigerato indizio di cosa si sarebbe potuto ammirare.

Dopo avermi volutamente lasciato per qualche istante di fronte alla sua ostentata ricchezza, il mio amico aveva fatto il suo ingresso nella stanza, entrando da una porta sulla mia sinistra. Indossava, come ai tempi dell'università, un semplice paio di blu jeans. Sopra, mostrava con orgoglio una maglietta con scritto: “Sono brutto ma scopo più fighe di te.”

Ed era vero. Quel nano adiposo aveva scopato più donne di quanti lanci abbia fatto io in carriera, e ricordo che ho giocato per oltre vent’anni tra scuola e professionismo. Va anche detto che per la maggior parte le suddette ragazze erano anche full optional: tette grosse, chiappe sode e labbra carnose. L’unico particolare non riportato sulla maglietta è che tutte quelle ragazze, dalla prima all’ultima, il buon vecchio Richard le aveva pagate. La sua filosofia è semplice e diretta:

La gente mi farcisce di dollari perché li tenga in esercizio, allo stesso modo io pago per essere tenuto in forma. Stupidi loro a non investire i soldi in maniera intelligente come me.”

In mano teneva una birra aperta e il suo saluto consistette in un sonoro rutto.

Io mi limitai a un più banale “Ciao, Richard.”

Hai visto i miei nuovi quadri?”

Li stavo giusto osservando.”

Li ho pagati un casino.”

Fine analisi pittorica. Nulla da dire, ma da lui non c'era da aspettarsi di meglio. Mi invitò a seguirlo e mi fece accomodare in quello che sembrava il suo studio personale. Mi ero sbagliato. Le stanze arredate da lui dovevano essere almeno due. Oltre alla camera da letto, anche lo studio indicava inequivocabilmente il suo tocco. Nella stanza pitturata di bianco erano collocati un tappeto, una scrivania, due poltrone in pelle e una libreria composta da cinque ripiani in metallo saturi di libri, tutti sicuramente letti. I libri erano di varie dimensioni: alti, bassi, larghi, dai colori vivaci tipici delle edizioni economiche e con le pieghe lungo la rilegatura, caratteristiche di approfondito studio e non di una distratta visione. I titoli corrispondevano ai mille interessi di Richard ricollegati al suo lavoro: libri di medicina generale, sull’apparato muscolare, sulla nutrizione, di botanica, di arti marziali, di fitness e meditazione nonché, immancabili, alcuni titoli pornografici. Ovviamente questi ultimi erano i più usurati.

La scrivania dietro cui si era seduto era ampia e massiccia. Sopra c'erano alcuni fogli sparsi, probabilmente i risultati delle mie analisi, un portatile nero, ultima generazione, una stampante grigia laser e una lampada arancione, di quelle da supermercato prezzo economico. La riconobbi subito: era la lampada della nostra stanza all’università. Portava ancora le tracce di carta e colla nei punti in cui erano stati attaccati i ritagli di playboy. Era la sua lampada portafortuna e non se ne era mai liberato. L’unica concessione al suo status di uomo affermato era stata togliere le foto, ma mi gioco la mia collezione di palloni autografati che le aveva conservate da qualche parte. C’erano stati troppi momenti romantici trascorsi insieme per separarsene.

Su computer, fogli e stampante vedevo bucce di arachidi. Il che significava che Richard aveva già valutato le mie analisi e si stava divertendo a tirarla per le lunghe, perché sapeva che ero preoccupato. Lo sono sempre quando mi devono comunicare il risultato di un esame medico. Non puoi controllare le tue cellule e se tra tutti i miliardi di quegli affarini microscopici che compongono il tuo corpo uno sbarella, beh, sono guai. Almeno le mie ginocchia me l'avevano detto che erano andate a puttane, erano state oneste. Ma le cellule non sono oneste, loro ti fregano approfittando del fatto che sono troppo piccole perché tu possa prestare loro attenzione e questo mi terrorizza.

L’attesa mi snervava, ma non mi andava di darla vinta Richard, lanciandomi sul tavolo per controllare se ero risultato positivo a qualche test dove avrei preferito essere bocciato. Certo che lui stava esagerando. Alla buon'ora vuotò la sua bottiglia di birra. Prese i fogli e fece finta di leggerli con attenzione. Lo avrei ammazzato. Io, intanto, sentivo pulsare le tempie e mi sorpresi a trattenere il fiato. La poltrona dove ero seduto, una bellissima poltrona in pelle, mi pareva scomodissima, ma ero che non riuscivo a rilassarmi. Finalmente quel piccolo ciccione si decise a parlare.

Avessi il tuo corpo mi sarei fatto tutte le ragazze della California da anni.”

E anche questa volta è andata.” pensai, lasciandomi avvolgere dalla poltrona. Era veramente comoda, adesso che i miei muscoli non assomigliavano più a degli stecchini dello shangai.

Nonostante una dieta spaventosa e l’abbandono di qualsiasi attività fisica, le tue analisi sono ancora perfette.”

Sorrisi.

Lo so, l’ho sempre trattato malissimo, ma lui non mi ha mai abbandonato.” E a sottolineare la mia frase mi diedi una pacca sulla coscia.

Già, ma se vuoi invece che ti abbandoni quel pallone da spiaggia che è diventata la tua pancia dovrai fare qualche sacrificio. La tonicità dei tuoi muscoli è imbarazzante e la tua resistenza è bella che andata.”

Feci una smorfia, ma erano cose che sapevo.

Adesso come adesso, anche se a livello fisiologico sei al top, a livello fisico sei appena sopra la media dei tuoi coetanei. E, fidati, guardando come sono conciati gli americani di oggi, è tutt’altro che soddisfacente.” .

Bene, cosa mi suggerisci di fare?”

Beh, io ti suggerisco di andartene a casa e fregartene. Ti bevi una birra e lasci che la natura e la tua passione per gli hamburger ben cotti faccia il suo corso. Insomma, chettifrega. Hai soldi, sei sano. Un po’ di pancia non è un dramma.”

Detto da un pneumatico da TIR ci poteva anche stare come suggerimento ed era anche molto invitante. Nulla da dire. Però…

Però, io voglio rimettermi a posto. Non mi accontento di essere appena sopra la media nazionale.”

Lo immaginavo. Quindi eccoti il piano alimentare a cui devi sottoporti.”

Mi allungò un paio di fogli. La prima riga recitava in grassetto: Niente fast food. Esclusi, vietati, mortali. Se proprio ti tocca per lavoro: INSALATINA. Sono fatte di plastica verde con valore nutrizionale pari a zero, non servono a nulla ma almeno ti riempi la bocca.

Un primo duro colpo al cuore - adoro i panini al pollo inondati di salsa barbecue - ma nulla al confronto di quanto scritto sotto. NIENTE ALCOL.

Cosa?”

Richard, ricordandosi di aver finito la sua birra, si chinò sotto la scrivania per aprire un piccolo frigo bar incorporato nella sua scrivania. Quando si rialzò, aveva una nuova bottiglietta di birra in mano. Strappò il tappo e diede un lungo sorso. Mi vieta di bere alcol e poi mi apre una birra davanti… se non è essere stronzi questo.

Leggi bene, c’è un asterisco.”

Ah!” Non avevo visto nessun asterisco poi ho guardato meglio e in effetti c’era. Scivolai a fondo pagina e lessi: “Dato che so che sei un alcolizzato, diciamo niente birra e per quanto riguarda il jack meno dello stretto indispensabile.”

Alzai gli occhi verso il mio aguzzino che mi guarda divertito.

Che significa meno dello stretto indispensabile?”

È meno di quello che vorresti bere e più di quello che dovresti. Mi affido a te. Vietartelo sarebbe impossibile, ti chiedo solo di non ubriacarti troppo spesso e di eliminare la birra. Ne riesci a bere troppa ed è anche troppo alto il suo valore nutrizionale per concedertela durante il periodo di rimessa in carreggiata. Ok?”

Ok.” Beh mi conosceva bene. Una concessione è molto meglio di un divieto a livello psicologico. Mi avesse vietato di bere non l’avrei fatto, mi conosco anche io e tutta la dieta sarebbe andata a tenere compagnia alle amiche di Richard.

Nella prima pagina ho fatto il riassunto di quello che non puoi mangiare. Nella seconda e nella terza, la tua dieta per le prossime due settimane. Poi ritorna da me che verifichiamo il suo effetto e vediamo come modificarla. Nelle successive pagine, gli allenamenti e gli esercizi che devi obbligatoriamente fare in combinazione con la dieta. Se fai l’una senza gli altri, o viceversa, non serve a niente. Ma questo lo sai fin troppo bene.”

Annuisco.

Come vedrai sono esercizi che conosci, non mi sono dilungato in spiegazioni. Non penso tu abbia dimenticato come si fanno”.

Speriamo.”

Tranquillo, te ne ricorderai. A causa della gamba ho escluso la corsa. Ho messo almeno un’ora di nuoto al giorno, però. Piuttosto, possiedi ancora quel villino in collina con la piscina coperta?”

Sì, perché?” chiedo incuriosito.

Peccato”, replicò Richard tutto mogio, come se gli avessero spiegazzato il paginone centrale di Playboy. “Speravo non l’avessi più, così magari ti toccava venire a nuotare qui nella piscina della clinica. Credo me la sarei fatta sotto dal ridere a vederti sguazzare tra quelle ciccione delle mie clienti.”

Proprio un peccato.”

Infine a pagina quattro troverai l’elenco degli integratori. Li ho divisi tra efficaci e molto efficaci, ma vietati dalle varie federazioni sportive.”

Se mi devo ricostruire, voglio farlo anche mentalmente e quindi nessuna scorciatoia.”

Il mio preparatore atletico scosse la testa. Perché faticare il doppio per raggiungere un obiettivo che puoi ottenere in metà tempo con qualche aiutino? Perché, caro Richard, tu come tutte le persone che le prescrivono, non hai fatto i conti con gli effetti di quelle porcherie. E ti assicuro preferisco rompermi il culo che ricominciare a prenderle e correre il rischio di picchiare una donna o di non tirarmelo su nemmeno se a lavorarci ci fosse Elena di Troia in persona. Ma appunto questi non sono problemi da preparatore atletico.

Richard guardò il suo orologio da polso, una bestia d'oro e platino grande come un uovo di struzzo.

Adesso scusa, ma ho un appuntamento per un massaggio. Ci vediamo tra due settimane.” ammiccò con il suo sorrisetto lascivo.

Alla prossima allora.” e mi sono alzato, senza sorrisetto lascivo.

Mentre stavo per uscire dalla stanza mi richiamò.

Alvin.” mi sembrava strano che non l'avesse ancora fatto. Lo faceva ogni volta. “Ma quella cassetta ce l'hai ancora?” aveva cercato di utilizzare un tono indifferente, ma non me la dava certo a bere.

Richard vive nel terrore che Gwen scoprendo quanto ricco sia diventato inizi a ricattarlo con le vecchie polaroid. Il che è impossibile Gwen si è sposata con un assicuratore e si è trasferita in Florida anni fa. Non credo che nel suo cervello ci sia anche il più labile ricordo di Parker. Ma Richard la teme ancora, nonostante gli anni trascorsi. E così di solito lo tranquillizzo, dicendogli che la cassetta è al sicuro nella mia cassaforte. Quel giorno però si era divertito troppo a tenermi sulle spine con la storia delle analisi mediche. Necessitava di una piccola lezione.

Dovrebbe essere ancora al suo posto tranquillo.” Alvin lancia l'esca.

Come dovrebbe?” Richard si ingoia l'esca.

Ma sì è lì di sicuro. Poi quando torno a casa faccio un controllo... se mi ricordo.”

Richard sbiancò.

Devi farlo. Devi farlo. Aspetto una tua chiamata per stasera. Mi raccomando.” Nemmeno mia madre era così apprensiva.

Ma non avevi il massaggio?” chiesi falsamente stupito.

Chissenefrega del massaggio tu chiamami.” c'era cascato in pieno. Non avrebbe trovato pace fino alla mia telefonata.

Ok, ok ti chiamo.” dissi uscendo dalla stanza.

Alvin. Mi raccomando.” mi gridò dietro.

Tranquillo, tranquillo.” gli risposi di ritorno quando ero già in salotto. Era stato fin troppo facile.

Mentre fischiettavo aspettando l'ascensore, ho rimuginato sulla faccenda dell’alcol. Non mi piaceva per nulla, ma era inutile piangersi sopra. Adesso avevo delle regole da seguire e l'avrei fatto, indipendentemente da quanto mi sarebbe costato, perché non potevo continuare a distruggere il mio corpo come avevo fatto negli ultimi tempi.

Mondo, preparati, arriva il nuovo Alvin Santisky.

Entrai nel primo bar che trovai e mi sparai quattro bourbon doppi di fila tanto per festeggiare la decisione presa. Avevo voglia anche del quinto, ma ehi, sono un uomo nuovo, basta eccessi.