martedì 19 maggio 2009

Tutti sul carro di Macio! - MotoGP 2009 #4



Ci voleva. Una gara con l'asfalto che non sai se è bagnato o asciutto, dove alcuni cambiano la moto altri alcune parti del corpo altri ancora puntano al "modello Inter", ossia vincere senza scendere in pista. Alcuni hanno successo altri no, la novità è che c'è un uomo solo al colmando e, dopo 4 corse, non è uno dei soliti noti anche se parliamo di un ragazzo di grande talento. Il secondo aspetto è che ci sono tre piloti in un punto ma, soprattutto, il Tricolore italiano sventola più in alto grazie al brutto anatroccolo, il più bistrattato pilota italiano dell'ultimo decennio, il meno sponsorizzato, quello che quando vince a Meda dispiace pure un po', quello che non è più amico di Reggiani, il futuro campione del mondo di non si sa ancora quale sport: Marco "adesso parlo io" Melandri. In attesa che il Mugello ci racconti altre verità, avanti così.

E' l'ex uomo del lecca-lecca a trionfare in Francia, secondo primo posto in stagione, leadership del mondiale, è lui, Jorge "ora preferisco il vino tinto" Lorenzo a chiudere davanti a tutti nel giorno in cui Rafa "3 ore contro Nole mi hanno rotto il culo pure a me" Nadal cede a Federer e per l'ennesima volta i tifosi di casa a Madrid escono con una pala nel deretano e si rassegnano al mutismo forzato dall'avversario di turno. E' dal 2005 che Rafa non si impone davanti al pubblico amico, ma la festa iberica stavolta è tutta per il piccolo di casa reale sportiva, il vero talento, quello che prende 10 questo giro e che se impara a cadere meno (o a distruggersi meno ossa quando capita) può arrivare molto in alto.

Secondo posto per Marco "questo è per te, chinasky, pezzo di merda" Melandri, che rispolvera la bacheca di casa, ottiene il secondo posto, chiede il ritiro della maglia, della moto, del mondiale e di tutto quanto si possa ritirare. Voto 10 anche per lui che si dimentica di andare sul podio convinto, dall'abitudine, di essere arrivato dietro Lorenzo ma a un giro di distanza. "Avevo contato male" si giustificherà alla fine stappando una bottiglia di spumante del 79, tenuta da parte proprio dopo l'ultimo podio conquistato prima di domenica. Ed è festa.

Terzo Dani "minimo sindacale" Pedrosa, voto 6 giusto per il podio, di nuovo il più veloce in prova ma poco efficace in gara. Si spegne alla svelta, ringrazia che la Ducati (anche qua) non sia al massimo e che Rossi ne combini una più di Sandrone. Diversamente esalta il giusto ma, soprattutto, sciupa quanto fatto in prova in un tempo più breve del solito. Qualcuno gli dovrà spiegare, prima o poi, che se si decide di andare in guerra non si può tornare indietro dopo il primo colpo di fucile.

Ottimo invece Andrea "non ti scordar di me" Dovizioso, un po' in disparte, un po' protagonista, un po' strano. Voto 7, perché corre bene anche se il podio è di nuovo lì, a un passo, abbastanza vicino per toccarlo troppo lontano per salirci sopra. Voto 6.5 a Casey "corriamo solo dove la Ducati va bene" Stoner, perché ci mette del proprio ma finché qualcosa non si sconquassa nei cambi moto lo si vede preoccupato di chi lo segue in 7^ o 8^ posizione. Ha chiesto una elettronica semplificata per questo circuito ed ha limitato i danni, per ora fa della continuità il punto forte, ma essere candidati al titolo significa trovare ritmo soprattutto nelle gare "scomode" Se no sarà solo un buon mondiale. Il Mugello sarà esame fondamentale.

Non va meglio al collega Sete "secondo me gli americani non sono mai andati sulla Luna" Gibernau uno di quelli che tentano la tattica Inter (Barcellona, vista la provenienza) e finiscono a... zeru titoli. Giù nelle prove ed ennesimo autolesionismo devastante. L'altro pretendente al mondiale (rispetto a Stoner, non a Gibernau...) si affossa con le proprie gambe. Valentino "WLF! (W la Fota n.d.r.)" Rossi cambia moto prima di tutti, trova una parte umida e giù col culo in terra (voto 4). Quantomeno frettoloso, poi tradito dal mezzo definitivamente si ritira (voto sfigato). Certo, non è colpa sua se poi il seguito è la solita aria fritta. Sono i tifosi a creare una religione che a lui dedichi esclusiva attenzione, è Guido Meda e rubare posti di lavoro perché lui corre, è il suo commercialista a evadere il fisco che lui mica vive a Topolinia. Ma se quando mette insieme "zeru punti" si comincia a parlare di approdo alla Ferrari un bel vaffanculo a tutti no? E poi, non era meglio il rally?

Ad ogni modo, onore a Chris "era meglio un diluvio" Vermeulen, voto 7, che sfrutta l'umido e si difende sull'asciutto alzando il primato stagionale e sopravanzando al traguardo il collega Loris "gli avversari erano qualche decina ma parevano mijoni. E ha da vedè come menaveno" Capirossi (stanco di dare un voto) che cerca di dare un senso, e una dignità, al suo ultimo mondiale. Prima del prossimo One more year!

Nel resto c'è tanta cronaca ed il piccolo immortale pezzo di storia scritto da Nicolino "datemi una Yamaha e sulla Luna ci vado io" Canepa, giunto 15° e per la seconda volta a punti in questa stagione. Voto 10 per la giovane marmotta, il nuovo che avanza, l'unto del signore, il futuro è qua, più gnocca per tutti, una leggenda vivente, il guerriero semi-dio. Tutto il resto è fuffa.

venerdì 15 maggio 2009

A che punto siamo? VOL. 3: NFL

Probabilmente non esiste niente di più lungo della offseason NFL, senza stare a scomodare i vari John Holmes o Rocco Siffredi, forse solo la season del baseball. I lunghi ed interminabili mesi senza caschi che cozzano tra di loro hanno però al loro interno un paio di momenti di particolare interesse: l' inizio della free agency e il weekend del draft. Ed all' interno di questi due punti cronologicamente fermi ci sono due certezze che anche quest' anno non c' hanno tradito: tu sai che Snyder darà il contrattone a qualcuno (Albert Haynesworth, l' ex defensive tackle dei Titans diventato in questa primavera, l' uomo da 100 milioni di dollari per i Washington Redskins) e Al Davis farà qualche cazzata al draft, perciò, se vogliamo parlare di draft, non possiamo che incominciare dalla settima scelta assoluta: per carità, quando si parla di draft, bisogna sempre stare a sottolineare che “non è una scienza esatta”, “i draft vanno giudicati minimo dopo 3 anni”, “se l' hanno scelto qualche motivo ci sarà....”, “loro sicuramente sanno qualcosa che noi non sappiamo”, ecc ecc....la fiera del luogo comune in questi casi è sempre di moda, certo che se sono ormai 7 8 mesi che ci dipingono Michael Crabtree come il miglior talento di questo draft e come sicuramente il miglior ricevitore, qualche motivo ci sarà; poi in un draft come quello NFL in cui non è solo il talento puro ad incidere sul numero con cui i giocatori vengono chiamati, ma poi entrano in gioco molto più che negli altri sport anche le varie necessità, allora ci sta che il miglior giocatore (potenzialmente...lo scriviamo qui, per non ripeterlo più...) del draft possa arrivare attorno alla sesta settima scelta, Adrian Peterson stesso fu pescato alla 7 dai Vikings, ma perchè le altre 6 squadre non avevano impellente interesse nel pescare un running back. Ma torniamo ai giorni d' oggi, Oakland ha la settima ed ha impellente bisogno di un ricevitore, sino a quel punto nessuno del ruolo è stato già scelto: logica vorrebbe che Al Davis chiamasse uno e un solo nome, invece le parole che escono dalla bocca di Roger Goodell sono quelle di Dariu Heyward-Bey e lì capisci che hai la storia copertina di questo draft: Al Davis strikes back again.
E con lui puoi anche evitare di porti domande sul fatto che “forse sanno qualcosa che noi non sappiamo”, è semplicemente Al Davis, c' è poco da fare; che poi alla fin fine non è che abbia preso un mister nessuno, questo Heyward-Bey tutto sommato è un buon giocatore, autore di ottimi workout atletici (ecco la magagna....il vecchio adoro certe cifre....) e comunque un prospetto da primo giro, non ci sta il preferirlo a Crabtree (che poi è arrivato come pacco regalo ai Niners...) ma per il resto non è niente a confronto della scelta di secondo giro dove gli Oakland Aldavisers sono andati a pescare una safety che nella migliore delle ipositi quelli che dovrebbero saperne pronosticavano tra il settimo giro e l' undrafted, insomma un uno-due micidiale per le coronarie dei tifosi dei Raiders, micidiale perchè dal tunnell in cui si sono infilati ormai una manciata di anni fa sembra non finire mai, specie se i draft continuano ad essere di questi livelli.
Inequivocabilmente i Raiders sono quelli che hanno avuto il draft peggiore, almeno se vogliamo darne un giudizio prematuro, come sempre in maniera prematura se vogliamo trovare i vincitori di questa 2 giorni newyorkese non dobbiamo andare troppo distante dal luogo in cui le scelte sono state fatte: i Giants hanno pescato alla grande, facendo il giusto mix tra la volontà di riempire le lacune a roster (qualcuno ha detto Plaxico?) e quella di premiare comunque il talento del singolo giocatore: Hakeem Nicks in chiusura di primo giro è l' esemplificazione di questa teoria fatta a giocatore di football; ma non solo per quel che riguarda il primo giro, Sintim (LB from Virginia) pescato al secondo giro sembra essere proprio quello di cui avevano bisogno in difesa, e così via a scendere tra i sette giri.
Certo che è una pagina che stiamo parlando di queste scelte e non abbiamo ancora dedicato il giusto peso alla prima scelta assoluta, sarà che questa è stata una scelta mai in dubbio da Gennaio: al di là degli smokescreen ormai tradizionali, i Detroit Lions sono sempre stati fermamenti convinti che alla uno avrebbero pescato un QB e in questa classe di giovani, Stafford è sempre stato considerato il miglior prospetto, nonostante abbiano cercato in tutti i modi di far salire (poi riuscendoci) il suo più acerrimo rivale per la prima scelta assoluta, Mark Sanchez. Insomma, nonostante i vani tentativi di tenere basso il prezzo di Stafford, cercando di far finta di interessarsi anche ad altri giocatori, alla fine i Lions hanno reso il prodotto della Georgia il QB più pagato della lega, andando a battere anche i livelli che si erano raggiunti l' anno scorso con il contratto firmato da Matt Ryan. Come si possa investire così tanto su giocatori che fondamentalmente non hanno dimostrato nulla nel football dei grandi è una questione piuttosto spinosa sulla quale le varie compagini “sindacali” stanno già dandosi battogli e sulla quale noi non ci soffermiamo troppo in questa sede.
Se comunque la scelta di Stafford non aveva sorpreso nessuno (peraltro l' ufficiosità si era già avuta nelle ore precedenti alla reale scelta), altra storia di copertina di questo draft è proprio quella di Mark Sanchez: il prodotto di USC e dei media americani ha generato un interesse ed una attesa attorno alla sua figura degna del miglior Godot, tanto da indurre i poveri New York Jets a dar via mezzo draft e un paio di manovali per salire sino alla quinta posizione e renderlo il loro franchise QB, visto che l' era Favre nelle Meadowlands era già terminata qualche mese prima e che sino a quel momento a roster come QB avevano un paio di scappati di casa: quindi la scelta è più che logica tattica è più che logica, ora bisognerà valutare se è valida la scelta tecnica.
Doveva essere poi il draft degli offensive tackle, si rischiava di averne 4 tra i primi 10, alla fine se ne sono avuti “solo” 3, perchè Oher è sceso talmente tanto che i Ravens non se lo sono lasciati scappare per nulla al mondo a quel punto; gli altri 3 sono andati via tra la seconda e la ottava scelta, due parole le merita senza ombra di dubbio lo Smith andato ai Bengals: Andre Smith da Alabama, che aveva avuto il coraggio di presentarsi alle combine di Febbraio in condizioni che rasentavano il ridicolo tra l' ubriaco e il sovrappeso (anche se parlare di sovrappeso per gente che sfiora il quintale e mezzo è di per sé emblematico), poi aveva deciso di fare i suoi test fisici a petto nudo, anche se potremmo dire a tette al vento (la foto è solo per quelli che non hanno peli sullo stomaco)....insomma una testa completamente disabitata, dalle possibilità footballistiche però piuttosto elevate e quindi chi altro poteva investire su di lui se non Cincinnati?! Bengals che in più sono stati tra le squadre che la opinione sportiva più ha elogiato per il draft compiuto, con di note di merito per le scelte di Maualuga (altro LB molto pubblicizzato che però poi è lentamente sceso), di Michael Johnson (DE, omonimo che però fa esplosività e della pressione sul QB il suo punto di forza, cosa molto ricercata in quel di Cincy) e di Coffman (TE che sembra poter avere un impatto sin da subito in un sistema, quello guidato da Palmer, che non ha mai avuto un TE solido come bersaglio).
Nel nostro percorso disordinato e volutamente incompleto attraverso le scelte ci soffermiamo ora sui Denver Broncos, che a quanto a disordine e caos non sono stati secondi a nessuno in questa offseason: di Cutler ceduto ai Bears per una bella dose di scelte avrete sicuramente letto altrove e dovreste sapere già tutto, come in qualsiasi board veniva poi aggiunto “ora i Broncos sicuramente investiteranno queste scelte per migliorare la difesa”, ma non è sempre facile trovare il giusto compromesso tra need e talento, come dicevamo prima, ed è così che Josh McDaniels, il nuovo, già contestatissimo, head coach di Denver, alla 13esima assoluta decise di pescare il miglior RB di questo draft: Knowshown Moreno, autore di test non particolarmente illuminanti, che però non hanno impedito a McD. di farne il suo playmaker offensivo. Poi sono arrivati i difensori: un bel pass rusher e un paio di CB, uno dei quali però è andato a rovinare il reale guadagno che si era avuto dalla trade di Cutler: grazie ad essa infatti i Broncos avrebbero avuto 2 scelte di primo giro anche l' anno prossimo, ma ora non più, una delle due, peraltro non quella di Chicago che potenzialmente sarebbe stata più bassa, è stata investita per ottenere un pick di secondo giro di quest' anno con il quale è per l' appunto arrivato il CB Alphonso Smith. Insomma, un gran caos che i tifosi della squadra del Colorado stanno iniziando sin da ora a mal sopportare.
Insomma, che altro dire?! Il resoconto ce ne rendiamo conto è abbastanza parziale come comunque parziale è per forza qualsiasi giudizio espresso in questo momento, potremmo dilungarci parlando anche del draft degli amati (per chi vi scrive) Dallas Cowboys, che però non merita più di una manciata di parole a commento essendo stato ampiamente al di sotto delle aspettative, come abbiamo ripetuto più volte in questo articolo è tutta una questione di trovare il giusto dosaggio tra necessità e talento, ecco Dallas è riuscita nel non facile compito di sbagliare tutti i dosaggi: che Jerry Jones stia studiando da Al Davis?!
Però volevamo concludere con una storia positiva, anzi con due, la prima è quella che celebra come ogni anno il giocatore che per ultimo sente chiamare il suo nome e al quale vogliamo almeno dare un atto di prensenza in questo pezzo: Ryan Succop, kicker from South Carolina è il Mr. Irrilevant 2009; e poi quella di B.J. Raji, il nose tackle scelto alla 9 dai Green Bay Packers: chi avrà seguito in streaming il draft saprà già di quello di cui stiamo parlando: 151 chili di morbidezza.....un pacioccone che sudava come uno di quelli che passa l' asfalto in autostrada il 10 d' Agosto, rinchiuso in una stanza di 14 15 metri quadrati con al suo fianco una posse che manco Eminem ai tempi d' oro, la mamma che piangeva, insomma una sintesi del luogo comune del ragazzo di colore americano che sta per svoltare e alla fine lui come tanti altri di questo draft il 25 aprile ha definitivamente svoltato. Una scena che per certi versi c' ha ricordato quella del film Io, me & Irene....e Raji non era il palestrato.

giovedì 7 maggio 2009

A che punto siamo? VOL. 2: NBA

I playoff NBA seguono ad una incollatura di distanza la sequenza cronologica di quelli NHL, siamo anche qui ad inizio secondo turno. Ma cosa ci siamo persi nel primo turno? Se non fosse stato per Rose e per Garnett la risposta sarebbe stata: niente. Allora partiamo proprio da Chicago-Boston: 7 overtimes in 7 partite, di cui 3 nella sola gara6, quella che gli americani definiscono “instant classic”, basket nba al suo meglio, aggiustamenti tecnici, uno vs uno, gomiti e intensità a livelli sovraumani, tutto quello (e forse anche di più) che ti aspetteresti da una serie playoff e tutto quello che non c' è stato nelle altre serie di primo turno; mi si verrà a dire “ma anche Atlanta-Miami è andata alla settima!!”, sì ma....come? La partita più tirata si è conclusa con 10 punti di scarto, il che basterebbe per descrivere la situazione, aggiungiamoci anche lo scarto medio con cui le partite si sono concluse: 19,14: ho concluso vostro onore.

La serie che più poteva accendere l' attenzione nel tifoso neutrale era quella tra Portland e Houston, che va detto non ha deluso del tutto, specie per le due gare centrali giocate nel Texas: Portland probabilmente è ancora troppo acerba per questi palcoscenici e poi per la legge dei grandi numeri prima o poi Tracy McGrady sarebbe riuscito a passare un turno di playoff......come?! McGrady non era a roster?! Out for the season?? Ah beh allora si spiega tutto......

Scherzi a parte i Rockets sembrano veramente i lontani parenti di quelli che avevamo lasciato qui: saremmo sin troppo ingenerosi nei confronti del talentuoso numero 1 di Houston a giustificare il tutto con la sua assenza, va riconosciuto però che quella di fine Gennaio era una squadra completamente disfunzionale e la descrizione che ne fece dave su questo blog ricalcava fedelmente la realtà, sarà solo coincidenza, ma togliendo di mezzo un mezzo McGrady (comunque va ricordato non in perfette condizioni fisiche quest' anno) la squadra ho trovato una sua identità, una solidità difensiva che è sempre stato un po' il marchio storico di questa franchigia, non solo questo, la cacciata di un Alston ormai più mela marcia che fantasista da playground e l' avanzamento di ruolo di Brooks hanno fatto chiarezza anche in quel che riguarda l' attacco. Insomma, Houston era troppo completa e troppo più pronta dei Blazers (di cui del resto continueremo a sentir parlare se riusciranno a far quadrare i rinnovi contrattuali che prima o poi busseranno nel front office) per poter uscire anche da questo primo turno.

Per il resto che dire!? Philadelphia c' ha provato, ma sinceramente Orlando è sempre sembrata avere in controllo la situazione della serie. Cleveland ha passeggiato su quelli un tempo conosciuti come Detroit Pistons, in pratica un po' la stessa cosa che hanno fatto i Mavericks su quelli che un tempo erano conosciuti come San Antonio Spurs, che con questa uscita ingloriosa (stante anche l' assenza di Ginobili) pongono fine alla maledizion.....ops...volevo dire alla cabala che li voleva vincenti negli anni dispari. Con i Lakers che hanno giocato un po' come il gatto col topo con i Jazz e con Denver che in 5 partite cancella il bel ricordo che avevamo degli spuggianti Hornets di Chris Paul dell' anno scorso, possiamo passare a parlare più ampiamente del secondo turno che sta in atto in queste settimane e che speriamo possa innalzare un po' il livello di interesse e di gioco.

Torniamo quindi a parlare dei campioni in carica, orfani di Garnett ormai da settimane e che verosimilmente dovranno farne a meno sino alla fine della loro corsa: Celtics-Magic sulla carta è una serie che può darci molte soddisfazioni. L' assenza del padrone spirituale nelle file dei biancoverdi si sta facendo sentire in questi playoff, ma per certi versi a responsabilizzato il restante duo del big-three e soprattutto sembra aver mandato in un' altra orbita Rajon Rondo: il prodotto dell' università di Kentucky è migliorato in maniera impressionante, o meglio, le sue cifre sono lievitate a livelli inimmaginabili ai più, parliamo di triple doppie o quasi triple doppie ad ogni allacciata di scarpa, per carità i difetti di lettura continuano a restare, come quelli di tiro, anche se nettamente migliorato in questo, la tendenza a strafare resta anche se perfettamente inserita nel contesto. Per intederci questa versione dei Celtics non è di certo più forte di quella dell' anno scorso, ciò non toglie però che l' aver vinto l' anno scorso ha consegnato a questa squadra una consapevolezza tale da poter far fronte a certe assenze, probabilmente non vinceranno anche quest' anno, di certo però venderanno carissima la loro pelle....almeno sperando che ci sia qualcuno in grado di rendere più interessante questa che sino ad ora sempre essere una cavalcata dei Cleveland Lebrones senza avversari degni di nota. I Magic dal canto loro non è che stiano a guardare, la sensazione è però che più la serie si allunga più diminuiscano le loro possibilità di approdo ad una ipotetica finale di Conference: hanno sorpreso Boston in gara1, cosa alquanto prevedibile, dopo che la squadra del Massachuettes era uscita leggermente provata dal primo turno, poi non sono praticamente scesi in campo in gara2, hanno sì certo portato dalla loro il fattore campo (ricordiamo che l' anno scorso Boston non perse una gara che una nei playoff sul suo parquet incrociato) ma probabilmente non basterà vincerne una a Boston per passare il turno. E soprattutto il giorno che vedremo Alston giocare una finale sarà probabilmente ora di smettere di seguire questo sport....

Sull' altra serie dell' Est, purtroppo, c' è ben poco da dire: Cleveland è una valanga che più va avanti più aumenta la sua intensità e Lebron ne è il degno simbolo. Resta solo da capire quanto siano realmente forti loro o quanto siano mediocri i loro avversari e forse questo dubbio potrebbe restarci anche sino a dopo che Lebron si sarà (finalmente) messo al dito questo benedetto anello. L' MVP della Lega (fresco di nomina) ha letteralmente dominato la stagione, 28 punti, 7 rimbalzi e 7 assists a partita (peraltro tutti dati approssimati per difetto) i parziali pesati su 82 partite, 32+11+6 quelli relativi alle 5 partite di playoff sin qui disputate, tutte vinte con scarti mai inferiori ai 10 punti, in una parola sola: dominio. Atlanta può e potrà ben poco, probabilmente il pubblico georgiano della Phillips Arena riuscirà in qualche modo a sorreggere i propri beneamini (che l' anno scorso proprio grazie al fattore campo costrinsero i Celtics alla gara7) e permetterà agli Hawks di vincerne almeno una, magari gara3, ma per il resto non ci aspettiamo molto da questa serie.

In maniera abbastanza speculare le due serie dell' Ovest rispecchiano quelle dell' Est: c' è ancora curiosità nel capire il vero valore dei Nuggets, chi scrive fa pubblica ammenda nel confessare di non aver visto nessuna delle due partite di questa serie, però due tre considerazioni generale si riesce sempre a farle, partiamo dai Mavs: Dallas sino ad un mese dalla fine della regular season sembrava stesse facendo a lotta con i Suns a non andarci ai playoff, la squadra sembra svogliata ed avulsa, poi come per magia si son messi a giocare: ad Aprile, playoff compresi, 13 vittorie e 3 sconfitte, le due batoste nelle due gare nel Colorado hanno portato Kidd&co. di nuovo con i piedi per terra. Inoltre stiamo parlando di una versione di Mavericks che non raggiunge nemmeno la metà del talento e di capacità offensive di altre versioni degli anni passati, versioni che poi si schiantavano una volte arrivate ai playoff; il fatto che questi Mavs siano arrivati a questo punto e indice di un livello che quest' anno si è particolarmente abbassato. Sui Nuggets, in attesa di vederli con più attenzione, 2 rapide pillole: 1-Billups ti cambia la vita, 2-Chris Andersen e Kenyon Martin dovrebbero giocare a maniche lunghe, per il primo inoltre proporrei una cuffia, per il secondo una sciarpa (il tatuaggio delle labbra rossa enormi sul collo non si può vedere....)

E allora arriviamo a quelli che tutta la stampa e i media hanno dipinto come gli unici avversari che possano frapporsi tra Lebron e il titolo NBA: Kobe Bryant e i suoi Los Angeles Lakers. Va da sé che Stern pagherebbe di tasca sua (che è tutto dire....) pur di avere una finale Kobe vs Lebron, dopo che l' anno scorso ha avuto Lakers vs Celtics e poter così dimenticare i tempi in cui in finale ci andavano i Nets, i Pacers, gli Spurs contro i Pistons, che per un motivo o per un altro non soddisfavano le ambizioni di immagine della Lega. Mentre la strada ad Est sembra molto più in discesa per il compimento di questo disegno perfetto, quella ad Ovest presenta molte più salite e buche. La prima foratura i Lakers l' hanno incontrata in gara1 di questo secondo turno, contro i Rockets di Yao e Artest: da una parte il cinese è stato in campo per 40 minuti e RonRon è stato un fattore forse ancor più offensivo che difensivo, dall' altra Kobe si è ritrovato a predicare nel deserto, la palla non è quasi mai arrivata pulita in post a Gasol e soci, Bynum ancora colpevolmente assente (dall' infortunio non abbiamo più visto il Bynum di inizio stagione) e il ritmo sempre e costantemente sotto controllo dei ragazzi di coach Adelman, che hanno tenuto praticamente per tutta la partita i Lakers sott' acqua, l' hanno costretti a rincorrerli e alla fine sono “affogati”. Gara2, giocata in nottata, è stata tutt' altra musica, i punti in contropiede da 10 di gara1 sono diventati 20 per i gialloviola, Ming, che nella prima partita aveva praticamente accorciato il campo offensivo di LA di un paio di metri, è rimasto in campo pochissimo, subito gravato di falli e questo è molto pesante, specialmente ora che Dikembe Mutombo è sparito da questi playoff e dalla NBA a causa di un grave infortunio che in pratica ha posto fine alla sua immensa carriera. Kobe poi ha fatto il Kobe, facendo indispettire sia Battier che Artest (poi espulso a causa di un battibecco tra i due scaturito da un gomito troppo alto del gialloviola in fase di rimbalzo), 40 punti con 27 tiri, non è facile perdere quando si arriva a queste cifre. Quello che però continua a preoccupare i tifosi losangelini è la continua titubanza e la scarsa produttività di Andrew Bynum, finito ora in fondo alle rotazioni, uscito dal quintetto in gara2 e in campo per soli 8 minuti. Ora la serie si trasferisce a Houston, un 2-2 dopo le due gare in Texas non è per nulla improponibile, continueremo a vederne delle belle, tra sportellate e remix (a proposito, c' è chi la fa nei playoff e c' è chi la fa negli all star game.....), playoff NBA al loro meglio. Si spera.

lunedì 4 maggio 2009

Narcolessia (MotoGP 2009 #3)



Criville è stato colto da tale fastidiosa malattia appena in tempo. Qualche anno prima che il mondo delle corse in moto venisse contagiato da gran premi ripetitivi, tutti così simili tra loro roba che ormai, fatta rara eccezione, si fatica a ricordarne uno in particolare per spettacolarità ed intensità. Certo, a volte capita ancora e la nostra fortuna è che dopo tre corse abbiamo tre vincitori diversi e un mondiale apertissimo. Ma lo diciamo a bassa voce, perché l'anno scorso era la stessa cosa a questo punto.

Difficile suggerire qualcosa per modificare le corse e renderle più divertenti. Teoricamente c'è già tutto, velocità, qualche pilota di talento, non sono macchine e quindi il sorpasso è più frequente. Magari togliere un po' di elettronica ecco, regalarci di nuovo qualche derapata in più e qualche imprevisto invece di vedere tre uomini in fuga e tutto il resto è fuffa. Certo, non avessero modificato Assen, consigliassero alla gente di costruire roba più simile al Mugello o Laguna Seca invece delle ciofeche in mezzo al deserto magari sarebbe più divertente. Chissà.

Leghiamoci alla speranza che la sfida a 3 (o 4) duri il più a lungo possibile, così da rendere avvincente anche un sorpasso fatto magari non nelle primissime posizioni e dando un senso a gare (per ora tre su tre) che hanno visto un dominatore unico e gli altri limitare i danni.

Già, perché non deve ingannare la gara di Dani "Carl Lewis ha vinto l'oro arrivando secondo" Pedrosa perché, questa volta, ha ragione quello che fa le telecronache: il ragazzo si era trovato nella situazione perfetta, l'unica che gli ha permesso di vincere, di tanto in tanto, sinora. Buona partenza, moto a posto e velocità superiore a tutti che gli ha permesso di prendere vantaggio. Solo che appena Valentino "100% rendimento" Rossi si è messo dietro anche l'ultimo tappo sono cominciati i problemi.

Rossi (voto 10) ha guidato alla grande, è partito così così ma ci ha messo tanto del suo e tanta di quella fame che lo ha sempre contraddistinto e che gli ha sempre impedito di non vincere almeno una gara ogni tre. Ha recuperato piano piano trovando in una parte del tracciato il momento in cui era più veloce di tutti e sbarazzatosi dell'ultimo ostacolo proprio in quel settore ha cominciato a prendere 2, 3 decimi a giro a Pedrosa (voto 7). Lì non c'è stata storia, lo Dani "Mancini ha vinto uno scudetto arrivando terzo" Pedrosa si è ritrovato alle calcagna il ragazzo nato nella regione di un noto corrispondente di ECT e non ha nemmeno provato a opporre resistenza. E' stato sfilato come un guanto e, dopo un giro, ha abbassato la pressione sulla manopola del gas, roba che neanche l'Alain Prost dei tempi d'oro.

Meglio Casey "adesso i circuiti infami per la ducati sono finiti, forse" Stoner, che seppur più lento di un Rossi versione prima Yamaha (col gambone sempre giù per tenere staccate impossibili su una moto non perfetta) prova a dargli filo da torcere. Stoner (voto 7) viene superato, aggredisce a Mach 3 l'avversario sul rettilineo, stacca alla grande e gli torna davanti poi cede sulla distanza, roba che nemmeno il Dorando Pietri dei tempi d'oro.

Randy "who?" De Punyet si merita un bel 9, arriva che al traguardo che la merenda è già cominciata e la Nutella già finita, ma corre alla grande e si porta via un 4° posto che nemmeno l'Inter di Lucescu dei tempi d'oro sarebbe stata in grado di strappare. La vera sorpresa è però Marco "Cinecittà" Melandri che trovata una moto a lui più congeniale riconquista fiducia e posizioni onorevoli a fine corsa. Certo, la distanza dai primi sarà sempre molta, ma entro 5 anni promette un podio. La situazione di Melandri (voto 8) fa comunque riflettere, soprattutto vista la fine di Nicky "comunque ho vinto più di Arrigo Sacchi" Hayden sulla Ducati, fine indecorosa che indica se ancora ce ne fosse bisogno che "l'altra Ducati" non è esattamente come "l'altro linebacker" dei Chicago Bears e non rulla come Briggs. Ha bisogno di manico e la simbiosi per ora è stata trovata solo con Stoner. Hayden (voto 3) prende un punto, ma quando arriva al traguardo sono finiti anche i grissini ed rimasto pochissimo Esta The.

Lo salva, nel confronto con Melandri, che a fine carriera, quando buona parte delle persone si saranno dimenticati di loro, uno rimarrà Macio e tifoso incomprensibile dei Packers, probabile venditore di hot dog nel gelido Lambeau Field, mentre lui sarà pieno di gnocca nella sua piscina californiana. E urold cempion, ovviamente.

L'altro cinefilo, tale Zeru Titoli, una volta conosciuto come Hollywood, ci riporta alla memoria una delle più tragiche pagine scritte dalla Ducati in tempi recenti e al drammatico attentato kamikaze di Barcellona. Per lui (voto impietoso) ancora una gara anonima.

Delude anche Andrea "sulla PS3 sembrava più facile" Dovizioso, che va per le terre, recupera ma chiude ottavo e non raggiunge la sufficienza (voto 5). Davanti a lui i veterani Loris "nel frattempo mio figlio sta per diventare padre" Capirossi (voto 6.5) e Colin "il mio invece ha già l'età di Capirossi" Edwards (voto inutile da darsi).

Male Canepino nostro, sfrattato dalla zona punti proprio per colpa di Nicky "showtime" Hayden e, soprattutto, Jorge Lorenzo, ruzzolato come ai bei tempi e giunto al traguardo che di esta The manco l'ombra. "Frega una sega" avrebbe commentato "ho il mio lecca lecca". Roba che neanche il Real Madrid in casa col Barcellona ai tempi d'oro...

PS: questa rubrica è andata in programmazione in ritardo causa le minacce ricevute dalla redazione che dovevano favorire la visibilità di un epzzo del capo redazione.




Questa la ciulava un motociclista... uhè Max, come fa la tua moto? Vrum vrum!

A che punto siamo? VOL. 1: NHL

Siamo un po' spariti, i nostri più assidui lettori se ne saranno accorti e saranno spariti anche loro, ma se ce l ha fatta Lance Armstrong a ritornare, non vedo perchè non ce la possiamo fare anche noi...

Dove eravamo rimasti? Uhm...la memoria non è granchè allora evitiamo di chiedercelo e vediamo dove siamo arrivati: Maggio, nel pieno dei playoff NBA ed NHL, nel pieno della offseason NFL e nel pieno delle polemiche che ruotano attorno Alex Rodriguez e al suo rapporto con il doping, una volta era solo antipatico, ora è anche disonesto e finto: dove stia la verità forse non lo sapremo mai, non sapremo mai il prezzo che dovrà pagare, come ancora non sappiamo nulla su Barry Bonds, dove il caso scoppiò qualche anno prima di questo; forse anche in America quando si tratta di combattere il doping si fanno “scrupoli” come nel resto del mondo.

Ma torniamo allo sport giocato, come si diceva in apertura, due delle maggiori leghe professionistiche in questo periodo dell' anno vedono il traguardo. Partiamo dalle 8 squadre che continuano a vagare per il ghiaccio in cerca di un disco nero: Detroit, Chicago, Vancouver e Anaheim ad Ovest; Washington, Boston, Pittsburgh e Carolina ad Est. Come la squadra dell' Illinois e quella del Michigan possano essere considerate dell' Ovest ancora oggi è una cosa che ci sfugge (vedi cartina), ma non è l' unica cosa che ci sfugge di questo sport e quindi andiamo avanti.


Va detto però, senza cadere nei soliti stereotipi nei quali peraltro siamo già caduti, che dopo i playoff NFL, quelli dell' hockey sono quelli che raggiungono picchi più alti di tensione, di fisicità e di passione. Pur restando tra le 4 leghe professionistiche (no....non contiamo la MLS....) quella forse meno seguita, quando arriva aprile/maggio, basta vedere una partita giocata a Pittsburgh o a Montreal per capire la passione e lo spirito maschio che naviga attorno alla ricerca spasmodica del puck inframmezzata da botte assurde.

Quest' anno, ancora più dell' anno scorso, sembra che ci sia una squadra sola al comando: Detroit quando arriva la postseason eleva il suo livello di gioco che ormai da 2 anni a questa parte sembra essere proibitivo per tutti; il contrario di quello che fa San Jose, così bella durante le 82 partite di regular season e così molle come neve al sole nelle partite che poi decidono chi è veramente il più forte: 53 vittorie in stagione regolare, nessuno meglio di loro, poi 4 sconfitte in 6 partite contro i Ducks di Anaheim e tutti a godersi il sole della California, come l' anno scorso, come l' anno prima (cit.), un po' come la Dallas baskettara.....i classici termosifoni che quando arriva primavera si spengono, ma di loro parleremo più tardi, ora torniamo a parlare di chi ancora sta pattinando: dicevamo dei Red Wings, campioni uscenti che peraltro non hanno nessuna intenzione di uscire, un primo turno a spiegare hockey ai Columbus dove il fenomeno Voracek (personale pallino di chi vi scrive) e il peggior portiere ad aver vinto 2 Stanley Cup (Osgood, goolie di Detroit) nulla hanno potuto contro l' armata rossa guidata da Datsyuk, tecnicamente una passeggiata e almeno sulla carta anche il secondo turno non dovrebbe dare troppi grattacapi ai detentori del titolo, anche se dopo le prime due gare giocate nel Michigan si va in California sul punteggio di 1-1, con due partite molto tirate, la seconda addirittura decisa al terzo overtime e nella prima Lidstrom, il difensore capitano che già ha alzato al cielo la coppa, si era dovuto inventare doppio goleador con la segnatura decisiva arrivata a 50 secondi dalla fine per scongiurare i supplementari. Detroit fa più gioco, crea più occasioni, ma sinora non è mai riuscita a scrollarsi di dosso questi Ducks e sino a quando Hiller (il portiere dei californiani) continuerà ad avere queste cifre allora noi continueremo ad avere una serie equilibrata.

L' altra partita si presentava invece molto più combattuta: i Blackhawks rappresentano la novità, una squadra tanto inesperta e giovane quanto talentuosa, pur essendo tra le 6 squadre che hanno fondato la NHL, sono ormai anni che la squadra di Chicago stenta a raggiungere certi livelli: 7 anni fa l' ultima partecipazione ai playoff, 13 anni fa l' ultima serie vinta e roba di 48 anni fa l' ultima delle 3 stanley cup conquistate. Ma ora la musica sembra essere veramente cambiata, probabilmente non sarà questo l' anno per azzerare il contatore arrivato a 48, ma quando la tua stella e uno dei giocatori più talentuosi della Lega ha 20 anni allora puoi guardare con fiducia al futuro, senza disperarti troppo se la vittoria finale non arriva nel presente. Il giovane fenomeno Kane e il veterano Havlat, che a 28 anni è quasi praticamente il più vecchio a roster, dovranno trovare il modo per trafiggere Luongo, probabilmente il miglior portiere tra quelli che restano ancora in ballo e non solo. E con Luongo arriviamo ai Canucks che hanno sulle spalle la responsabilità di un Paese intero: per uno statunitense l' hockey può essere una passione, per un canadese l' hockey è la religione e sono 14 anni che la coppa manca da “casa” dal 1994 nessuna squadra canadese ha vinto il campionato, per avere un' ordine di idee più preciso nei 14 anni che vanno dal 1980 al 1993, per 8 volte il trofeo è andato in Canada (5 Edmonton, 2 Montreal, 1 Calgary), Vancouver peraltro non l' ha mai vinta e la strada sembra ancora lunga e difficile se si considera che dopo una brillante prima parte di gara1, poi Chicago è entrato un po' sottopelle ai canadesi che ora sembrano aver perso i favori del pronostico e l' inerzia della serie che continuerà nell' Illinois sul punteggio di 1-1 (per i soli parziali Kane già a quota 3 goals nelle prime due partite).

L' equilibrio è il liet-motiv di questo secondo turno, dopo che nel primo turno ben 2 serie erano arrivate a gara 7, 2 gare peraltro decise negli ultimi minuti se non negli ultimi secondi (Brodeur si starà ancora chiedendo come sia potuto succedere....). Ad Est in effetti manca il favorito unico, potrebbe essere Boston, squadra solida quella dei Bruins che però a sorpresa, dopo aver dominato gara 1 finita 4-1, hanno preso una discreta lezione in gara2, 3-0 secco a favore di una compagine, i Carolina Hurricanes, che da Marzo in avanti non conosce altro che la parola “vittoria” (13-1-2 per concludere la regular season, se si tolgono le due sconfitte nelle ultime due partite), sono entrati in gran carriera nel mese dei playoff, erano sotto a 1.40 dalla fine di gara7, prima di segnare 2 gol in 100 secondi che hanno fatto saltare il banco dei Devils.

Poi c' è La Serie.

A 4 anni dal lockout del 2004/2005 che fece saltare l' intera stagione, chi tira i fili della NHL non poteva sperare di meglio: Ovechkin vs Crosby a livello di immagine, di talento, di interesse e il duello che più di tutti può far tornare a puntare i riflettori sull' hockey. È lo scontro che più di tutti accende la fantasia del tifoso: il russo, 23 anni, c' ha messo poco per conquistare la Lega: l' anno scorso ne avevamo celebrato l' exploit di 65 gol in una stagione, quest' anno si è fermato “solo” a 56, aumentando però considerevolmente il numero degli assist e soprattutto guidando la sua squadra a vincere finalmente una serie di playoff (evitando quindi di essere il Tracy McGrady del puck.....ma di questo parleremo in seguito). La rivalità con Sidney Crosby peraltro non è solo mediatica (come per certi versi sono quelle tra Lebron James e Anthony e/o Wade in NBA), ma tra i due d' è una vera antipatia, per essere eufemistici. Il giocatore dei Penguins dal canto suo farà meno goals, ma è più uomo squadra e il talento offensivo in generale di Pittsburgh è talmente elevato che è infantile farne una solo questione di numeri accumulati. Il primo round è andato già in scena e in nottata andrà in onda il secondo: i Capitals hanno difeso il fattore campo, ora vediamo se riusciranno ad invertire il trend statistico di tutte queste serie di secondo turno in cui gara1 è andata ai padroni di casa e gara 2 agli ospiti, sulla carta questa dovrebbe essere la serie più equilibrata tra le 4, due attacchi immensi a fronte di 2 difese molto rivedibili, alla fine la differenza potrebbero farla i portieri: Fleury di PIT non è mai stato il top dei top, Varlamov di WAS è entrato titolare dopo le prime due sconfitte nelle prime due partite del primo turno e pur rendendosi protagonista di qualche brutta svista, figlia magari di una certa inesperienza, ha saputo invertire l' inerzia di una squadra che sembrava alle corde sullo 0-2 pesante (2 sconfitte in casa) contro i Rangers; il goalie dei Capitals non ha però mostrato nessun segno di emozione alla sua prima gara7 e soprattutto si è evoluto in un salvataggio mostruoso in gara1 contro i Pens che rischia di essere la miglior parata dei playoff (doesn't get any better than that....). Pittsburgh peraltro ha scherzato con il fuoco durante la RS, acciuffando i playoff solo con una accelerata finale, che ora però gli costa il fattore campo in questa delicatissima sfida.

Insomma, ricapitolando: Vancouver l' aspetta da sempre (94 anni fa, non erano Canucks e soprattutto non esisteva l' NHL come la conosciamo ora), Washington idem, Chicago da 48 anni, Pittsburgh da 17....Carolina, Anaheim e Detroit hanno vinto le ultime 3, dopo il lock-out, ma fame o non fame continueranno a picchiarsi come dei fabbri, continueranno a farsi crescere la barba e a lottare per ogni singolo rimbalzo di questo puck che continuiamo a non vedere ma che stiamo iniziando ad apprezzare, perchè the cup changes everything.


PS. diamo al russo quel che è del russo: le sue previsioni sono andate mooolto bene, inspiegabilmente; ad est 7/8, sbagliata solo una deludente Tampa, preferita a Carolina, Florida outsider è stata nei primi 8 sino a poche partite dalla fine, ad ovest 6/8, sbagliate Dallas ed Edmonton....va a finire che è veramente esperto nhl....