sabato 7 giugno 2008

Sangue Biancoverde

Che cosa sono per me i Boston Celtics?
Quando ero un bambino ad Alghero, città che segue molto la pallacanestro, chi sapeva che cosa fosse l'NBA tifava per Boston o per Los Angeles. E basta. Lo capivi dal fatto che aveva le All star verdi ai piedi, oppure una gialla e una viola. Ricordo che nei negozi c'erano pochi modelli di scarpe da tennis in vendita: le Stan Smith; le Nike col baffo celeste, blu o verde; e naturalmente le Converse. Mio fratello aveva le verdi, che poi ho avuto anch'io. Sì, è stato mio fratello ad indicarmi la strada. In famiglia tifavamo Celtics. A mio cugino piaceva Mc Hale; mio fratello aveva il sedile cilindrico con l'omino che strizza l'occhio e giocava col pallone biancoverde. Io andavo pazzo per quel bianco che tirava da tre come nessuno, che era sempre calmo e che, senza che ne avesse mai tanto l'aria, ti uccideva da tanto che era forte.
I Celtics erano la squadra dei bianchi, con qualche nero impenetrabile come Parish o tutto cuore come Dennis Johnson. Ma io a quell'età, oltre ai colori, percepivo soprattutto i nomi: Lerriberd, Dennieing, Kevinmeccheil...ero rapito. E contro? Magic, Kareem Abdul-Jabbar, Pat Riley. Che nomi! Che suoni! Quello era il mio sogno! La NBA...
Avevamo degli amici che tifano Lakers: i più forti, i più spettacolari, Los Angeles, quei colori accattivanti che se ti compri il giubbotto ti ti dicono: "Bello! Figa la scritta!"...Naaaa! Non era quello il mio mondo! Il mio mondo era biancoverde come la maglia della squadra di calcio per cui giocavo, l'Audax. Il mio mondo aveva quel tipo irresistibile, inarrestabile, che giocava e tirava con una sicurezza di sè quasi strafottente. Lui era il mio idolo. Quella è stata la prima squadra che ho tifato. Certo, c'era la nazionale di calcio e la Ferrari. Ma quelle erano una cosa diversa. L'Italia era per me il centro del mondo e loro ci rappresentavano, punto e basta. Ma la mia passione quella che ti scegli tu perchè te la senti addosso, beh quella erano i Celtics. Io volevo la passione, la brama, non il successo.
Passavano gli anni ed io avevo un fratello più grande di sei anni da prendere a modello. Col Commodore 64 ci siamo devastati di one on one, tra Larry Bird e Julius Erving, che io al tempo confondevo con Erving Johnson. Lui prendeva il Doc. Io naturalmente quello giusto. Ad un certo punto lui voleva anche cambiare un pò...No, no no. Prenditelo tu. Io voglio quello, con la maglia bianca, luminosa. Tu prenditi quello nero, scuro, che non si capisce di che colore sia. E quando giocavamo la mia massima libidine era sparargli in faccia la tripla. Aaahh Sììì. Che goduria quando faceva Cioofffff nella retina. Solo dopo un numero sterminato di partite ho provato a giocare con Dottor Jay, per una questione di apertura mentale, ma è come andare un anno al mare se ti piace la montagna. C'era solo Larry Bird.
Crescendo è venuto fuori Isiah Thomas, i Pistons, Jordan e i Bulls. Altri che facevano una gran moda...sono passati tanti anni bui che mi hanno allontanato dai miei Celtics, ma che non hanno mai cancellato quello che inconsciamente avevano sempre significato per me: chiunque tu sia, qualunque sia il tuo punto di partenza, quando fai una cosa, mordila stretta e dai tutto quello che hai, senza mollare la presa.
All'inizio di questa decade ho voluto rinverdire la mia passione per la NBA. Ho cercato di recuperare qualche anno di buco, mi sono procurato dei Minnesota-Phoenix in cassetta di stagione regolare noiosissimi, pur di riassaggiarne un pò. La play, Tele più, ASB, Playit e giù a studiare su chi faceva parte della lega. Devo avere da qualche parte quel quadernone in cui avevo tramutato tutte le cifre in fondo ad ASB in statistiche al minuto, che non mentivano. Nella mia mente, dovevo trovare le prove che Stockton fosse il play più forte ed efficace, aldilà dei numeri complessivi. Avevo iniziato infatti da Utah, ricordo poi che il risultato era che Ostrtag e Polynice erano perfettamente interscambiabili. Ah ah. Che pazzo. Facevo i conti con la calcolatrice, e di internet qui a Parma non ne avevo...
Oggi siamo tornati a quei tempi. Ed è bello. Anche solo per una volta, anche solo per giocarsela. I neri siamo noi. Ma sotto quella maglia ci sono dei ragazzi, uno in particolare, che la stanno onorando per quello che è: un modo di intendere la vita che viviamo. Non è la vittoria in sè, ma quanto sei disposto a dare quando te la giochi.







NdR: queste qui sotto non faranno scouting come quella dei Lakers, ma in fondo, come per quella dei Lakers, non è quello che ce le rende interessanti.

6 commenti:

therussianrocket ha detto...

grande gavo!

Ma Alghero città che segue la pallacanestro è una battuta? :)

angyair ha detto...

Come diceva Giuni Russo: "Voglio andare ad Alghero In compagnia di uno straniero". Che lo straniero fosse Larrybird?

Ma non si può fare qualcosa per fermare la moda dei tifosi allo stadio tutti con la stessa maglietta? Che poi lo sfondo bianco fa' pure schifo....
Oddio, non che a Boston se ne son fregati molto, non mi sembrava che tutti l'avessero indossata...

Foetus ha detto...

affatto. Alghero è splendida. ha 40.000 abitanti ma il porto turistico più grande del mediterraneo, due aeroporti ecc.
Di cultura anche sportiva ce n'è tanta. basti dire che c'è anche una società di baseball, oltre a rugby, nuoto, pallanuoto e un sacco di altri sport, tipo tennis dove l'anno scorso si è giocata la coppa davis nel centro progettato da mio padre :)
Per la pallacanestro, ho visto qualche torneo estivo con Meneghin, Pittis e altri che non ricordo bene, organizzati in un campo in centro città. Sino all'anno scorso la Mercede femminile era in A1 e campi ce n'è tanti. era la mia passione in tv, ma come sport l'ho praticato dai 25anni in poi.

aLesAN ha detto...

Finalmente un articolo interessante... e belle foto anche!

therussianrocket ha detto...

nel frattempo gara1 è andata come vorrei andasse tutto il resto della serie.

therussianrocket ha detto...

ps: meno male che Gavo ha cambiato il titolo, quello prima era peggio di un film di Alberto Sordi (idolo tra l'altro).