martedì 12 febbraio 2008

Pirateria a San Valentino

Domenica ho guardato una partita di calcio. Il derby di Manchester, per l'esattezza, ma non il solito derby di Manchester però. United contro City si è disputata all'Old Trafford nel giorno in cui i Red Devils ricordavano le vittime di Monaco quando, cinquant'anni fa, un aereo che riportava a casa la squadra da una trasferta di coppa a Belgrado, precipitò uccidendo buona parte di quella formazione.

Qualche anno dopo lo United vinse la Coppa Campioni con George Best in campo. Parecchi decenni dopo l'avrebbe rivinta dopo l'addio al calcio di Eric Cantona, l'unica cosa che io e Massimo Moratti avevamo in comune. C'è stato anche il tifo per la stessa squadra, una volta, la passione e il divertimento. Oggi mi rimangono i ricordi perché, quel gioco, non lo trovo più. In Inghilterra, senza false retoriche, il calcio ricorda spesso un gioco. E' il clima, l'atmosfera, è quello che ti racconta un amico che vive là da 8 anni.

Biscardi, in Inghilterra, non esiste, e anche se ci fosse non gli affiderebbero la conduzione di un programma per quasi trent'anni. Ed anche se lo facessero nessuno la guarderebbe. Quindi non succederà mai una cosa del genere. Niente pendolini, bombe, finti litigi e altro, robaccia che ha contaminato col tempo tutta la televisione, tanto che il mio talent show preferito si è ormai trasformato in una farsa.

Ad Amici (di Maria de Filippi... ma tutti amici suoi sono?) ora si litiga sempre lasciando pochissimo spazio alle eccellenti interpretazioni dei ragazzi in gara che, per lasciare il tutto più tranquillo, quest'anno concorrono per un montepremi di soli 300 mila euro. Intanto, oggi, un altro operaio è morto in cantiere.

Dicevamo di Manchester. Anzi, dicevamo del calcio inglese, che anche in televisione mantiene il suo fascino, con campetti in ordine che paiono biliardi tanto sono lisci, gente seduta a un metro dal campo, ed il ricordo di quelle vittime, di Monaco, con maglie senza sponsor. Il Man UTD, poi, anche senza sponsor tecnico, senza nomi dei giocatori sulle maglie, e con numerazione da 1 a 11. Come quando c'era il Subbuteo e avevi i numeri adesivi da incollare dietro le miniature.

E' lì che nasce il mio trauma contro il calcio, quando un amico di infanzia mi fece piangere rubandomi la partita. Lui era juventino, quindi avrei dovuto capire che non c'era nulla di strano nel fatto che stesse cercando di rubare. Il fatto è che stava giocando con la Roma (la A.S. Roma) e quindi che gliene fregava di perdere. La Juve non c'era, non nella mia collezione, mio papà non me l'avrebbe mai comprata.

Torniamo a noi o, meglio, a me: è un blog, in questo momento è mio. Il City, allenato dall'unico allenatore considerato un grande anche se ha sempre perso ed è riuscito a vincere solo quando si è verificata la seguente congiunzione astrale: Cragnotti presidente che ruba i soldi alle proprie società per metterli nel calcio senza averne un ritorno, buco societario che Telecom, Fiat e Parmalat insieme non ci arrivano nemmeno vicine, Veron col passaporto falso, il furto in Lazio-Inter 2-2 e l'acquazzone di Perugia. Del resto ha sempre perso, dal Roma 2 Lecce 3 alle finali di Coppa Campioni col Benfica allo scudetto (l'altro) perso con un Milan più scarso di quello che retrocesse (sul campo) in serie B. Ed è un vincente. Un giorno, qualcuno, mi spiegherà il vero significato di questa parola.

Il City ha vinto, 2-1. Aveva già vinto all'andata, ma ha espugnato lo stadio rivale dopo quasi 40 anni, o almeno così mi è parso di capire. E' stata una bella giornata, con i soliti cori inglesi, quello "yeeeeeessss" che viene urlato dopo i gol e con quelle maglie all'antica. In Italia è successo altro, ma non me ne curo più di tanto. Magari aspetto la Champions, ma la Serie A no, per favore.

I quotidiani sono pieni di calcio mercato dal 2 settembre al 31 agosto dell'anno successivo, un'amichevole col Portogallo e siamo già campioni d'Europa, ogni giorno spunta un sedicenne più forte di Mark Lenders e , qualcuno, si è accorto che Ronaldo non è più quello di una volta.

Nemmeno lo United, però, che non ha più Cantona. Francese che si è riscoperto inglese, buzzurro amante della poesia, talento e pazzia che non potevano non farti innamorare. Karateka che, prima di finire l'avversario tifoso, badò bene che il colletto fosse al proprio posto (rialzato), giocatore che notò, primo di tutti, il talento di Zinedine Zidane, che fu segato da quel porco di Jacquet che gli impedì di diventare campione del mondo. Lui no e Djorkaeff sì... che brutto.

Il calcio non ha poesia e regala queste ingiustizie. Si dice che una volta Cantona aspettò tre o quattro avversari fuori dallo stadio a fine partita e li mise in fuga a calci in culo. Ecco perché ci voleva uno così nell'Inter che perdeva che, di fatto, era anche l'unica Inter che si potesse amare. Quella di Pistone, di Andrea Seno, di Manicone, quella che rischia la B e lo scudetto lo perde sempre all'ultima giornata. Quella del Lugano, del Malmoe, dell'Helsinborgh perché, dietro ogni sconfitta, c'era il motivo per credere che qualcosa sarebbe cambiato. E uno aspettava.

Con Calciopoli hanno mandato in cassa integrazione tutti i comici di Zelig. Una ingiustizia mai vista. Biscardi ha rischiato ma, London's Burning, è ancora al suo posto. Così, UTD-City mi ha regalato il piacevole ricordo di un calcio che fu, quello da 1 a 11 dove il favorito perde nel giorno della Memoria, in un calcio dove il pallone scivola che è una meraviglia e le scale di passaggio tra i vari settori dello stadio sono vuote, libere, pronte per essere risalite o ridiscese da chiunque.

Manca Ilaria D'Amico alla fine del match, vero, ma potremmo sempre spedirla là per raccontarci un po' di Premier League. Tanto chi è che ascolta quello che dice? E poi, finita la partita di calcio inglese, ti sei beccato un paio d'ore di rilassamento, nessuno telefona o manda messaggi, nessuno ti rompe le scatole, non c'è Mughini, non c'è Ordine che, per inciso, fu il primo che intervistarono dopo il "non siete uomini" firmato Bobo Vieri prima di Euro 2004. Vieri: altro idolo zucconedi masse in attesa di qualcosa che li facesse sentire vivi.

Hai un bel da dirlo, poi, al lavoro, che tu hai guardato Celtics-Spurs, che Catania-Inter non sai nemmeno perché sia stata giocata in prime time (appuntamento clou?), che non hai visto il gol di Cambiasso. E le storie girano e girano ma son sempre quelle. Il calcio non fa niente per salvarsi, ma è un giochetto talmente stupido che si vende da solo, come il latte. Alla Fifa non resta che stare attenta che tutto vada come vogliono loro. A volte sottovalutano gli eventi e finisce come a Germania 2006: vincono gli sfigati, i mafiosi, gli antipatici. Quelli della pizza, il mandolino e la mafia.

Chissà se Inghilterra rompono così tanto le palle se uno guarda Celtics-Spurs invece di, che so, Crystal Palace-Hull. In Italia, perché sono stronzi loro, amano pensare che lo sia anche tu. Sarà così anche là? E' vero che l'erba del vicino è sempre jamaicana e la tua è albanese, puzza e gratta in gola, ma sembra che la merda piova sempre qua. E tu sei esci sempre senza ombrello.

Calissano ha fatto un incidente in macchina, abbandona la parte di una recita teatrale per cerebrolesi che sta riscuotendo grande successo in tutti i teatri in cui va in scena. Platinette ce lo dice riferendosi a lui come a "un grande professionista". In televisione Valentino "ho evaso 130 milioni di euro ma non vivo a Paperopoli" Rossi, ride del patteggiamento che lo porterà a versare nelle casse dello stato un quarto del maltolto. A rate. Con lui ridono anche tutti i giornalisti perché, dice, "le tasse sono così. Vanno pagate".

Risate che neanche ai bei tempi di Giovanni Agnelli a Villar Perosa, quando faceva arrossire il Mega Presidente di Fantozzi creando ilarità con una scoreggia e zittendo tutti con un gesto del bastone. Segni di un calcio già malato, ma qualche personaggio in più, con un po' di spessore. Con i numeri da 1 a 11. Con la Juve che rubava, l'Inter che perdeva e il doping per tutti. Ma anche tanta speranza. Se poi rompi il giochetto è ovvio che la gente non si diverta più. Ma noi non siamo gli inglesi che hanno il rugby, noi il rugby lo prendiamo per moda, come con gli sci di Alberto "Q.I. al minimo" Tomba e le moto di Valentino Rossi. Solo che questi vincevano, l'Italrugby (nomignolo obbligatorio visto che "sport e Italia" nella stessa frase da noi indicano solo calcio).

Valentino Rossi ha vissuto per anni a Londra, o almeno così ha detto; se avesse evaso laggù ci avrebbero trovato meno da ridere, ne sono sicuro. Ma lui è quello del "patacca!", quindi a noi piace tanto. Come la pizza, il mandolino e, diciamolo, la mafia. Chissà com'è l'Inghilterra e cosa scrivono i giornalisti di quel posto...

Dopodomani è San Valentino, festa per cui solo un pazzo ha voglia di spendere mille euro per festeggiare l'amore a tempo (in questo caso non quello con le battone). Sarà anche il quarto anniversario della morte di Marco Pantani, uno che le tasse, fino a prova contraria, le ha sempre pagate e vinceva senza essere "più" degli altri o "troppo" qualcosa. Era più forte. Di Lance Armstrong ho amato due cose in particolare: quando gli ha lasciato vincere una tappa pirenaica al suo ennesimo rientro in difficoltà nelle corse e quando ha vinto una tappa alzando le dita al cielo per Fabio Casertelli, morto due giorni prima. Chissà se in America se lo ricordano Pantani. E in Inghilterra?

Lo spacciatore che gli vendeva la cocaina è stato condannato. E' reo di avergli venduto l'unica cosa che potesse stargli vicino in quegli ultimi attimi di vita, l'unica compagna di cui, ormai, sentiva il bisogno, abbandonato peggio di un cane in autostrada. Lo hanno condannato, lui che forse è stata l'ultima persona a parlargli, a vederlo, ad ascoltarlo. Lui che faceva business in modo infame. Gli altri, i giornalisti che il business lo avevano (in parte) abbandonato, quelli che Marco lo avevano a condannato a morte anni prima non li tocca nessuno. Loro, che l'epitaffio lo tenevano pronto da mesi, che lo hanno lasciato solo per poi sfruttarne l'immagine consapevoli che, pur colpevoli quanto lo spacciatore, avrebbero visto finire in galera qualcun altro. Il pusher, quello brutto, sporco e cattivo, che agli occhi della brava gente è sempre il nemico pubblico numero uno. Loro, intanto, ci hanno riempito di morale e belle storie, tanto nessuno li avrebbe additati, tanto la coscienza fa parte di un contratto firmato e puoi metterla in tasca con lo stipendio. Che poi ci scrivi un libro e fai tanti soldi. E ora tifi per Valentino che colpe non ne ha, ma almeno potrebbe rendere fino all'ultimo centesimo e cazzi suoi se rimane in bolletta.

Chissà se si lo ricorderanno a dovere, Marco, giocando una partita senza sponsor con i numeri da 1 a 11; non era un calciatore, ma è stato il numero uno, più dell'Italsoccer, prima dell'Italsoccer. Ed era italiano, come noi. Però se poi non sei anche un bel ragazzo sulla mia copertina non ci puoi stare troppo a lungo.

Ma, su questo blog, avrai la tua copertina. Giovedì.

9 commenti:

angyair ha detto...

Grande china. Cantonà era quel giocatore strafottente, che giocava per il gusto del divertimento, consapevole che doveva dare spettacolo al pubblico (sia con un goal da cineteca che prendendo a calci un'idiota) che da avversario magari odiavi ma che da tifoso potevi solo adorare.
Non ti pensavo amante di Amici, ma vedendo spesso causa fidanzata devo dire che la penso esattamente come te. Ormai ogni volta che mi capita di vederlo m'incazzo sempre di più perché ormai tutti recita una parte, ognuno ha il proprio copione da recitare, sai benissimo cosa diranno i professori o i protagonisti perché tanto lo scopo finale è solo quello di litigare perché "fa audience"....ma chi cazzo l'ha detto che la gente vuole solo vedere litigare? Eppure ovunque vedi fare solo quello: trasmissioni politiche, sportive, di cucina, qualsiasi cosa dev'essere un litigio continuo. Il fatto è che poi è pure un litigio finto, forzato, eppure l'ars oratoria dovrebbe essere nata a Roma no? Per questo a casa mia la TV sta sempre più spenta o comunque la utilizzo solo per vedere telefilm, film in dvd o sport americani (ormai difficilmente riesco a guardare una partita di calcio), per il rugby spero vivamente che su La7 mettano l'opzione per togliere l'audio del telecronista.

Teolandia ha detto...

Bro, solo un paio di appunti, controlla qualche frase, ci sono delle sviste sulla battitura :)

2° cosa, io, da sempre, considero i pusher delle persone che non meritano nessun perdono. Spero che il pusher di Pantani possa scontare tutta la pena e che lo faccia nella maniera peggiore possibile.

aLesAN ha detto...

angy: non è che amo amici, ma la stefy guarda tutto ciò che comprende un ballo. Che sia competizione, show, teatro, coi pattini, senza, sul ghiaccio o qualsiasi altra cosa. Anche amici, ogni tanto, per fortuna cambiando spesso canale.

Teo: quando ho visto la lunghezza del pezzo mi scocciava rileggerlo, sono andato in buona fede :D
Capitolo pusher: nessuno dice che non meriti di stare in carcere, dico solo che non è il primo colpevole. Se Pantani si è rivolto a lui prima è successo qualcosa.

angyair ha detto...

Capisco benissimo la situazione. Pensa che a me è toccato "procurarmi" e vedere Lo Schiaccianoci.....(che tra l'altro è pure molto bello però per uno abituato a vedere energumeni con pantaloni attillati che si rincorrono su un campo di football per mazzolarsi non è proprio la stessa cosa ...... :D )

aLesAN ha detto...

Lo Schiaccianoci lo vidi a teatro... :D

azazel ha detto...

prima cosa: per tre quarti di articolo ho riso come un matto!!! menzione d' onore a: "Ma lui è quello del "patacca!", quindi a noi piace tanto."

seconda cosa: io l' ho visto lo schiaccianoci, e mi piacque (non che mi ricordi la storia ora...però mi ricordo che mi piacque)...quindi questo non fa di me un gay?!

terza cosa: gran finale su pantani, il 14 febbraio ante 2004 era SEMPRE stata una data di merda. il 14 febbraio post 2004 è sempre stata e sarà una giornata triste, quel giorno era di sabato, ero a casa, per ovvi motivi, ma non importa...ero al pc...sento mia madre che dall' altra stanza mi urla "metti su rai2"....fu un colpo tremendo, su rai2 c' era la trasmissione su chissà quale posticipo dell' anticipo....fu agghiacciante....e il dolore in breve tempo si trasformò in rabbia, rabbia verso tutti quelli che l' avevano abbandonato, rabbia verso tutti quei giornalai....candidi e puri alla morale del dio denaro. merde. merde erano, merde restarono.

Anonimo ha detto...

ma a ronaldo quanto gli hai portato sfiga :D
siamo sul livello di " gonzales sarà il centravanti del paraguay al mondiale "

ps aza mi sa che eri in msn quella maledetta sera che chiaccheravi con me ..ero a casa con la febbre anch'io quel sabato.

Polpaol

polpaol ha detto...

:paper: wow funziona :D

aLesAN ha detto...

Ronaldo meritava qualcosa di più? Si è rotto ovunque è andato, il big one era solo questione di tempo. Non verseremo lacrime.