Arrivano le Olimpiadi, l'evento più entusiasmante e coinvolgente del panorama sportivo. Atleti sconosciuti, semisconosciuti e qualche celebrità che si sfidano in ogni disciplina, davanti agli occhi del mondo, davanti a tifosi disposti a seguire una gara di freccette facendo un tifo scalmanato per poi dimenticare il tutto per 4 anni. E' l'apoteosi del tifo, del divertimento, spesso dell'inutilità, ma poche cose al mondo ti coinvolgono quanto i giochi olimpici, anche se poi dimentichi tutto, anche se poi la polemica, il discorso serio, lo lasci solo ed esclusivamente alle discipline che segui con maggiore interesse. Magari anche durante i 4 anni di attesa.
Con le Olimpiadi si sveglia la stampa nostrana, pronta a schierarsi contro il nemico cinese, si sveglia la politica, che grida allo scandalo ed esige misure serie contro regimi totalitari, si svegliano tutti e, come al solito, con particolare ritardo e una gran dose di ipocrisia. Le persone serie, i tifosi come noi, gli appassionati malati di tutto quello che muove una disciplina sportiva perché troppo stanchi per muoversi da soli, contestarono Pechino già ai tempi della sua elezione. Ma si sa, il ferro va battuto quando è caldo, la notizia va data quando è recente, fresca, immediata.
Che senso avrebbe avuto parlare del Tibet fino a qualche mese fa? Parlare della polizia cinese, dei diritti umani? Il NY Times scrisse uno splendido resoconto nell'estate del 2001 su come lavorasse la censura cinese su internet; i nostri giornalai ci sono arrivati oggi, in massa, alzando le bandiere della democrazia e della libertà quando, in realtà, non fanno altro che continuare a vendere voti e stampare rimborsi statali. Soldi nostri.
L'ultima magia arriva dal parlamento, dove una tizia di cui nessuno ricorderà mai il nome negli anni a venire, chiede di boicottare la cerimonia iniziale. Ora, a parte il fatto che boicottare la cerimonia e partecipare ai giochi è come definirsi contrari alla prostituzione solo perché, dopo aver consumato il rapporto sessuale con una lucciola, la si butta fuori a calci nel culo dalla macchina senza pagarla, l'intervento di tale parlamentare o, peggio, senatrice, arriva tardivo, non tiene conto della storia dei boicottaggi olimpici e, forse, risponde al solo desiderio di vedere il proprio nome affiancato a quella della libertà e della giustizia alle prossime elezioni.
La mandano tutti in culo, dagli atleti a Berlusconi (che non ama mischiare sport e politica), da Frattini al tifoso da bar. Il tifoso che sta sul divano cambia semplicemente canale e dimentica il nome della tipica opportunista della politica. Vaffanculo.
Vaffanculo la Cina, noi contestammo la scelta al CIO quando questa fu votata: non volevamo che, un'altra volta, i diritti umani calpestati fossero mischiati allo sport, alle Olimpiadi; non volevamo che certi giochi finissero nelle mani della nuova generazione del doping di stato, dell'arbitraggio fasullo, dell'esaltazione dell'atleta come frutto di uno stato e non di natura e allenamento. Non volevamo anche perché ci rodeva parecchio il culo stare svegli la notte per le dirette. Non volevamo. E, in parte, ci dispiace pure per i monaci tibetani, massacrati da anni senza che nessuno muova un dito. Saremo prevenuti, ma a noi queste Olimpiadi non sono piaciute anche se devono ancora cominciare. Speriamo di scaldarci.
Comanda la Coca Cola, alle Olimpiadi. Il Mc'Donalds, che dona ai soldati di guardia al Villaggio Olimpico splendidi parasole. Comandano le maglierie e i calzaturifici più potenti del mondo che, quando non sfruttano direttamente le zone camorristiche, si buttano nel Terzo Mondo e laggù, in Cina, a costruire giocattoli velenosi e maglie che non resistono a un solo lavaggio e costano una fortuna. Si va là, affinché Roger Federer (ad esempio) abbia di che guadagnare senza che nessun parlamentare, di nessun paese al mondo, chieda di boicottare Federer, il suo merchandising, le sue partite che esistono anche grazie alla Nike.
Siamo in un mondo di villani e pazzi scatenati, ma venerdì partono le Olimpiadi e sapete qual è il problema? Che non gliene frega un cazzo a nessuno dei morti, dei tibetani, degli schiavi e dell'inquinamento che, da anni, uccide Pechino. Un mio amico andà a Pechino per lavoro nel 1997 e mi raccontò del sole coperto dallo smog, della fuliggine che pioveva dal cielo riversandosi sul pesce in vendita nei mercati all'aperto. Oggi se ne accorge anche il mondo, oggi è il momento di dirlo, di lamentarsene.
Si scrive Beijing, si legge Peijing, e non è la prima anomalia nella storia delle olimpiadi, anzi. E noi saremo lì, a tifare l'ultimo degli sfigati che, magari, con una freccetta porterà il primo oro all'Italia. I diritti umani aspetteranno, l'inquinamento non è un problema, il doping ci sarà, ma Riccò non è stato il primo. Buona fortuna.
Le peggiori scelte nella storia (e poco importa la bellezza dell'evento in sé)
Quando comandano politica e sponsor, quando chi fa la voce grossa decide per voi. Che vi frega dei diritti umani e della differenza tra democrazia e totalitarismo? Un tempo, durante i giochi Olimpici, si sospendevano le guerre... oggi non si riesce nemmeno a sospendere una litigata col vicino. E così, sponsor, forza politica, soldi e parate di facciata hanno fatto la storia.
5 – Mosca 1980
L'Urss, il sogno di un uomo trasformato nell'incubo di milioni di persone. Solo Berlusconi resta impaurito da tali simboli e colori, ma la verità è che questa scelta fu totalmente errata. Amici dell'Urss i simpaticoni della DDR, quelli che trasformavano donne in uomini e che con 4 gatti facevano razzie di medaglie. La guerra in Afganistan, certo, ma anche la totale assenza di libertà individuale da decenni. Cosa spinse il CIO non lo sappiamo, di certo a votare Urss erano in tanti. Parte dell'occidente boicottò, inutilmente, l'Italia ovviamente no, abituata dai tempi della Grande Guerra a stare con due piedi in una staffa. Nacque la leggenda di Daley Thompson, il miglior decatleta di sempre.
4 – St. Louis 1904
Di St. Louis non fregava nulla a nessuno, non c'erano nemmeno ancora i Rams, la gente fuori dagli USA manco sapeva dove fosse. Nessuno se la ricorda. Per altro fu il primo intervento di uno sponsor. La III Olimpiade fu inizialmente data a Chicago, ma la protesta della Louisiana Pourchase Exposition che doveva organizzare una immensa fiera per i cento anni della Louisiana come stato degli USA fecero fare dietrofrton al CIO. La LPE minacciò di organizzare gare di atletica in concorrenza alle Olimpiadi a St. Louis (che però è nel Missouri, quindi certamente qualcosa ci sfugge), quindi si andò tutti là, a St. Louis. Nessun italiano presente, partecipò invece una squadra olimpica rappresentata da diverse nazioni la quale vinse un oro e un argento. Mica cazzi.
3 – Los Angeles 1984
Fu un'edizione bellissima, ma quando c'era aria di tradimento degli USA per Mosca il CIO affidò le Olimpiadi a LA sapendo che vi sarebbe stato il “pacco di ritorno”. Fu fatto come omaggio all'Urss per dire “va beh, la prossima state a casa voi?” O semplicemente in clima di Guerra Fredda anche le Olimpiadi finirono nel gioco delle superpotenze per dimostrare ogni volta chi fosse più fico? Thompson rivince il decatlon in un'altra Olimpiade mozza.
2 – Berlino 1936
Diritti umani? Tibet? La politica mondiale non si oppone alle follie di Adolf Hitler, l'economia militare si prostra ai suoi piedi, le aziende tedesche fabbricano macchine di morte nonostante il bisbiglio della Società delle Nazioni. Solo Roosvelt chiede che venga cambiata la sede, ma nopn c'è nulla da fare; le Leggi Razziali sono già state firmate... eppure si va a Berlino... chissà cosa dissero i giornali dell'epoca. Jesse Owens vince 4 ori nell'atletica (lungo, 100, 200 e staffetta), Hitler si rifiuterà di stringergli la mano sul podio, ma la sua razza ariana era già stata sconfitta e aveva fatto una discreta figura di merda. Preso dal nervosismo avrebbe invaso la Polonia tre anni dopo...
1 – Atlanta 1996
Lo scandalo degli scandali, la Coca Cola che la fa da padrona e manda tutti a cagare. La patria di Martin Luther King celebrata per Coke e CNN ruba grazie allo sponsor della lattina più venduta al mondo le Olimpiadi del Centenario. Le ruba a chi le ha inventate, le ruba a chi organizzava giochi quando gli USA non esistevano, secoli prima di Colombo e del suo assurdo viaggio. Le ruba alla storia, la tradizione, la logica. Edizione superba, comunque, Michael Johnson e Donovan Bailaey regalano momenti di esaltazione impareggiabili, ciò no toglie che Atlanta sia la St. Louis di fine millennio.
I momenti drammatici
Inutile stilare classifiche, quanto accaduto a Monaco 1972 abbatte in un sol colpo ogni momento doloroso sportivamente parlando o meno. La follia umana, le Olimpiadi violate, una resa dei conti cercata che mai sembra arrivare. La storia di innocenti atleti israeliani catturati e uccisi da Settembre Nero, gruppo armato di palestinesi mentre una impreparata polizia tedesca combina un pasticcio e finisce con l'uccidere i terroristi a situazione ormai irrimediabile. Una storia splendidamente raccontata da Steven Spielberg in Munich, un piccolo gioiello nella cinematografia made in Hollywood, americanizzato finché si vuole ma mai prestato alla eccessiva voglia di romanzare o di strafare. Da allora le teste di cuoio tedesche sono tra le più incazzate e addestrate d'Europa. Da allora ogni Olimpiade vive il terrore dell'attentato, replicato ad Atlanta, in misura minore, con una bomba al Parco del Centenario Olimpico che lascia sull'erba 2 morti e un centinaio di feriti. Poi l'11 settembre e il terrore che ne deriva da allora a ogni manifestazione...
Pistorius e il calcio, anomalie dei giochi moderni.
Una volta c'era la Nazionale Olimpica di calcio, un insieme di giocatori professionisti che non trovavano spazio nella nazionale A dove erano riserve o nemmeno nel giro, più qualche giovane da lanciare. L'ultima che ricordo è quella del 1988, prima non sappiamo esattamente come funzionasse. Di sicuro, nel 1936, andavano i titolari, quella era l'Italia della doppietta mondiale impreziosita dall'oro olimpico. Seul, dicevamo, dove passammo il primo turno pur prendendone 4 dallo Zambia in un miserabile cappotto che, se consumato in altre manifestazioni, avrebbe scatenato un putiferio. Stefano Tacconi tra i pali, Roberto “il giovane più interessante” Cravero, Andrea “quanto la paghi, la roba quanto la paghi” Carnevale, Mauro Tassotti, Pietro Paolo Virdis alcuni dei nomi “celebri”.
La cosa assurda del calcio è però quella di rimanere in un limbo inspiegabile, dove continua a godere dei favori del pubblico ma non si sbilancia in toto verso i giochi dei 5 cerchi. Sarebbe difficile, visti gli impegni di calendario del calcio, ma almeno si allineino alle altre discipline. La Fifa riconosce il torneo ma non lo ufficializza. Così si arriva agli Under 21 con i fuoriquota che danno quel tocco in più. Decidiamo: o tutti Under o chiunque venga selezionato con l'obbligo di risposta. Le altre discipline mandano i migliori al mondo ormai da anni, al di là delle scelte obbligate di qualche federazione sportiva qua e là. I migliori del mondo tra i dilettanti o tra i professionisti, ma non un torneo che continua a non sapere né di calcio né di pesce. Intanto il toreo di calcio è già partito a Pechino, per problemi di calendario prima dell'inaugurazione. L'Italia ha battuto il temibile Honduras 3-0 in una partita dove l'arbitro ha assegnato 43 rigori.
Poi c'è lui, Oscar Pistorius, atleta sudafricano amputato bilaterale soprannominato “la cosa più veloce senza gambe”. Bel soprannome, davvero. Pistorius corre con due protesi che ancora nessuno è stato in grado di dire se lo aiutino rispetto ai normodotati o meno. C'è chi dice sì, chi dice no, chi dice che non è ben chiaro. Tenuto fuori, riammesso, sta creando un sacco di casini e, benché la sua favola sia degna di essere vissuta e raccontata, sta creando un precedente pericoloso che potrebbe portare un sacco di persone col suo stesso problema a inventarsi mille modi (e mille protesi) per arrivare dove nessuno è mai arrivato, falsando di fatto le competizioni. Gira e rigira, comunque, Oscar non ha centrato il tempo per qualificarsi alle Olimpiadi... per ora.
Doping e giudici.
Paura del doping a Pechino? Tranquilli, c'era ad Atene, ad Atlanta, ci sarà a Londra. C'è al Tour de France, al Giro, a San Siro e ovunque andiate. La paura però che in Cina si chiuda un occhio per tentare l'impresa di arrivare primi nel medagliere è tanta. Mettiamoci anche i giudici negli sport dove decide un voto, giudici che, da sempre, una spintarella ai padroni di casa la danno sempre...
La differenza tra USA e Cina alle ultime Olimpiadi in fatto di medaglie è stata quasi del doppio, ma a numero di ori i cinesi sono arrivati a sole 4 medaglie dal terribile avversario... gli esperti comunque assicurano che ci saranno pochi casi, qualcuno in più di Atene ma meno che a Sidney. Merito della polizia segreta.
Dieci momenti.
Ma parliamo di Olimpiadi, di quanto ci divertiremo a fare i tifosi, gli esperti, i tuttologi, i grandi sportivi. E' questo il bello dei Giochi, l'armonia, la passione, l'agonismo. Tutto di De Cubertin si è perso, ma che importa? Che importa, ora, il business, la mafia, il doping, il Tibet... ne riparleremo più avanti. Adesso rilassiamoci e seguiamo un po' di sport. Partendo dal passato, da ciò che abbiamo vissuto e un paio di cose che sono passate comunque alla storia... il nostro memoriale (più o meno) personale. Sono solo 10, escludiamo momenti storici per ovvi motivi di spazio... continuiamo a odiare questo genere di classifiche, ma sappiamo che anche Italo Cucci ne vorrebbe fare una... lo anticipiamo.
10 – Abele Bikila, Roma 1960
Guardia del corpo dell'Imperatore Etiope arriva a Roma nel 1960 dove vince un'incredibile maratona correndola in buona parte... senza scarpe. Questione di abitudine. E' il protagonista dei giochi di Roma e di una delle pagine più intense della storia dei giochi che, alla maratona, legano in ogni caso buona parte del loro fascino. Bikila vinse di nuovo a Tokio nel 1964 divenendo l'unico atleta a vincere due ori nella maratona olimpica. Morì a 41 anni dopo essere rimasto paralizzato.
9 – Stefano Baldini, Atene 2004
Il maratoneta azzurro vince la Maratona più Doc che esista, ad Atene, nella casa dei Giochi, stabilendo il miglior tempo per questa gara alle Olimpiadi (2 ore, 10 minuti e 55 secondi). Più che la corsa in sé, che vede l'avversario diretto brasiliano aggredito da un folle che ne romperà il ritmo corsa permettendo a un Baldini comunque più fresco di vincere più agevolmente, è lo scenario della gara a rendere il tutto incredibilmente bello. L'arrivo è infatti previsto all'interno dello Stadio Panatenaico, impianto utilizzato per la I^ Olimpiade.
8 – Alberto Cova, Los Angeles 1984
“Cova! Cova! Cova!” Le urla quasi strozzate del telecronista italiano quando quel mingherlino baffuto che tanto sembra il fratello dello zio Bergomi regala all'Italia l'oro dei 10000 a Los Angeles. Capolavoro.
7 – Pietro Mennea, Mosca 1980
Vero, gli americani non ci sono, ma Pietro è un duecentometrista da paura, deterrà il record del mondo per 16 anni e il suo dito alzato al cielo di Mosca non può non essere simbolo della nostra storia.
6 – Dream Team, Barcellona 1992
La prima volta dei pro Nba, il miglior quintetto che abbia mai calcato un parquet di qualsivoglia angolo del globo. La migliore rosa di giocatori di sempre, uno squadrone di alieni, nonostante la schiena di Larry Bird e la malattia di Magic. E' un massacro, un oro mai così scontato. Michael Jordan, Larry Bird, Magic Johnson, Clyde Drexler, Charles Barkley, Patrick Ewing, Karl Malone, Chris Mullin, Scottie Pippen, David Robinson, John Stockton, Chris Laettner (who?).
5 – Donovan Baiely, Atlanta 1996
Vincere i 100 metri, la gara delle gare. Vincerla alle Olimpiadi. Scrivere la storia dello sport e dei giochi in meno di 10 secondi. Farlo battendo il record del mondo. Idolo assoluto.
4 - Canottaggio - due con, Seul 1988
Carmine Abbagnale, Giuseppe Abbagnale, Giuseppe di Capua e le urla di Giampiero “Bisteccone” Galeazzi che spingono l'imbarcazione azzurra più del vento, le vogate, la corrente. Un crescendo di urla in apnea che rischiano di portare via dal mondo dei vivi il paffuto telecronista e tengono incollati, come ogni prova del quartetto, un sacco di gente davanti alla TV. Gente che non sa se commuoversi per la medaglia, la passione di Galeazzi o crepare dal ridere mentre assiste a uno spettacolo mai visto prima. E nemmeno mai ascoltato...
3 – Juri Chechi, Atlanta 1996
Svegli fino alle 5 del mattino per vedere il rosso che, dopo una serie di sfighe mai viste, si trasforma nel Signore degli Anelli anche in una Olimpiade e centra una esecuzione che anche chi non ne capisce un cazzo definisce semplicemente perfetta. Quando atterra dopo l'evoluzione finale stringe i pugni e lancia lo sguardo pieno di grinta davanti a sé. Semplicemente impossibile non vincere.
2 – Michael Johnson, Atlanta 1996
“Scusate, siamo ancora sconvolti, un aereo a reazione ci è appena sfrecciato davanti...” così Franco Bragagna, il mito dei telecronisti Rai, al rientro in studio dopo un spot che tagliava le immagini di Atlanta pochi secondi dopo il 19"32 che il soldatino stampa sul cronometro vincendo i 200 metri. Quando esce dalla curva e la prospettiva cambia ci si rende davvero conto del vantaggio, ci si rende conto che qualcosa sta per succedere. E' la storia, di nuovo, che ti passa davanti alla velocità della luce. Perché le Olimpiadi sono soprattutto questo: storia dello sport.
Menzioni d'onore.
Vincenzo Maenza: oro nella lotta greco-romana a Los Angeles e Seul, argento a Barcellona dove le sue lacrime mi lasciano di sasso. A un passo dall'essere un mito vivente, si ferma sulla soglia e resta solamente un grande, un grandissimo. Poco uomo da copertina, introverso, se lo scordano alla svelta. Quel terzo oro sarebbe stato un tocco divino, nulla a che fare coi limiti umani.
Fabio Casartelli: pur non amando il ciclismo non riesco a staccare gli occhi dalla televisione quando il trio che guida la corsa si avvicina mano a mano al traguardo di Barcellona '92. Fabio Casartelli vince l'oro, De Zan padre quasi in lacrime ai microfoni, io un ragazzino felice per l'impresa. E per averla seguita in diretta. Il ciclismo resta per me qualcosa da leggere di tanto in tanto sui quotidiani, seguendo saltuariamente qualche classica e leggendo i risultati. Nel 1995 resto quasi fulminato quando vengo a sapere che il ciclista morto al Tour quel pomeriggio, mentre io gioco a biliardino a Genova, è lui. Fabio Casartelli. Si pensi quello che si vuole, ma la dedica di Lance Armstrong, suo compagno di squadra, due giorni dopo, è una delle scene più commoventi di sempre, una incredibile regia del fato che regala una storia triste ed impensabile.
Lo scherma e il nuoto italiani: negli ultimi anni sport che si seguono sempre con maggiore interesse, soprattutto in clima olimpico, e che regalano emozioni e medaglie. Il nuoto è sempre divertente e appassionante, la tensione di una finale olimpica di scherma combattuta punto a punto, affondo per affondo, è qualcosa di indescrivibile.
Gelindo Bordin: nella prima stesura non compare, anche se a lui ci ho pensato subito. Solo che contro un mito della maratona e un altro azzurro in grado di vincere nella culla dei Giochi non potevamo riempire la classifica di maratoneti. Tanti, come abbiamo detto, sono i nomi e gli aneddoti che mancheranno da questa classifica, ma la citazione all'oro di Seul del corridore veneto è dovuta, anche perché legata a una alzata di domenica mattina al grido in casa di
"un italiano è in testa alla maratona!" Mi sveglia e corsi in salotto. In realtà Bordin era nel gruppo, poi fu staccato, poi recuperò e vinse. Mancavano ancora parecchi chilometri quando fui svegliato, ma ne valse la pena e, avendo visto l'arrivo col bacio alla pista in diretta, non posso escludere questo episodio.
Roberto di Donna: in realtà è il collasso del cinesone che solo sbagliando il bersaglio avrebbe perso l'oro uno dei ricordi più divertenti di tutto questo. Primo oro ad Atlanta per l'Italia.
Tutti coloro che nell'atletica leggera, di tanto in tanto, ci regalano una medaglia. Fondisti, mezzofondisti, marciatori, maratoneti, Fiona May e Besozzi (forse).
ItalBasket 2004: la prestazione contro la Lituania è qualcosa che verrà ricordata per sempre, la conquista di una finale impossibile arrivata dopo un torneo giocato non a grandissimi livelli ma con la palla che, lanciata anche di spalle, finisce sempre nel cesto, da ogni parte del campo. Un miracolo.
Alex Popov: il migliore.
Dorando Pietri: sarà anche un gran ricordo, sarà anche una pagina di storia meravigliosa, sarà anche il centenario e gli hanno fatto pure il monumento. Sarà per sempre un mito, per carità, ma nessun essere umano può raccontare di averlo visto tanto il tempo che è passato e poi, ad albo d'oro, resta sempre uno zero nelle medaglie. D'oro, tra l'altro.
1 – Tommie Smith e John Carlos, Città del Messico 1968
Senza parole.
Buone Olimpiadi.