venerdì 18 settembre 2009

Non Power Ranking Week 1 (quasi 2)

Pubblicato per conto di Alvise che dal lavoro non può mettere foto (forse sarebbe meglio dire che si vergogna).


No dico un solo commento? Uno solo? Adesso la ragione di questa vergognosa indifferenza può derivare da una sola delle seguenti ipotesi
1) la PR ha fatto schifo a tutti (ma questo lo escludo nel modo più assoluto, dato che l'ho scritta io e non Angy).
2) Ha ragione aza e questo blog non lo caga proprio nessuno (e dato che la 1 è impossibile propenderei per questa ipotesi).
Ora per porre rimedio a tutto ciò e far schizzare i contatti alle stelle, non ci rimane che rimboccarci le maniche e lavorare con maggiore lena per portarvi un prodotto ancora migliore. E ci riusciremo senza ricorrere ai soliti trucchi per aumentare l'audience tipo questo



o questo




Adesso che abbiamo chiarito la nostra rettitudine morale ecco a voi la NON POWER RANKING di East Coast Time

0 (and counting) Detroit Lions: e siamo a 18 sconfitte consecutive. La difesa al solito fa schifo e l’attacco non fa molto meglio. Ma siamo fiduciosi e insistiamo: una la vinceranno (prima o poi).

1 Dallas: una prova convincente, che sembra confermare come con la partenza di certe distrazioni (chi ha detto T.O.) la squadra giochi meglio. Non sono da primo posto, ma noi ce li mettiamo vista la "simpatia" del capo-redattore a cui facciamo questo favore, tanto lui non è superstizioso....

2 ( td in meno di 2 minuti) New England Patriots: si salva per (de) merito dei Bills. Tom Brady nel finale di partita è letale come ai vecchi tempi. La difesa però sembra ben più arrugginita di lui.

3 (punti all’OT bastano) Pittsburgh Steelers in una classifica seria starebbero ben più in alto. Erano la squadra con l’impegno più duro tra quelle papabili e hanno vinto anche senza imporre il loro gioco, ma adattandosi alle situazione contingente. Big Ben ormai è a livello di Brady quando tutto è appeso a un lancio.

4 (intercetti) Chicago Bears: resistiamo alla tentazione di sparare a zero su Cutler anche se va detto che ha scelto proprio la partita giusta per steccare. Quando si dice il timing. Ci soffermiamo, invece, sulla terribile notizia di doverci sorbire un anno senza vedere le giocate di Urlacher. In bocca al lupo Brian ci mancherai.

5 (Joe Flacco’s) Baltimore Ravens: la partita la vince la dife… e no, stavolta a portare a casa la doppia v ci pensa l’attacco guidato da un Flacco che dimostra di continuare a scalare la curva di apprendimento a grandi passi. Una bella conferma.

5.10) Green Bay Packers: battere i Bears in rimonta, dimostrando che si sanno vincere anche le partite punto a punto,e avere un tandem Rogers –Jenkins che fa faville, cosa chiedere di più? No! quella prima del 5 ottobre non potete averla e poi la decapitazione di un giocatore è illegale.

5/6 (vista la pochezza dell’avversario) Seattle Seahawks : Finalmente sembra riconquistato il fattore campo e dopo il 2-6 dell'anno scorso stravincono la prima anche perché i Rams manco si sono presentati. L’unica questione aperta è come abbiano fatto a subire due intercetti giocando da soli? mah

Non pervenuto) St. Louis Rams: a Seattle, (come appena scritto) continuano ad aspettare che si presentino, ma anche a Los Angeles continuano ad aspettarli (l'abbiamo già detto?)

6) New York Giants: partono alla grande. L’attacco è già rodato e la difesa fa male ai poveri pellerossa. Peccato che quando iniziano bene, poi si spengono (il SB lo vinsero partendo 0-2)

7) Philadelphia Eagles Vick attivato, ma a causa dell'infortunio di McNabb è stato preso anche Jeff Garcia il che ci dà la scusa per postare l'immagine di sua moglie (tutti noi tifiamo perchè Jeff non si ritiri per qualche altro anno ancora).



8) San Diego Chargers: sembra prendere sempre sottogamba gli avversari inferiori. L'anno scorso questa mentalità gli era quasi costata i PO. A vederli contro i Raiders non sembrano aver imparato la lezione. Per chi se lo chiedesse l'affare Tia Tequila si è sgonfiato, Tia Tequila no.



9 (Intercetti in due partite) Carolina Panthers: Delhomme è così scarso? Capisco invecchiare capisco perdere in sicurezza, ma non puoi da un giorno all’altro trasformarti da un QB da NFL in un qualsiasi Ryan Leaf (come dite? anche lui era un QB, ma non prendeteci in giro).

10 (punti non bastano) Tennessee Titans: fatto più unico che raro Bironas sbaglia due calci e la squadra perde all’OT di tre. Ma se la sono giocata con i campioni del mondo fino all’ultimo e anche oltre fuoricasa, non rimpiangendo Albertone. C’è di peggio nella vita..

11) Washington Redskins il peggio nella vita. Non puoi sempre partire con grandi aspettative e poi avere un attacco che sembra essere ancora in pre season a imparare le tracce. Dopo un quarto la partita con i rivali dei Giants era già persa. La panchina sta prendendo fuoco e il quarterback insulti (meritati).

12 (sconfitte consecutive con i Patriots) Buffalo Bills. Finalisti premio genio dell’anno: il vincitore del superenalotto che nell’esultare strappa il biglietto. Un punt returner che decide di riportare un pallone partendo dalla end zone, benché la sua squadra sia sopra a meno di due minuti dalla fine. Personaggi di fantasia? Solo il primo, per il secondo chiedere ai Bills…
13) Atlanta Falcons: nello scontro tra le sorprese dell'anno scorso si impongono senza quasi apparente sforzo. A dimostrazione che loro ci sono per davvero.

14) Indianapolis Colts: con Gonzalez out per 8 settimane le armi offensive a disposizione di Manning si riducono ancora. L’attacco imprevedibile degli anni passati è ormai appunto passato e adesso è un monologo Manning Wayne piuttosto scontato. La difesa però inchioda i Jags e salva il risultato.

16) Jacksonville Jaguars: gioco conservativo, nessun rischio inutile. Sì va bene, ma così il salto di qualità non si fa mai e si rimane in quel limbo di metà classifica, che magari ti porta al primo turno dei PO, ma mai oltre, meglio rischiare e fallire che continuare in questo piattume. E poi si lamentano se non ci sono tifosi.

17 (sotto) Houston Texans: sempre i soliti Texans, tutto fumo e niente arrosto. Ma perchè non possono mai mantenere le promesse anche se per una sola stagione? Mica sono un politico in campagna elettorale.

18) Miami Dolphins: I dubbi si accrescono. Ripetere la scorsa stagione sarà molto, molto arduo, anzi secondo noi pure impossibile (il limite tra una gufata e una oggettiva analisi è a volte sottilissimo).

28) Minnesota Vikings: per favore, vi supplichiamo guardate, anzi ammirate il touchdown da 64 yards di Adrian Peterson contro i Browns è la sintesi di questo meraviglioso sport e se non vi innamorerete del football americano sport all'istante siete il pendolino di Mosca (e non ci riferiamo a quello che mostra in tv).

33 (gli anni di Cristo) New York Jets: Sanchez si sta organizzando per la moltiplicazione dei pani e dei pesci. I miracoli sul campo già gli sono riusciti.

38 (secondi alla fine) Denver Broncos: C'era una volta un'anatra, ferita da un violento felino, che stava per sfracellarsi in un campo verde, quando, un principe dal cavallo bianco, Brandon di Denver, nel passare di lì la raccolse al volo e la portò in salvo a casa sua, 87 yards più in là… E poi dicono che le favole non esistono più.

45 New Orleans: Se per vincere devi avere un attacco che segna molto Brees è il tuo QB e lo è anche quando incontra difese più consistenti dei Lions. La difesa invece va ancora testata.
55 (continuiamo a girare il coltello nella piaga). Tampa Bay Buccaneers: ci provano anche, ma molto non torna sia in attacco che in difesa per tacere della panchina e di chi prende le decisioni dietro la scrivania.

60 San Francisco: 60 doveva essere la percentuale di corse dei 49ers, ma non ci si sono avvicinati neanche con il binocolo. Sono riusciti a vincere lo stesso grazie ad un'ottima prova difensiva e per una pessima prova dei Cardinals...ma in fondo chi se ne frega: una vittoria è sempre una vittoria!

70 (anni) Oakland Raiders: Seymour fantastico trasforma da solo una difesa. Se si giocasse negli anni 70 sarebbero la squadra da battere. Hanno il QB e i ricevitori perfetti per un gioco aereo in verticale, però, essendo nel frattempo passato nello sport professionistico un certo Bill Walsh, a batterla ci riusciranno non proprio tutti, ma quasi.

90 Arizona Cardinals: La maledizione degli sconfitti al Super Bowl inizia già a far danni? Di sicuro la testa di molti sembrava ancora a quei maledetti secondi finali di Tampa e anche la difesa era quella (l’abbiamo detto in tempi non sospetti… la settimana scorsa. Sarà una brutta stagione per i cards).

ambo) Cleveland Browns: alla fine gioca Quinn oddio, gioca si presenta in campo, diciamo. La difesa regge un tempo e poi cede di schianto a Peterson. Il nuovo ambo della settimana Mangini McDaniels ex Patriots a confronto, chi il più scarso?

365 (alla fine dei lavori di ricostruzione?) Kansas City Una squadra si costruisce dalla difesa. Ecco...mi sa che si è sbagliato tutto....

In football we trust.

martedì 8 settembre 2009

Nuova rubrica su E.C.T.

Sensibili alle continue lamentazioni del nostro caporedattore, si è deciso di inaugurare una nuova rubrica su questo negletto blog, che ha il solo bieco scopo di attirare lettori.

Come è a tutti noto, una delle cazzate con maggiore seguito tra gli internauti è la Power Ranking, la classifica settimanale, in cui un chiamiamolo esperto, mette in ordine le squadre di questo o quello sport in base alla loro supposta forza, infilandoci un breve commento, possibilmente umoristico o sarcastico. È inutile precisare che una classifica del genere a campionato in corso è una cazzata. Lo sappiamo anche noi.

Si può concedere, infatti, che in un determinato momento della stagione si possa anche indicare quale sia la squadra più forte (due anni fa i Patriots era dura non metterli sempre al primo posto) e parallelamente anche l’ultima non è proprio impossibile da indovinare, ma le altre? Come fai a decidere che una è la 19esima e l’altra è la 20esima? Semplice: non decidi in base a un criterio oggettivo, ma in base all’umore del momento. Se hai beccato un ambo sulla ruota di Bari giocando l’85, è ovvio che i Bengals saliranno in classifica, come è parimenti ovvio che se un uccello ti ha centrato il vestito appena ritirato dalla pulitura, i Cardinals subiranno i tuoi strali.

Eppure, nonostante la sua inutilità, o forse proprio grazie a questa, la PR viene sempre letta, magari anche con maggiore attenzione di una disamina tecnica che spiega il perché e il per come la tua squadra ha buone possibilità di vincere la prossima partita.

Quindi, cosa c'è di meglio per risollevare le sorti di questo blog, ormai prossimo alla dipartita, e aiutare il nostro caporedattore, anche lui non messo troppo bene, che stilare settimanalmente una PR?

Per andare sul sicuro ci abbiamo ficcato dentro anche un po' di tette e culi che con quelle non si sbaglia mai (la prima qui a destra, speriamo apprezziate).

Per questo ecco a voi la nostra prima Non Power Ranking di E.C.T..


0 (and counting) Detroit Lions: Obiettivo stagionale: vincere una singola fottuta partita. Al momento siamo a 17 sconfitte consecutive e la striscia è ancora aperta. Noi di East Coast Time non abbiamo paura di fare pronostici e ci sbilanciamo, mettendoci la faccia. Quest'anno faranno sicuramente meglio dell’anno scorso (peggio è impossibile, uguale quasi impossibile).


1) New England Patriots: questi son sempre la squadra con cui fare i conti. Tom Brady è tornato e con lui è tornato il consueto teatrino sulle sue condizioni di salute. Una parola va però spesa per chi questa stagione non la giocherà: Ted Bruschi si è definitivamente ritirato e mancherà non solo ai Pats, ma a tutta la lega per il suo carattere e la sua incredibile volontà (il momento dell'emozione fa sempre cassetta).

1 bis) Kansas City Chiefs, con l’arrivo di Scott Pioli è iniziata una nuova era. Anche la NFL ha concesso la creazione di squadre satellite, quelle che partecipano, non possono vincere, ma sono controllate da un’altra squadra della lega, che trae vantaggio dalla loro esistenza, attraverso trade pilotate ad arte. È già pronta la domanda per cambiare nome in Kansas City Fans of New England.

Ambo) Cleveland Browns: passa un’altra offseason, arriva un nuovo capo allenatore e ancora non si sa chi sia meglio tra Quinn e Anderson. Non nascondiamocelo, la frase corretta è chi fa meno schifo tra i due. Forse quest’anno finalmente si scoprirà e ci grazieranno dalla visione dell’ennesima ignobile staffetta.

3) Indianapolis Colts: l'uno due Manning-Harrison è ormai un ricordo del passato, ora si va di Manning-Wayne, ma farà male lo stesso. Sempre che la linea offensiva regga (qui sembriamo quasi professionali).

Pigreco) Carolina Panthers: squadra come al solito impronosticabile. Quindi perchè dovremmo cercare di provarci noi, ci pagano? No. E allora nisba (siamo dei mercenari anche noi).

4) Minnesota Vikings: partita la terza ultima stagione di Favre, o era la quarta? Partite, comunque, anche le scommesse su chi lo romperà per primo. Anche se sembra difficile da credere dopo tutto il casino mediatico attorno alla figura del numero 4 dei Gree… ehm di Minnesota, i Vikes vivono e muoiono con Adrian Peterson il loro passaporto per i PO e magari qualcosa di più.

5) Houston Texans: copiamo e incolliamo dalla PR degli ultimi tre anni: “la sorpresa della stagione” (e senza Sage Rosenfels potrebbe pure esserlo veramente).

6 meno meno) Seattle Seahawks: dai qui posso pure fare a meno di scrivere, tanto chi vuoi che si interessi di questi? Non hanno tifosi in America, perché li dovrebbero avere dai noi? Dai, siamo seri. Ok, ok! Se proprio insistete: stagione senza infamia e senza lode (as usual).

6 (anelli)) Pittsburgh Steelers: campioni in carica, squadra che gioca duro e non si abbatte mai. Li adoreresti se non fosse per i loro insopportabili tifosi. Come al solito tra le papabili a festeggiare a fine anno.

7) Philadelphia Eagles: Altro esempio di pessimo giornalismo sportivo da offseason. Nelle ultime settimane si è parlato sempre e solo di Michael Vick e di come lo accoglieranno i tifosi e di qui e di là. Il football giocato è passato in secondo piano. Comunque, un sincero in bocca al cane al numero 7.

Non pervenuto) St. Louis Rams: finchè non tornano a L.A. parlare di loro è inutile, per cui andiamo oltre.

8) New York Giants: Hanno già fatto l’impresa da leggenda due anni fa, che gli importa di vincere ancora? Vivranno di rendita anche quest’anno.

9) Buffalo Bills: Jauron, il capo allenatore, ha poche e confuse idee e fin qui capita, ma perché vuoi pure metterle in pratica? Altra stagione sprecata alle porte e se tutto andrà come la preseason sta annunciando, Jauron potrebbe anche non arrivare a mangiare il tacchino. E per chi se lo domandasse: TO stavolta non c’entra niente.

10 (secondi) Dallas Cowboys: Jessica Simpson ha dichiarato che lei non porta rancore a Toni Romo per averla lasciata e che è sicura che i Cowboys vinceranno il titolo quest’anno. Nessuno è veloce come Toni a segnare, ha detto la cantante (lo so, lo so, stiamo raschiando il fondo del barile).

11) Washington Redskins: Dopo tutti i soldi spesi nel mercato dei FA, puntando sul fatto che l’accordo per il tetto salariale non sarà raggiunto, anche perché in caso contrario i pellerossa fallirebbero, il minimo è la finale di conference, anche se, va detto, altri sembrano essersi mossi meglio pur spendendo molto meno.

12 (una volta conosciuto come 4) Green Bay Packers: Andiamo anche noi con una banalità (scrivete voi 32 pensieri originali se ci riuscite). Quest’anno le partite più sentite dai tifosi non saranno quelle con gli odiati orsacchiotti, ma quelle con i vichingi: obbiettivo Favre e non per complimentarsi per la sua lunga e luminosa carriera, ma, probabilmente, per fargliela finire una volta per tutte.

13) Jacksonville Jaguars: negli anni pari 2004-2006-2008 non vanno ai playoff, negli anni dispari 2005-2007 ci vanno. Quindi a conti fatti i Jags dovrebbero essere tranquilli, peccato che il 2009 in tutto l'universo, isole comprese, sia un numero dispari, ma a Jacksonville sia un numero pari (misteri della matematica).

14) Arizona Cardinals: Sindrome da Super Bowl perso in arrivo. Warner sarà panchinato a metà stagione e record sotto il 50 %.

15) Miami Dolphins: Un anno 1-15, l’anno dopo ai PO con 11-5. Cosa ci aspetta per questa stagione? L’effetto sorpresa dell’anno scorso probabilmente se ne è andato sul raccordo anulare , per questo fare lo sgambetto ai Pats sarà molto più arduo. Meno male che ci sono Jets e Bills in division, ma non dovrebbe bastare per i PO.

16) Baltimore Ravens: Domanda del solito giornalista svaccato: è peggio perdere il proprio guru difensivo o avere sempre a che fare con gli Steelers? Risposta di Flacco: echissenefrega. Io vorrei solo avere qualcuno a cui lanciare...(dichiarazione raccolta dal nostro inviato azazelli)

17) New York Jets: Sanchez è visto come il messia. Nella sponda povera di N.Y. ci sono già tifosi pronti a giocarsi una palla sull'approdo ai PO. Non lo faremmo fossimo in loro.

27) Denver Broncos: sommate un QB pro bowler ceduto, un allenatore giovanissimo alla prima esperienza e già odiato da mezza tifoseria per essere implicato nella cessione del QB pro-bowler, un WR pro-bowler sospeso dalla squadra, un calendario infernale, una difesa da reinventare e una sinistra abitudine agli infortuni e cosa otterrete? Una stagione da dimenticare alle porte.

33 (trentini entrar....) New Orleans Saints: solito attacco non supportato da una difesa all'altezza. Come è noto l'attacco vende i biglietti e la difesa vince i titoli, ma la stagione è lunga, è fallo quando l'arbitro fischia e non è più il football dei nostri padri (credo di aver dato fondo ai luoghi comuni).

40 (poi capite) Atlanta Falcons: l'anno scorso contro ogni pronostico sono arrivati ai PO. Nella loro storia non sono mai riusciti a ripetersi (40 anni senza due stagioni vincenti consecutive sono un bel po' di tempo a cui va reso onore). Ehi, Matt, non sarebbe ora di cambiare tradizione?

48) San Francisco 49ers: sono a un ricevitore dalla migliore stagione degli ultimi cinque anni (e basta veramente poco). Peccato che il ricevitore continui a urlare "gimme money" nel salotto di casa sua senza farsi vedere in campo. Un vero peccato.

55 (almeno noi portiamo rispetto a Brooks) Tampa Bay Buccaneers: Un altro nuovo allenatore con le idee confuse. Al momento non c’è un Qb decente a guidare l’attacco (Leftwich non lo è più da almeno tre infortuni a questa parte) e la difesa è stata smantellata. Senza nemmeno giocare una partita, Morris sta riuscendo nell’incredibile impresa di far rimpiangere Gruden.

69) San Diego Chargers: (contiene pessimo gioco di parole) La division è già vinta, vista la pochezza delle contendenti. Comunque, per non essere da meno di Jessica Simpson, la (ex?) fidanzata di Merriman, Tila Tequila (qui in foto), ha voluto fare il suo pronostico: San Diego vincerà il titolo perchè ha una difesa da togliere il fiato (ve l’avevamo detto no?).


85 (ovvio) Cincinnati Bengals: se la linea offensiva regge, se la difesa regge, se il gioco di corsa ha una parvenza di efficacia, se Palmer non si rompe e se l'85 non fa le bizze, ecco allora sono una squadra vincente. Se più se meno.

92 free) Tennessee Titans: A loro l’onore di aprire la stagione contro i campioni in carica. Albertone se ne è andato a Washington per il suo peso in oro (e per chi non se lo ricorda, è un vero ciccione) e non si sa come reagirà a questa mossa la difesa il reparto, che l’anno scorso ha fatto la differenza. Young è tornato e forse ha superato tutti i suoi problemi, forse.

112 (gli anni di Al Davis)) Oakland Raiders: dai, veramente pensate che quest’anno possano fare meglio degli ultimi anni? No, davvero? Allora presentate il vostro curriculum vitae a questo indirizzo: 1220 Harbor Bay Parkway, Alameda, CA 94502, c’è posto per voi nel coaching staff. Al Davis adora i dipendenti senza cervello.

1986) Chicago Bears: sono anni che si dice che gli orsacchiotti sono a un QB da vincere l’anello. Ora con la trade messa su con Denver è arrivato Jay Cutler. Adesso niente più scuse. Soprattutto per Ron Turner, l’allenatore dell’attacco, che finalmente sembra aver trovato il braccio adeguato ai suoi schemi offensivi.


In football we trust

mercoledì 26 agosto 2009

Il bomber del futuro

Con la partenza della Serie A siamo riusciti ad avere una gigantesca esclusiva che vi presentiamo.

Si chiama Angel Arthur Luiz Nazario Paulo Roberto Corrente ma tutto il mondo lo conosce come Angelinho. Cresciuto nella C1 brasialiana (la celebre Ciuninha) che tanti talenti ha regalato al mondo, è oggi pronto alla sfida con la Serie A italiana. Zingaro del calcio, cresciuto nella squadra della favela Angu Duro dove, su imbeccata di Leonardo, Ariedo Braida non se lo lasciò sfuggire mettendolo sotto contratto quando aveva solo 13 anni e già segnava un goal dopo l'altro.

Completo come Karl-Heinz Rummenigge, dotato di destro, sinistro, colpo di testa, potenza, fisico e acrobazia, ma con quell'aurea di fantasia tipica dei sudamericani che lo ha già reso il Pelè Bianco. Anche se bianco bianco non è, diciamo che è abbronzato. Non come Obama ma nemmeno bianco, ecco. Diversamente bianco potremmo dire.

Angelinho arriva in Italia a 19 anni, con già 746 goal da professionista alle spalle, un numero spaventoso che dimostra come, sin dalla tenera età, i vari campionati affrontati gli stessero stretti. Oggi, l'uomo con la fantasia di Maradona, le punizioni alla Zico, il codino alla Baggio, il fair play alla Edmundo e la simpatia alla Montero, giunge nella penisola, parcheggiato dal Milan al Bari per un anno di esperienza. E lui, all'esordio, è andato subito in goal con un magnifico colpo di tacco realizzato in tuffo carpiato col quale ha battuto il suo futuro compagno di nazionale, Julio Cesar.

E noi di ECT lo abbiamo pescato in esclusiva per voi nella sua prima intervista italiana. Intelligente e raffinato parla già 9 lingue, tra cui il dialetto barese e quello di Reggio Calabria, imparato nel viaggio da Rio de Janeiro a Milano grazie al suo compagno di posto.

Allora Agelinho, com'è stato esordire a San Siro?

Bello, tutto è andato abbastanza bene. Peccato non ci fosse molta gente, al campo della Favela Angu Duro venivano centomila persone anche per un'amichevole. Comunque bene.

Un buon pareggio, e con tuo goal per giunta.

Buono non direi, alla fine potevamo vincere. Peccato per quel goal sbagliato nel finale, mi avessero dato la palla...

Già, un peccato, ma un pareggio in casa dell'Inter è comunque un ottimo risultato.

Sì, è buono perché eravamo in trasferta e al ritorno loro verranno da noi. Era solo la prima di campionato e lo scudetto si deciderà alla fine.

Perché, pensi che il Bari possa lottare per lo scudetto?

Certo, se no che ci stiamo a fare? Mica si gioca per arrivare quarti o sesti o che ne so...

Ambizioso.

Realista.

Insomma... comunque si gioca per vincere sempre e comunque allora.

Certo, e per cosa, per pareggiare?

Beh, a volte...

No, no, io sono cresciuto con l'allenatore Roberto, quello che anni prima aveva allenato la grande New Team in Giappone. Da lui abbiamo imparato che si gioca per essere i numeri uno. Del resto il cartone era dedicato a Oliver Hutton, non a Bruce Harper. A nessuno è mai piaciuto Bruce.

E che vi insegnava Roberto, nel cartone sembrava molto equilibrato.

La fiction lo ha trasformato in senso buonista. Lui ci diceva che bisognava vincere sempre. Quando un mio compagno, a 8 anni, gli disse che il padre ripeteva sempre che “l'importante è partecipare” lui ci disse: “voltatevi e guardate la vostra favela. Guardate chi ci abita. Quella è gente che ha solo partecipato, volete finire così?” Fu molto educativo.

Ah... che fine ha fatto quel bambino? Si è convinto?

No, è morto di overdose di colla a 10 anni.

E Roberto?

Mai più sentito. A 10 anni ero già nelle mire di molti grandi team brasiliani. Ma non mi spostai subito, non avevo fretta di arricchirmi. Sono cresciuto giocando con una palla fatta di stracci su un campetto senza erba e non avevo i soldi per andare all'allenamento in autobus. Così mio padre faceva prostituire mia sorella di vent'anni per pagarmi il biglietto. La mandava dai turisti.

Accidenti, deve essere stata dura.

Per mia sorella penso di sì. Io non è che abbia setito molto.

Vuoi parlarci della tua famiglia? Hai altri fratelli, sorelle...

34 sorelle e 22 fratelli. Uno è morto l'anno scorso.

Accidenti mi spiace...

No, aveva 94 anni.

94? E tua madre?

104, lo ha partorito a 10 anni. Oggi si scola una bottiglia di Jack al giorno e un pacchetto di Lucky dopo l'altro.

La bella vita dopo il contratto del figlio?

Sì, quando ero minorenne e firmai con una squadra australiana, il Brisbane Roar, si tenne tutti i soldi. Ma io all'epoca non davo importanza ai soldi. Volevo solo giocare. Sai, essendo cresciuto palleggiando un pallone fatto di stracci, su campo senza erba e non avevo i soldi per andare all'allenamento in autobus. Così mio padre faceva prostituire mia sorella di ventitré anni per pagarmi il biglietto.

Ah, anche quella di 23?

Tutte, mio padre è morto ricco.

E tu?

Ero già in Australia, quando tornai in Brasile, accettai una lega inferiore per stare nel mio paese. Ho rischiato la carriera. Fortuna che è arrivato Arredo.

Ariedo. Ariedo Braida.

Lui, Arredo. Era con un certo Cesare Maldini, il fratello di Paolo, e all'epoca allenava il Paraguay. Ho subito capito che quei due andavano dallo stesso parrucchiere.

E così il Milan. Che oggi ti parcheggia a Bari nonostante la cessione di Kakà. Chi poteva soffiarti il posto? Giocare con Pato e Ronaldinho dietro alle punte non sarebbe stato ideale?

Per loro di sicuro. Inzaghi ormai è vecchio, Borriello non vale nulla anche se mi sarebbe piaciuto stare in squadra con lui.

Simpatico?

Non, per via dei festini, ho saputo quella storia sulla coca...

Veramente è stata una pomata. Cioè, la sua fidanzata usava una pomata, là, nelle parti intime insomma. Capisci?

Ah... ma usare il naso come tutti no?

Eh... ad ogni modo, torniamo al calcio. Sogni mai la nazionale?

Sì, mi piacerebbe vincere una Confederations Cup.

Un mondiale no?

No, livello basso, ha perso appeal. Squadre inutili, troppe.

Beh... anche in Confederations però, c'era l'Egitto...

Che ha battuto l'Italia. E poi per arrivarci devi comunque vincere qualcosa, non come al mondiale che vai là gratis. E dimentichiamo la Nuova Zelanda.

La Nuova Zelanda? E' andata piuttosto male.

Colpa di quell'uno-due iniziale con la Spagna, erano ancora freddi e un po' tesi. La Spagna è stata molto fortunata a segnare subito 4 goal, questo ha fatto saltare un po' tutti gli schemi. Se i neozelandesi avessero tenuto il pareggio fino all'89° poteva succedere di tutto. Il loro contropiede è micidiale.

Andiamo oltre... quindi i mondiali no insomma.

Li ho già vinti, nell'under 11, si giocò in Nepal e battemmo in finale le Isole Tonga.

Le Isole Tonga in finale?

Fino agli 11 sono tra i più forti al mondo, poi si perdono un po' per strada, si drogano e passano al rugby. A quei mondiali batterono l'Italia 4-1.

L'Italia ha fatto un mondiale under 11??? Io nemmeno sapevo esistesse un mondiale U11...

Certo, ma non sai proprio un cazzo eh! Ciava, Poli, Peretti, Trisciù, Cinaschi, Paloschi, Litbaschi, Brunello, Russetti, Chianti, Nardini. Arrivarono in semifinale.

Comunque. Saudade?

Si fottano.

Chi?

I miei familiari. Li ho mandati a stendere qui pezzenti, sempre a chiedere soldi.

Il giocatore brasiliano più forte di sempre?

Verrebbe da dire Tostão, ma sarei scontato. Renato.

Renato?

Sì, Renato "Gaùcho" Portaluppi.

In che squadra avresti voluto giocare in Italia?

Nel Napoli di Maradona.

Eh beh, palato fine. Chissà che roba in campo.

Eh, pensa che roba fuori dal campo... io per quello ci vorrei essere stato.

… e a livello mondiale?

Nel Torquay United del 1912, una grandissima squadra.

Ah... va beh... lasciamo stare. Qual è la tua posizione preferita in campo?

Gioco ovunque, decide il mister. Nel 2003 ho giocato tutto il girone di ritorno in porta, sono diventato capocannoniere e ho parato 9 rigori. In un'occasione ho respinto il tiro con la gamba e ho inflitto potenza al pallone che già l'avversario aveva calciato con una velocità intorno ai 150,7 km/h...

Addirittura ma...

...zitto cretino! Dicevo, ho respinto aggiungendo forza e ho spedito la palla nella rete avversaria. Un gran goal.

See... e magari hai bucato la rete e il muro.

Magari. Solo la rete. Dietro c'era un fotografo, è stato centrato in pieno viso. E' ancora in coma. Una fatalità.

Ma chi può crederci...

Come volete. Ho tutti i filmati a casa. Ho tutti i filmati dei 746 goal segnati, non come quel borghesuccio di Pelè che si aggiustava le partite. Maradona è mejo e Pelè, tiè!

Ma va, Diego ha pure rubato un mondiale con quel goal di mano.

Era di testa.

Era di che???

Di testa, che non l'hai visto?

Ma se c'è anche una foto evidentissima.

Evidente un tubo, nella foto la palla non è incollata al braccio. Poi quello è diventato il fotografo di Gascoigne, un idolo, avrei giocato volentieri con lui.

Averlo avuto a centrocampo non deve essere stato male.

Nemmeno al volante quando ti porta a vacche.

Va beh, senti, qua stiamo perdendo di vista l'obiettivo. Che è parlare di calcio e del tuo futuro...

Sì, sì, decide il mister, mi adeguo, sono a disposizione, segnerò 900 goal in tre anni, vinceremo la Champions League e il mondiale per club, Blatter è gay, Platini mi fa una pippa, mi daranno 7 palloni d'oro, tre d'argento, due di bronzo, ho già trombato 1694 donne, domattina scriverò un libro su di me, Adriano? Il mio compagno di stanza ideale, Mourinho? Lo rispetto, dice cose che non capisco e quindi non ci sto male, Mancini era meglio? Non credo, vista l'età è giusto che Mourinho alleni e Mancini giochi... oddio, è meglio se non gioca ma va bene lo stesso, la Juve? Squadra da battere, il Milan? Si pentirà di avermi prestato, la Roma? Spalletti non ha il parrucchiere di Arredo, Verona ha solo una squadra, vorrei vedere la moviola prima di giudicare, non credo alle plusvalenze, sì Moggi telefonò anche a me, da piccolo giocavo con la palla di stracci, sul campo senza erba e senza i soldi per pagarmi l'autobus e andare agli allenamenti e mio padre faceva prostituire mio fratello di 31 anni coi turisti gay, calciatori gay? Non ci credo, l'olocausto? Una invenzione della sinistra... anzi, no, le puttane di Canale 5 sono un'invenzione della sinistra, l'olocausto lo ha inventato Spielberg per farci un film...

Ok, basta basta... dicci almeno se hai un hobby sano.

Sì, il cinema.

Porno?

Ma che dici, sei scemo? Quello mica è cinema. Mi piace molto il cinema italiano, d'autore.

Finalmente! Fellini, De Sica, Antognoni?

No, Calà.

Chi?

Jerry Calà. Ho tutti i suoi film in dvd hd... molto belli e impegnati quelli degli anni 80, introspettivi. Un po' più leggeri ma davvero intelligenti gli ultimi, Vita Smeralda è un piccolo capolavoro.

Dvd HD... di Calà?

Sì, a Bari vecchia si trovano. Li ho presi da un tunisino da cui puoi fare anche la raccolta punti. =gni 5 dvd un punto, a 80 vinci un gommone, a 25 c'è un remo...

Tu che hai vinto?

I braccioli, per ora... 5 punti.

I braccioli?

Sì, non so nuotare.

Ma sei nato a venti metri dall'oceano.

E che cazzo ne so, io passavo le giornate a giocare con una palla di stracci... senza erba... autobus... prostituire... 27 anni...

Dedicato ai bidoni degli anni 80. Ci mancate.

martedì 11 agosto 2009

Trapasso, Mortensen e il caldo: tempo di preseason

Sarò colpa del caldo, sarà che ormai in sto blog o scrivo io o non scrive nessuno e ultimamente non scrive nessuno, sarà che quando hai la possibilità di caricare la partita scaricata in hd su una pennetta e vederla direttamente sul tuo televisore nuovissimo riesci a fare un sacco di cose in più, anche quelle che non avresti mai fatto...sarà quel che sarà della mia vita chi lo sa...insomma ho deciso di procurarmi, vedermi e commentare la prima partita della nuova stagione: Buffalo Bills vs. Tennessee Titans at Canton, Ohio, preseason.

Probabilmente è solo questione di astinenza (a sotto una diapositiva dell' astinenza del tifoso), ma alla fine usciamo dalla visione non delusi, il che di per sé è un fatto più che positivo per chi come me ha sempre mal sopportato le partite d' agosto e che per lo più si limita a leggere i recap sperando di non trovare notizie di infortuni che manderebbero a donnine di facili costumi la stagione (anche fanta-parlando). La curiosità in questa prima partita era tanto, gli osservati speciali erano 2/3, uno per ogni compagine: T.O. lato Bills, Vince Young lato Titans e vedere l' effetto che fa scoprire che affianco ad Al Michaels quando ad inizio partita allargano l' inquadratura non trovare più il faccione di John Madden; e questa è la prima cosa che scopriamo, la sensazione è strana e Collinsworth (il suo sostituto) ci stava già a pelle sulle palle quando commentava per la neonata NFL Network qui continua per quella strada, ma poco ci importa tanto non capiamo quello che dice e andiamo avanti: il secondo dato da rilevare è l' utilizzo delle maglie “vintage”, ci dicono dalla regia maglie atte a celebrare il cinquantennale della fondazione della AFL e che saranno riproposta in svariate partite quest' anno tra squadre che per l' appunto provengono da tale lega, i Titans ovviamente celebrano in quanto furono gli Houston Oilers e vedere quel traliccio petrolifero sui caschi ci riporta alla mente a quel football che non c' è più e che per certi versi abbiamo vissuto per poco tempo, giusto il tempo di cercare nella memoria quel football andato che dal nulla Trapasso ci riporta al presente, se non al futuro, un punter che segna un touchdown su corsa, cose per cui vale la pena stropicciarsi gli occhi 3 4 volte per capire cosa diavolo è accaduto, domanda che si pongono anche quei 3 4 difensori di Buffalo caduti nella finta, se il buon giorno si vede dal mattino.....

Potremmo perdere ore e ore, sprecare inchiostro su inchiostro a parlare di questa mirabolante finta e di questo Trapasso...che già il nome sarebbe sufficiente per aprire un dibattito, ma non c' è tempo, la preseason scorre veloce (contiene battuta....) a ritmi incalzanti.....e ringraziamo il buon dio che riusciamo ad arrivare al secondo drive della partita senza addormentarci per vedere così le prime azioni in maglia Buffalo del nuovo Terrell Owens, che probabilmente di nuovo non ha nulla...ma tant' è, Trent Edwards, che il telecronista definisce come il suo “new best friend”, lo cerca subito nelle prime azioni, due lanci in sua direzione, due ricezioni, due primi down, arrivederci alla prossima partita e grazie. Poi lo intervistano pure, gli chiedono un parere sul suo nuovo miglior amico cercando anche di fargli fare un paragone con i suoi vecchi migliori amici (Garcia, McNabb, Romo....) evidentemente di altra pasta tecnica, lui riesce (questa volta) a non cadere nel tranello, schiva bene la domanda, “stiamo cercando di trovare un buon feeling” o qualcosa del genere, troppo presto ancora per avere il titolo da prima pagina.

T.O. è sempre T.O., chi invece ci sorprende è Crumpler, boh...io non me lo ricordavo così...così...largo, sarà colpa del celestino Oilers, ma a parte la forma rotondeggiante l' ex Falcons sembra proprio quello di Atlanta, dopo un' annata non esaltante a Tennessee, da una buona mano a Collins per tirare su un paio di drive vincenti, prima di conquistare la sideline e lasciare spazio al figliol prodigo Vince Young: se il buongiorno si vede dal mattino, per il prodotto di Texas forse è meglio tornare a dormire; primo drive pieno di ruggine conclusosi con un intercetto, resto della partita in leggero miglioramento, anche con un bel TD di tocco, dove più che altro vanno evidenziati i meriti del ricevitore, tale Paul Williams, al terzo anno in NFL, con 2 ricezioni a referto...that's why we love preseason game.

Il resto della partita ha poco da commentare, si seguono con un occhio di riguardo i rookie: Cook, TE di tennessee, mette in mostra ottime doti in ricezione, Javon Ringer, sempre sponda Titans/Oilers corricchia per il campo, fa anche una bella corsa che però gli viene cancellata proprio da un holding del Cook di cui sopra; trova spazio per un drive anche Mortensen, figlio di quel Mortensen che spesso viene citato negli articoli di ESPN, essendone un giornalista. Con il babbo sugli spalti, il figliolo lancia un intercetto e se ne torna a sedere...il giorno in cui il figlio di Xavier Jacobelli sbaglierà un calcio di rigore torneremo a parlare di calcio.

Per ora è tutto....ovvio che non seguiremo tutte le partite di preseason, ma la stagione è alle porte...stay tuned, il tempo è maturo...


giovedì 9 luglio 2009

L' erba vicino alla rete è sempre più verde

Vorremmo festeggiare una risurrezione, la risurrezione del tennis: ma purtroppo non possiamo, l' ultimo chiodo sulla bara era stato piantato giusto un anno fa, quando Rafael Nandral...scusate Nadal..batteva Federer a casa sua, sull' erba di Wimbledon, interrompendo una striscia di vittorie sui più prestigiosi campi britannici che veniva da al di là del tempo misurabile, con quella vittoria lo spagnolo conquistava definitivamente la coccarda del miglior tennista al mondo e tutti gli amanti di un tennis più tecnico che atletico vivevano un giorno triste ed erano costretti ad inchinarsi al nuovo modo che avanza. Per carità niente di nuovo, anche Courier era stato numero uno, anche Ferrero lo era stato in tempo ancora più recenti, capita, la tecnica non è mai stata tutto, il tennis è sempre stato uno sport che ha fatto dello sforzo muscolare e della resistenza ad esso una sua prerogativa, però per chi è nato e cresciuto con Edberg, Stich e Becker, insomma per chi è cresciuto a pane, serve, volley e wimbledon veder vincere Nadal (o Hewitt ) sull' erba londinese è un discreto colpo al cuore.

Rivedere Roger tornare a trionfare a casa sua, parzialmente ci ripaga delle sofferenze dell' anno scorso, ma non ci soddisfa del tutto, perchè l' acerrimo rivale era per l' appunto assente e allora è ancora presto per parlare di risurrezione, diciamo che stiamo cercando di riportarlo in vita, ma non si sa se stiamo parlando ancora di Lazzaro o di Frankenstein....

Il tennis però è cambiato irrimediabilmente e non vogliamo fare la figura di quei 60enni che si guardano sempre indietro ricordando i bei tempi passati bollando il presente sempre in malo modo, con fare snob. Il rischio di fare questa figura c' è, ma cerchiamo di essere il più obiettivi possibili e pensiamo di scoprire l' acqua calda nell' affermare che ormai non ci riuscirebbe nemmeno più “Chi l' ha visto” a trovare il serve&volley che tanto ci divertiva quando eravamo “giovani”, non è colpa del nostro snobbismo, è colpa dell' evoluzione che questo sport ha fatto andando anche a modificare per l' appunto il modo di preparazione dei campi, così che l' erba di Wimbledon non è più l' erba di una volta, senza stare a scomodare Adriano Celentano con il ragazzo della Via Gluck o i viaggi ad Amsterdam negli anni 90.

Citiamo SportWeek: “Fino al 2000 l' erba di Wimbledon era composta al 70% da loglio e al 30% dalla festuca rossa strisciante. Dopo si è passati al solo loglio perenne, che rende la superficie più secca e dura e favorisce rimbalzi più alti della pallina dando più tempo alla risposta.”, vabbè avessi detto “i 500 anni di tennis” di Gianni Clerici (tra parentesi, 70 euro, ci fosse la versione da 7 euro solo con gli ultimi 50 anni, non sarebbe male...e potrei citare anche Clerici) ma resta comunque una fonte attendibile. Insomma basta guardare il centrale il giorno della finale in questi ultimi anni e quello che era sino agli anni 90, a torneo finito ora ci si può andare pure a fare un picnic vicino rete, tanto rimane intatta l' erbetta là in mezzo, la volée non la fa più nessuno, non la fa più nemmeno chi è bravo a farla, ed è un vero peccato. Sarà che l' anima da portiere che vive in me ha sempre visto in quel gesto una emulazione del tuffo, chi va a rete para, chi sta sul fondo tira....e non mi è mai sembrato difficile schierarmi dalla parte di chi deve parare.

Togliere la volée al tennis è un po' come togliere la schiacciata nel basket, continui a vederlo, anche un tiro da 3 ti fa sobbalzare sul divano, ma la schiacciata ti ci mette in piedi sul divano....capisci che c' è differenza....

Sull' erba il rimbalzo ERA irregolare, basso, diverso, non ti dava il tempo giusto per colpire la palla, allora meno ci stavi sul fondo e meglio era, ecco che ti buttavi a rete e accorciavi lo scambio, sfidavi l' avversario a passarti, lobbarti, lo forzavi ad inventare qualcosa mentre tu eri pronto a scattare come una molla, per metterci la racchetta, per giocare con il tuo polso per far morire l' offesa altrui e rispedirla imprendibile al di là della rete. Ora non è più così, hanno messo una terra colorata di verde, i rimbalzi si son fatti regolari e comunque i materiali, le racchette in particolare hanno smussato molte delle irregolarità dei campi in erba, ora puoi scentrare (= non centrare....) la palla ed è difficile che questa comunque non vada tranquilla dall' altra parte, all' interno del campo (ok, non ditelo a Roddick che nel 76esimo e ultimo game della finale ne ha steccate un paio di troppo), una volta era questione di centimetri, ora di decimetri....rischi di tenerla in campo anche con il telaio. E allora chi te lo fa fare di buttarti a rete e soprattutto chi te lo fa più fare a passare ore da bambino ad imparare la volée???

Forse dovremo arrenderci, il tennis (come piaceva a noi) è morto, dovremo iniziare ad apprezzare il rovescio a due mani da fondo campo e l' erba ancora verde vicino alla rete. Probabilmente chi non ha potuto apprezzare quello che faceva un Edberg a Wimbledon alla fine magari non può nemmeno capire la differenza, alla fine anche Borg ha vinto 5 Grand Slam sull' erba inglese, quando ancora era erba...ma almeno combatteva con chi a rete ci andava, eccome se ci andava, lo stesso si può dire di Agassi, ecco Chang non l' ha vinto mai Wimbledon...magari lui avrebbe avuto qualche chance in più a giocare in questi anni......no no...non ci arrenderemo, ridateci la volée, vi promettiamo che i piedi sul divano non ce li mettiamo, però ci sembrerà comunque di essere ancora giovani e meno snob.


domenica 5 luglio 2009

Sport e immagini #20



Roger Federer batte dopo 4 ore e 16 minuti e dopo 5 set (5-7, 7-6, 7-6, 3-6, 16-14) un Andy Roddick al suo miglior tennis in carrera, conquistando il 6° Wimbledon e il 15° titolo dello Slam.
Inchini.

Sport e immagini #19


Steve McNair 1973-2009
É un giorno di lutto per chi come noi di ECT vive il football e lo sport in generale in maniera viscerale e passionale. Scompare in circostanze tragiche un uomo e un giocatore che ha contribuito con il suo modo di giocare a rivoluzionarsi il football e a fare appassionare tantissimi di noi.
R.I.P.

lunedì 29 giugno 2009

Yankees and Confederates


Prendiamo a prestito il titolo di un pezzo degli US Bombs che non ha nulla che vedere con questo post, né come titolo né come contenuto. Però ci piaceva, ha qualche assonanza con quanto conclusosi ieri sera, e vogliamo celebrare così l'avvento degli USA nella leadership del soccer mondiale, la grande impresa a stelle e strisce nel gioco più amato del mondo dopo il cricket, la grande rivincita del terzo mondo calcistico (o secondo, fate voi). L'impresa che ha tenuto davanti agli schermi milioni di persone anche perché, da dietro, nessuno vedeva una mazza.

E così, con la tempistica playitiana che subiva un'impennata di esaltazione dopo l'incredibile passaggio del I° turno con tanto di articoli in tempi quasi reale che rivitalizzavano anche il buon vecchio Fatur di epoche che molti considerano pre-purghe, la cavalcata degli USA prendeva sempre più forma diventando quasi una realtà incontestabile a soli 45 minuti dalla fine del torneo.

Diciamolo, la Conferedations Cup è una figata, non la guarda nessuno e presenta un 80% di squadre indegne, ma è una figata. Volete mettere con le amichevoluccie di fine campionato contro Islanda, Irlanda del Nord o Polonia. Almeno qui si parla di un torneo ufficiale e nessuno, a parte l'Italia, vi si presenta dicendo che tutto sommato non gliene frega niente di come andrà a finire. Certo, perderla non è un dramma, ma dipende anche da come perdi. E vincerla è sempre meglio che perderla, diciamolo.

Ad ogni modo, la Coppa delle Confederazioni (CC) è un buon antipasto per chi ama il calcio, non ha una cippa di meglio da fare e vede il proprio campionato via via svuotarsi dei talenti migliori. Forse, se in Serie A domani giocheranno solo i Peretti, i Russetti e i Poli la nazionale risulterà compatta e competitiva anche in tornei di seconda fascia.

Quattro passi indietro

Benché la CC esista dal 1992 in Italia se ne sono davvero accorti tutti solo 4 anni fa quando Brasile e Argentina si affrontarono in Italia. Probabile che per Sport Italia sia stata la serata col maggior dato di ascolti di sempre, persino la stampa nostrana esaltava la sfilata di campioni, molti dei quali protagonisti in Italia e alcuni dei quali poi finiti a bere troppo alcool per risultare credibili; una stampa che anticipava il gran gourmet della Coppa del Mondo dell'anno seguente quando, invece, in Sudamerica finirono zeru tituli.

Nata come un trofeo amichevole organizzato da non so quale re dell'Arabia Saudita, tempo pochi anni e la Fifa se ne appropriò trasformandola in un torneo ufficiale, prima biennale poi, vista l'alta percentuale di gare soporifere, diventò quadriennale e da giocarsi l'anno prima dei mondiali nella medesima sede di questi ultimi.

Storico il 4-1 dei brasiliani all'Argentina di cui sopra, tristemente famosa anche la partita in cui morì il camerunense Foe. Tutti ricordano l'episodio, nessuno che avvenne in una finale di CC. Si era ancora in epoca biennale, la Francia vinse il suo secondo trofeo dopo quello del 2001 in una bruttissima finale (che io vidi...) contro il Giappone e che già lasciava intendere il clima del mondiale asiatico tanto voluto da Sepp Blatter. Probabilmente la partita più brutta della storia del calcio superata due settimane fa dall'esordio tra Sudafrica e Iraq. 'Na ciofeca.

Il Brasile ha vinto il terzo titolo, una finale la perse, col Messico 4-3, una l'ha vinta l'Argentina e l'altra... la Danimarca, quella campione d'Europa. Proprio quella.

Il Sudafrica

Trofeo spento se non per una paio di match, ma la valutazione la lascio ad altri visto che, lo ammetto, ho seguito poche gare, tutte in modo distratto e senza una vera continuità. Mi hanno colpito gli stadi perennemente vuoti, come se da quelle parti nazionali come Brasile, Spagna e Italia passassero ogni sei mesi per una tournée. Per la Nuova Zelanda sono giustificati, quando passano di là è per un altro sport e per esibizioni di tutt'altro spessore. Il sorteggio per i gironi è tipico da palline calde: Italia-Brasile non ce la vogliamo perdere e le sistemiamo insieme, se va di culo ci scappa pure il finalone con 9 coppe del mondo in campo. Per evitare figuracce inseriamo le due potenzialmente più scarse col Sudafrica, la Spagna teniamola pure, tanto col secondo posto si passa e speriamo che l'Italia vinca il girone che magari facciamo anche la bella figura di buttarli fuori. Purtroppo per loro sono arrivati tardi.

Tremende le trombette, auspico un mondiale col “mute” della TV perennemente attivato. Peggio ci sono state solo le trombe dell'Intercontinentale a Tokio ai tempi del culo di Sacchi. Gli stadi non ho capito se siano belli o brutti ed ho seria difficoltà coi nomi delle citt anche se, un giorno, non mi dispiacerebbe vivere a Pretoria.

Il torneo e le squadre

Il Brasile (voto 8 perché ha vinto ma spesso ha rischiato troppo grosso) trionfa senza dominare. Batte l'Egitto all'ultimo su rigore dopo essere stata rimontata dal 3-1 al 3-3, asfalta USA e Italia senza troppi problemi ma vince a 3 dalla fine col Sudafrica su calcio da fermo. Cogli USA è anche sfortunato in alcune occasioni e (nel 2009) un goal fantasma non gli avviene assegnato... pensa se succedesse tra un anno, in finale. Molto bello. Poi vince, si commuove, appartiene a Gesù e sembra che abbia vinto il 7° mondiale di fila. Un po' di calma per carità, se vincono il prossimo anno che fanno?

Gli USA (voto 9) sono la rivelazione per dove riescono ad arrivare. I problemi nella preparazione del torneo sono stati soprattutto trasformare Donovan da quarterback a regista (troppo basso per il primo ruolo), Dempsey da playmaker a punta (pessimo palleggio) e Bocanegra da cantante di feste latinoamericane in difensore (poca estensione vocale). Il resto è stata una discesa. Sfortunati con l'Italia dove rimangono in dieci se no, chissà, ridicolizzano poi l'Egitto e l'Invincibile Armata spagnola. Per 45 minuti sognano di arrivare in cima al mondo, poi negli spogliatoi gli dicono che non conta una mazza e che in Patria non se li cagherebbe comunque nessuno e si demoralizzano. Peccato. Il sogno americano svanisce su un colpo di testa del commovente Lucio, sollevato direttamente dalle mani del Cristo per giungere lassù, più in alto di tutti.

La Spagna (voto 7) sottovaluta gli USA e si fa mandare a casa, poi si diverte nella finalina che se già conta poco ai mondiali figuriamoci qua. Questi fanno paura, sono giovani, bravi tecnicamente, pieni di gente che la butta dentro. Di solito però ai mondiali si sciolgono, vediamo se sarà ancora così. Certo è che, dopo che la Nuova Zelanda ci aveva impensierito in amichevole ero curioso di vederla all'opera con gli iberici; ho acceso il televisore con 20 minuti di ritardo e l'ho spento subito leggendo un tragico risultato.

L'Italia (voto 3) è già discutibile per la scelta dei pantaloncini (mi dicono marroncini) che indossa le prime due gare. Che il merchandising debba prendersi la briga di cambiare anche i colori “sociali” delle nazionali mi sembra vergognoso ma, per lo meno, si prenda ispirazione dalla bandiera, non dal buco dal culo. Ad ogni modo, ogni gara è un pianto. Per piegare l'incredibile resistenza degli USA in dieci per tutto il secondo tempo servono due tiri da 70 metri, con l'Egitto si va sotto dormendo su un corner e fermati dal fantastico portiere avversario, talmente forte che esce imbattuto. Con noi, perché negli altri 180 minuti ne prende 7, di cui tre dagli USA. Col Brasile il tracollo avviene in 7 minuti e anche quando basterebbe un goal per passare sì e no gli azzurri riescono a provarci. L'idea è che il ricambio generazionale pagherà molto poco in tempi brevi e lo spettro di una bella vacanza stile Mexico 86 è dietro l'angolo. Che figurone. L'unica speranza di Lippi è che Legrottaglie belongs to Jesus anche lui.

Le altre lasciano poco o nulla, la Nuova Zelanda (voto 10 perché ha esultato per uno 0-0 con l'Iraq più di quanto non abbia fatto il Brasile e questo senza appartenere a Gesù) la chiamano All Whites e non so se sia vero o un'invenzione di Galeazzi. Sarebbe ridicolo. L'Egitto (voto 7 perché batte l'Italia) fa pena ma infastidisce il Brasile e sconfigge gli Azzurri. Poi con gli USA torna quello di sempre. L'Iraq (voto 3) semplicemente scende in campo nelle 3 più brutte partite del torneo: una parte di colpa l'avranno loro, no?

I goal più belli? La punizione del solito Mphela per i padroni di casa al 93° della finalina, una sassata storica. E, al primo posto, il contropiede degli USA finalizzato benissimo da Donovan nella finalona. Ho immaginato il buon Spicci in piedi sul divano che si lanciava verso il lampadario della sala per appendersi esultante.

Commenti e l'sms dell'anno

Splendido il siparietto di Massimo Mauro dopo l'eliminazione degli Azzurri: “ora che siamo fuori posso dirlo, questo torneo non conta nulla, non me ne frega niente”

La D'Amico prova a intervenire e lui “l'Italia nei tornei che non contano non si impegna, se ne frega”. Apro una parentesi: e far pagare le spese di viaggio, vitto e alloggio a questi 20 cerebrolesi che vanno là per fare una sega? Mandare un bel certificatino no?

La D'Amico: “va beh, si diceva così anche della Coppa Intercontinentale, poi ci sono squadre che su quella coppa ci hanno costruito momenti di gloria”
Mauro:”si vabbé altra cosa, per fare l'Intercontinentale devi vincere la Champions o l'altra coppa, tutta un'altra storia”. Nessuno ribatte quando un bel “coglione, per fare 'sta merda di torneo devi però vincere o il mondiale o l'europeo, presente? Quelle coppe che, per fortuna, hai sempre visto in TV” In Parlamento ci stava bene, ma a volte capisco che anche in quel luogo certa gente sia fuori posto a prescindere.

Sorvolo sui giornalisti di ieri sera del tragico canale 200 di Sky, l'uomo almeno ammette la propria ignoranza sugli sport americani e non mostra troppa sorpresa quando vede che, in alcuni siti, la notizia della sconfitta USA è in secondo piano rispetto al baseball. Ma pensare che il sito visionato poco prima sia quello di Sport International e non Sport Illustrated sarebbe da licenziamento in tronco anche in Angola.

Comunque, il torneo è quello che è, ci si perde giusto 5 minuti anche se è giusto dire che l'Italia ha fatto pena e il futuro non è così roseo con certa gente. Gli USA invece sono ormai una realtà e come gli africani dovevano vincere un mondiale entro il 2000 sono convinto che anche per loro la data sia vicina anche se nessuna africana ha rispettato la propria. L'Italia, dicevamo però, non ha certezze ed è arrivata dietro agli USA che hanno pure battuto la squadra più forte del mondo (la Spagna, si dice). Zeru certesse, né nell'esperienza dei veterani né sulle speranze dei giovani. Anche se per la Germania non partivamo messi molto meglio a morale. Guardare la nazionale è comunque uno strazio, pensare che il Brasile anche di questi torneini inutili ne vince parecchi e ci gode pure fa un po' incazzare. Restano solo i messaggi da mandare a Julius, la Bestia delle Bestie di Carpi, sempre pronto ad una rasoiata per tutti, un intervento da dietro pronto a spaccare le gambe. Così, dopo due o tre scambi di insulti alla squadra dopo la prestazione coi verdeoro giunge la sua sentenza:

“Bestia è inutile a parte il mondiale 82 dobbiamo chiederci come abbiamo fatto a vincere 4 mondiali: dei primi 2 non ci sono le immagini l'ultimo ai rigori”

Come direbbe Landon Donovan: period.

domenica 28 giugno 2009

Affinità-divergenze fra il compagno Canepa e noi. Del conseguimento della maggiore età e la constatazione che ci vogliono 2 palle così - MotoGP 09 #7

Siamo seri, qui è ora di contestare. E di farlo con forza. Va bene, sarà un mondiale probabilmente tirato fino in fondo, forse una gara a 3 fino all'ultima curva, ammesso che a Stoner passi il mal di pancia o quello che ha.

Sarà una bella sfida punto a punto per tutto il 2009, la cosa brutta è che per seguire questo rincorrersi di punteggi in classifica generale basterà anche solo leggere sul giornale la mattina dopo la corsa. Che senso ha continuare a guardare queste corse? Vi confesso che se criptassero la MotoGP da tutti i miei televisori ne risentirei il giusto. Io, che in un modo o nell'altro l'ho sempre seguita, dalle sgamate di Tele+ di amici alle VHS passate vuote e riavute con la gara registrata. Rainey, Doohan, Lawson, Gardner, Schwantz, ma anche Roberts sr e Spencer e poi Luchinelli, Roberts jr, Mamola, Biaggi, Rossi. Li ho visti tutti, chi più chi meno, li ricordo tutti, chi più chi meno. Nel mondiale 2009 ci vogliono 2 palle così: a guardarlo, non a guidarlo.

Ho visto derapate incredibili, numeri spettacolari, gare che, fino a qualche anno fa, restavano incerte e piene di battaglie a 2, a 3, a volte anche a 4, fino alla fine. Oggi esaltare una gara che ha due-tre sorpassi importanti nei primi 7-8 giri e poi costringe la regia a mostrare la gara per il 5° o, peggio, 10° posto non ha senso. Nessuno pretende una Laguna Seca 2008 ogni settimana, ma almeno scontri alla Roberts-Spencer (ok, Roberts il meglio lo aveva già dato da un po', ma aveva due palle tanto), Rossi-Biaggi in Sudafrica, per citarne una, Rainey-Schwantz.

Voglio dire, non è che conti molto discutere del "si stava meglio quando si stava peggio" né si può insistere con chi non vuol capire che tra gli anni 80 e i 90 abbiamo avuto una serie di campioni che oggi ce li sogniamo. Va da sé che non si possa ricordare ogni corsa, che probabilmente il dominio in una qualche gara singola con 20 secondi sul primo avversario utile ci fosse anche all'epoca, ma se Rainey, ad esempio, vinceva mondiali conquistando 6 o 7 gran premi (3 nel suo ultimo titolo iridato!) qualcosa vorrà dire. Lotta, difficoltà, talento sparso qua e là.

Non vale il paragone coi due titoli di Nicky Hayden di tre anni fa, un campionato vittima delle sfortune (e di due erroracci) di Valentino Rossi, queste cose rientrano nei casi della vita, le casualità, le variabili che comunque rendono interessante un mondiale diversamente scontato.

Questo non lo è, ma non lo è nel suo complesso, mentre le gare singolo sono spesso una palla. Qualche talento in giro c'è, chi può infastidire Valentino Rossi esiste, ma da quando si è abusato di elettronica tutto è finito. Di fatto, prima, Valentino vinceva facile perché più forte, ma almeno metà mondiale te lo godevi tra volate con Biaggi e spallate con Gibernau. Gibe, poca roba, ma con quella Honda provava a combattere. Oggi ci propinano Pedrosa, un bluff spaventoso assolutamente inidoneo alla classe regina.

Alla MotoGP devono capire una cosa: loro la Fota non ce l'hanno, e quando il marchio Rossi si esaurirà il rischio è di ritrovarsi con campionati aperti ma con poco talento e nessuna emozione dovuta a mezzi che paiono infilati su dei binari e se non hanno in sella l'eroe che apre la marcia un po' di più arrivano fino al traguardo da soli, senza scossoni e divertimento.

Non è solo l'Italia ad eccedere sul Rossi, che i 100 GP li ha vinti e messi in saccoccia, ma mentre Meda ricorda come milioni di italiani abbiano segutio queste 100 vittorie "spesso in piedi sul divano" (ma chiiii?????) io mi chiedo se riavrò la mia vecchia Classe Regina. Perché, oggi, dormire durante una gara di F1 può essere normale, rischiare di farlo a ogni corsa in moto no, non ci sta.

Quindi che senso ha dispensare 10, 9 o 8 a tre piloti che in base al circuito, la gomma, e la salute fisica possono vincere rischiando sempre il giusto? I voti non servono, negli anni questo sport è continuamente peggiorato e sopravvive con Rossi, tra chi lo vuole campione sempre e chi gli tifa contro. Dopo si rischia il vuoto e una noia incredibile. Sono pronto a barattare, non vedo l'ora anzi, i 7 milioni di spettatori in più guadagnati sul divano da Italia 1, con le corse di una volta, molto più simili alla SBK anche se con meno sportellate (che poi anche la SBK, oggi, latita un pochino...). Che mi frega di avere uno che vuole vincere annoiandosi? Meglio i 2 milioncini di un tempo, con gare vere, piloti veri, dove anche i non fenomeni come Mamola facevano numeri da urlo e la moto se la dovevano tenere in piedi con la propria forza. E il proprio stile.

Tutto questo è sbagliato e mi fa venire una gran depressione. A domani, si parlerà di Confederations Cup... a proposito di cose poco appassionanti.

giovedì 18 giugno 2009

Kobe, Zen, e The Big Fish: ed è titolo numero quindici



"A big ol' monkey off my back". Ecco le parole con cui Kobe Bryant ha descritto il suo quarto titolo di carriera, sottolineando, con quella particolare espressione, di essere finalmente riuscito a vincere da solo, da leader assoluto dei suoi Los Angeles Lakers, senza dover condividere il proscenio con un'altra superstar di uguale grandezza. Quella monkey aveva piuttosto assunto le dimensioni di un gorilla, o meglio di un godzilla, o meglio ancora di un Shaq-zilla: era difatti dal quel giugno 2002, da quel tremendo sweep terminato con la classica miriade di carte, cartacce e cartine che gli americani chiamano confetti che ricopriva il la pavimentazione in legno dell'impianto dei New Jersey Nets, che Kobe Bryant, pur essendo già entrato tra i più vincenti di sempre, aveva una missione chiara da completare nella sua vita di giocatore, a qualsiasi costo.


Tutti gli avevano detto che sì, era grande, ma senza Shaquille O'Neal non avrebbe vinto, fatto poi avvalorato dal titolo poi ottenuto dal medesimo Shaq al suo primo anno lontano dai Lakers, e dalla continua ricerca di un trofeo che aveva oramai divorato il fegato di Kobe, passata dalla sopportazione dell'umiliante sconfitta in finale contro Detroit dei Lakers di Gary Payton e Karl Malone, e dall'altrettanto deprimente gara 6 dello scorso anno a Boston, nella quale L.A. fu seppellita sotto 131 punti dei Celtics versione titolo numero diciassette. Shaq vinceva a Miami assieme al suo nuovo amico, Dwyane Wade. Kobe non aveva più vinto niente, se non qualche sfida diretta con il nemico (o amicone? mah...) nelle classiche sfide di Natale di qualche tempo fa.

Dalla scorsa domenica non è più così, Bryant può entrare finalmente di diritto, ma secondo il nostro parere vi era già stato inserito in precedenza, tra le più grandi leggende Nba di sempre, perchè quel fuoco negli occhi, quella fame di vittoria, quell'ossessione che l'ha fatto lavorare in palestra più di chiunque altro, dando l'esempio lui per primo ai compagni che gli hanno fatto da (ottimo) contorno in questo viaggio, erano le stesse peculiarità mostrate da Sua Maestà, Michael Jordan, giocatore che mai come quest'anno è riuscito ad emulare così da vicino.


Eccolo servito, quindi, l'epilogo di un campionato Nba che non sempre è all'altezza delle aspettative in alcune sue fasi dormienti della regular season, ma che quando cominciano i playoffs sa davvero essere di un livello che nessuno potrà mai riuscire a raggiungere. Alla fine, hanno vinto ancora loro. Ancora perchè da quel diciassette dei Celtics, i rivali Lakers non sono affatto distanti, ritornano a due lunghezze di distacco, e possono sentirsi ulteriormente motivati nel cercare di vincere ancora, mirando come obbiettivo proprio quella rivale più titolata di tutti gli altri nella Nba.


I Lakers, nonostante la loro fama di squadra perennemente in grado di provare a vincere il titolo, sono andati contro tutti i pronostici. Ci sono andati senza Shaq, sostituito da un bambinone troppo cresciuto per il quale Kobe aveva chiesto lo scambio (ricordate? avrebbe voluto Kidd al suo fianco, al posto di Andrew Bynum...), con il criticato Mitch Kupchak al posto di Jerry West, passando per la maturazione agonistica definitiva di Kobe in un momento che pareva senza direzioni precisa da intraprendere, prima di potersi definire una contender: prima di oggi c'era solo il Bryant Show (carina l'assonanza con Brian Shaw, che sull'argomento titoli in maglia Lakers può esprimere un'opinione o due...), ed un quartetto di giocatori impauriti per i potenziali errori che avrebbero potuto commettere dinanzi al leader del branco, il quale ogni volta che ne aveva l'occasione non mancava di dire due paroline pesanti al malcapitato di turno, e, peggio ancora, andava (lo fa ancora, non preoccupatevi...) direttamente a parlarne con coach Phil Jackson, innescando la classica serie di battutine mirate, tra il vedo-non vedo, a giocatori che avevano bisogno di essere motivati attraverso le indelicatezze pronunciate davanti ai media, tipiche dell'allenatore più grande di sempre. Sì, ora possiamo anche dirlo con certezza, Phil Jackson è il più grande coach della storia del gioco, ed ha fatto quello che nessuno era mai riuscito a fare, superando una leggenda che pareva intramontabile ed irraggiungibile, quella dei nove titoli di Red Auerbach. Jackson, tra Bulls e Lakers, è arrivato a quota dieci Larry O'Briens, un numero di peso ben diverso se inserito nel contesto del basket di oggi, dove c'è la free agency, dov'è stata introdotta la tassa di lusso, dove i giocatori assomigliano più a mercenari che non a cestisti professionisti (e professionali), impedendo di fatto la possibilità di mantenere un nucleo costante negli anni, contrariamente a quello che accadeva trenta o quarant'anni fa. Jackson ha saputo vincere con Jordan e Pippen, con Shaq e Kobe, con Kobe, Pau e Derek. Ed una delle immagini più belle delle Finals, è stata proprio l'espressione soddisfatta dell'head coach, assieme al suo cappellino giallo con la X viola stampata davanti (che sapeva un pò di Spike Lee e Malcolm X, eh...), a simboleggiare un'impresa che definire storica non rende a sufficienza l'idea.


E' stato il primo titolo, invece, per due giocatori che lo meritavano, Pau Gasol e Lamar Odom.

Il catalano, giunto a L.A. in pacchetto regalo da Memphis per quello che ancora oggi è un volere del tutto misterioso da parte del GM Chris Wallace (indirettamente questo trofeo è anche suo...), è la rappresentazione tecnica più pulita del basket moderno, un atleta che sa gestire la palla come una guardia nonostante l'altissima statura, che sa utilizzare il piede perno senza fare passi come fanno tutti gli americani, che una volta era chiamato GaSoft, perchè si faceva mettere sotto da tutti ed era l'equivalente difensivo di una mozzarella, che nella gara decisiva ha finalmente mostrato carattere, e, probabilmente fortificato nell'animo dal trofeo così vicino, è riuscito a difendere alla grande su Dwight "Superman" Howard.

Il newyorkese Lamar, invece, era arrivato qui solamente come merce di scambio per Shaq, tolto da una giovane e promettente Miami con gli stessi disagi provati da un gatto quando gli si fa cambiare abitazione, punzecchiato all'inverosimile da Jackson in tutti questi anniper la sua volontà altalenante, giocatore che accende poco e spegne tanto, ma che quando accende sa essere come nessuno è mai stato, un play che sa giocare quattro ruoli, con tiro da fuori (novità!), gioco in post e movenze in entrata agili ed armoniose.






Primo titolo non è, invece, quello di Derek Fisher, che in questa edizione giallo-viola si è preso le responsabilità un tempo di competenza di Robert Horry: via Big Shot Rob, dentro Big Shot Fish, che ha vinto il quarto anello pure lui da protagonista (eh sì, prima di andare a Golden State e Utah lui qui c'era già...), decidendo sostanzialmente da solo la decisiva gara 4, o pivotal game, come dicono dall'altra parte dell'oceano. La fotografia delle finali, dovessimo sceglierne una su tutte, è la sua espressione soddisfatta dopo la tripla decisiva per raggiungere un mortifero 3-1. Aveva lasciato Los Angeles da free agent, perchè si pensava che fosse terminata un'epoca e che la squadra andasse smembrata per poi essere ricostruita attorno a Kobe, lui era tornato chiedendo il permesso ai Jazz di essere lasciato libero, non per cercare altra gloria, ma perchè la figlioletta aveva bisogno, per una grave malattia poi fortunatamente risolta, di un'ospedale attrezzato come quello di Los Angeles, che gli garantisse le migliori cure possibili.

Una parola, anche di più, pare giusto spenderla anche per i perdenti, ovvero quegli Orlando Magic la cui presenza a queste Finals era del tutto impronosticabile, e che se non altro sono riusciti a vincere la prima gara di finale della loro storia, dopo aver terminato la prima esperienza con un cappotto al passivo per mano di Houston, nell'oramai lontano 1995. Ai ragazzi dell'apprezzabile Stan Van Gundy va il grandissimo merito di essere arrivati all'atto conclusivo percorrendo una strada più difficile rispetto a quella dei Lakers, arrivando a battere Boston in sette partite, pur senza Kevin Garnett, vincendo la partita decisiva fuori casa, e soprattutto mettendo la parola fine a tutte quelle maledette speculazioni sulla serie finale "voluta" dalla Nba, Kobe vs Lebron, con quest'ultimo ancora una volta troppo solo per riuscire nell'impresa, e troppo frustrato (ed immaturo) persino per riuscire a dare la mano agli avversari al termine di quella gara 6 nella quale Orlando aveva sgominato quella che pareva essere la corazzata incontrastabile della Eastern.
E' stata la finale che ha consacrato agli occhi del mondo un altro non americano, Hidayet Turkoglu, per tutti Brother Hedo, confermatosi giocatore dotato di ghiaccio al posto del sangue, capace di mettere un altissimo numero di tiri decisivi ed altamente infiammabile negli ultimi cinque minuti di qualsiasi partita, e che ora uscirà dal suo contratto in cerca di uno stipendio ancora più alto, che i Magic sono disposti a dargli nonostante il cap ristretto pur di mantenere intatto questo nucleo di giocatori.



Così così, invece, Dwight Howard e Rashard Lewis. "Superman" è entrato in Finale molto tardi, ed ha dimostrato di non essere ancora maturo a sufficienza per affrontare questo tipo di situazioni, cadendo nelle varie trappole difensive dei Lakers, incapponendosi nel tirare seppur triplicato ed ancora acerbo nella gestione tecnica dei falli; di fatto, quando la palla gli è arrivata con i tempi giusti e lui l'ha restituita fuori con altrettanta solerzia, il gioco perimetrale su cui sono fondati i Magic è tornato lo stesso che aveva affondato Celtics e Cavs. Per Lewis la serie è stata mentalmente in salita, nel senso che ha giocato bene solamente un paio di partite scomparendo letteralmente dalle altre, non lasciando traccia alcuna di quel grande giocatore che aveva disputato degli eccellenti playoffs, dimostrando se non altro che le pesanti cifre versate sul suo conto corrente non erano scritte a casaccio.
Benino, invece, Courtney Lee, che i playoffs li ha giocati complessivamente molto bene, così come aveva giocato altrettanto soddisfacentemente la regular season, che in finale ha sofferto tantissimo il fatto di dover marcare, a tratti, proprio Kobe, facendosi infilare da ogni angolo, ma che ha dimostrato una cosa molto importante: anche nella Nba di oggi c'è spazio per i giocatori preparati, quelli che vanno per quattro anni al college ed imparano i fondamentali, giocatori magari non stellari, ma concreti quello sì. Se le votazioni per il rookie dell'anno comprendessero anche i playoffs, non c'è dubbio che quel premio Lee l'avrebbe vinto a mani basse.

Ed ora, in un amen, ci ritroviamo davanti ad un'estate di pausa (che palle!), già pronti a vedere come andrà a finire il prossimo draft (o meglio, a vedere chi sarà scelto dopo Blake Griffin, che ha già scritto Clippers nel suo futuro...) e quali saranno i movimenti del futuro mercato, in attesa di capire se davvero Shaq andrà a casa di Lebron, se i Magic sapranno ripetersi, se la sete di vendetta di Garnett frutterà un'altra finale a Boston, e se Kobe & Phil decideranno di dare l'assalto ad un altro three peat.


Tornando invece un attimo alla vittoria appena ottenuta dai losangeleni, crediamo che sia proprio questo a rendere speciali gli sport americani: passare parte dei playoffs a sperare che una squadra perda per vederne vincere un'altra, (il sottoscritto, per intuibili motivi avrebbe preferito l'avanzata dei Rockets), ed una volta digerita la sconfitta comprendendo la superiorità di un team sull'altro, rendersi conto, vedendo festeggiare Zen, Kobe, Fish, Pau, Lamar e compagnia bella, di essere ugualmente felici, e che in fondo è bello riuscire a dare credito ad ogni impresa sportiva di si può essere testimoni, pur avendola seguita dal divano di casa, anche ad una squadra che risulti, in condizioni normali, antipatica. Non importa quanto si possa provare a detestare una squadra americana, o almeno per chi vi scrive funziona così, alla fine la conclusione è sempre la stessa, e si riesce a provare piacere per chiunque si veda recapitare, al triplo zero del cronometro della gara decisiva, maglietta e cappellino che testimoniano l'avvenuta vittoria del trofeo più importante.


Onore ai vincitori (ed ai vinti, anche, ci mancherebbe...)
Per il resto restate sintonizzati, in fondo non manca poi così tanto alla fine di ottobre.

lunedì 15 giugno 2009

Il pezzo forte - MotoGP 2009 #6

Può essere che tra dieci anni Casey Stoner, Jorge Lorenzo o il magnifico Niccolò Canepa avranno vinto più di Valentino Rossi. Più corse, più mondiali. Può essere che se Mick Dohan e la sua corazzata avessero corso due o tre stagioni in più oggi Valentino avrebbe vinto qualcosa meno invece di trovarsi a competere col solo Sete Gibernau, buono solo per alimentare rivalità sulla carta. Può essere. Può essere che Agostini fosse davvero più bravo, contestualizzando il tutto in altri tempi, altre corse, altre tecnologie, può essere che fosse più coraggioso perché il TT lui lo aveva in calendario come tappa del mondiale mentre Rossi dice che non lo farà mai. Può essere.

Ciò che è certo è che Valentino Rossi ieri ha dato ennesima dimostrazione di classe, superiorità, freddezza, esperienza. Ha vinto l'ennesimo duello 1vs1 della sua carriera (quelli persi si contano su meno di due mani), il 99° GP, ha steso Chupa Chups con una manovra che ci ha riportato a un pilota fresco, che non fa calcoli sulla classifica, sprezzante, coraggioso. E bravo. Anche Randy Mamola era bravo e coraggioso, ma in una manovra del genere sarebbe finito per i campi.

Dopo la pausa forzata al Mugello causa vacanzina toscana ricca solo di pioggia e bestemmie mi ritrovavo davanti alla TV per una gara che, di nuovo, mi fa imprecare contro l'elettronica e che appena perde Casey "enterogermina" Stoner (voto 8 vista la stoica difesa dalla cacarella e del podio) resta un monologo Yamaha che diverte i piloti coinvolti ma non esalta il pubblico. Niente a che vedere con il Laguna Seca di un anno fa tutto staccate e sorpassi. Per fortuna nella domenica di sport c'è subito un Sud Afirca-Iraq che non lesina emozioni nell'esordio della Coppa delle Confederazioni (del resto l'altra mica la chiamiamo World Cup).

Pazienza. Anche perché gli ultimi due giri sono da favola. Jorge "ecco perché dopo l'incontro a Federer danno un Rolex e a me un lecca-lecca" Lorenza si merita un 10 comunque, grande gara di controllo, studi, eccellente nel rimettersi davanti a Rossi quando conta. Il fatto di essere spagnolo e di aver visto per mesi, qualche anno fa, il suo compatriota Gibernau perdere tutte le sfide all'ultimo giro con Rossi (tranne due forse) non lo aiuta a capire che il Patacca non va mai sottovalutato.

Penultima curva, Lorenzo stacca bene, Rossi non stacca proprio, esce dalla scia, attacca con una ripresa che neanche il Ciao dei bei tempi, si inchioda davanti a lui, tiene la moto, frena e gira verso il traguardo. E' un capolavoro di istinto e bravura, è un gesto magnifico che stende il povero Lorenzo. Guido "di moto ne so una sega ma in geografia sono un fenomeno" Meda ci dice che è il più bello della sua carriera, e lo fa dopo aver confuso la provenienza di Lorenzo con il posto in cui si trova il Montmelò... eppure era là. Il catalano... il maiorchino... il talebano". Ad ogni modo Guido "se dico scatenate la bagarre in vece di scatenate l'inferno sembro un intellettuale" Meda attenderà il prossimo sorpasso per dire che è il più bello di sempre. Lui è fatto così.

Ciò che importa è che il Patacca si porta a casa un 10, trionfa e vola a 106 punti. La cosa bella, dopo 6 gare, è che tre piloti sono a 106 punti, si spartiscono un bottino dopo l'altro, hanno due vittorie a testa. Lorenzo a fine gara alza il pollice in segno di ok, ma si vede che lo metterebbe volentieri in bocca e comincerebbe a piangere come un bambino a cui hanno sottratto la figurina dell'Ancona Calcio 1983/84 e non riesce a completare l'album Panini.

Questo giro non c'è molto da fare, solo sperare che il Mondiale, elettronica o meno, prosegua su questi binari. Il resto non può essere giudicato. Andrea "non arrivo sul podio neanche se corriamo in 3" Dovizioso si becca 6.5, ma nell'inutilità del trenino dietro che regala vere emozioni solo per... il 12° posto non sconfigge nemmeno uno Stoner col pannolino. Canepino: un altro 9 sulla fiducia per questo immenso talento, sfortunatissimo nel giungere 16°. Si darebbe ai rally, ma con 4 ruote pensa sia troppo facile.

Marco "devo fare le scelte al fantasy ma non trovo più Favre" Melandri (voto 5) torna sulla terra e finisce dietro. Sete "mi hanno consigliato di smettere ma valgo ancora tanto" Gibernau (voto 3) chiude al 15° posto prendendo un punto d'oro... ma è ancora dietro Canepino. Ad ogni modo Sete sta frequentando uno psicologo che gli avrebbe consigliato di smettere: ne va del suo amor proprio. Gli abbiamo chiesto se passa il numero dello specialista a Meda. Ne va della nostra salute.

Nel frattempo, mentre attendiamo che il russo dica la propria sulla magnifica serie di Stanley Cup e Alvise, senza esagerare, incensi la vittoria dei Lakers, ci auguriamo che la MotoGP non faccia la fine della F1 tra litigate e chiusure. Se no ci tocca chiudere anche ECT.

See Ya!