sabato 29 novembre 2008

Radio NFL, sempre accesa




La radio si espande: anche questa settimana seguiremo per voi e con voi le partite delle 19: un occhio importante verrà dato al match tra i Saints e i Buccaneers. Il campo principale sarà però affiancato da ben altri due campi secondari, matzoid ci porterà le notizie da Cincinnat, dove i Ravens fronteggeranno i Bengals, da Washington invece ci sarà dave, new entry, che ci terrà informati sullo scontro della NFC East tra Redskins e Giants. Ovviamente angyair sarà ancora una volta il nostro battitore libero, un occhio ai suoi niners l' altro a tutto il resto che succede in America.

Stay Tuned.

Il link da cui ascoltarci è sempre lo stesso, la radio sarà online pochi minuti prima delle 19.

domenica 23 novembre 2008

Radio Time


L' appuntamento con la radio NFL c' è anche questa settimana: dalle ore 19 seguiremo per voi 2 partite: San Francisco Niners at Dallas Cowboys (azazel&island) e Philadelphia Eagles at Baltimore Ravens (matzoid a cui diamo il benvenuto in questo progetto). Ci sono però importanti novità dal punto di vista tecnico: grazie al server di playit e alla disponibilità di Lephio, padre di Radio Playit a cui va tutto il nostro ringraziamento, abbiamo abbattuto decisamente i secondi (minuti....) di delay, speriamo che questo possa portare più ascoltatori...

Previsti sempre interventi interessanti da parte dell' esperto del Salento, che ci darà un altro punto di vista della sfida tra 49ers e cowboys, oltre che su tutto il resto della giornata footballistica, tuttologo se ce ne è uno...

Seguite questo link e cliccate sul player sulla destra

martedì 18 novembre 2008

Aspettando i Bowls

Troppo silenzio da parte di East Coast Time riguardo a quel fantastico mondo che risponde al nome di College Football, e così a poche partite dalla fine della regular season, in attesa di sapere quali saranno le squadre che si giocheranno i Bowls di fine anno e soprattutto quelli BCS, chiusi dal Championship che assegna il titolo nazionale, diamo uno sguardo al weekend appena trascorso, iniziando un percorso che ci porterà all’evento del Dolphin Stadium di Miami dell’8 gennaio, in cui si saprà chi succederà al trono di LSU.

Ad inizio stagione sembrava che il college football fosse un affare per le squadre della SEC, conference che si proponeva come una delle più spettacolari e appassionanti degli ultimi anni, con i campioni in carica di LSU, i n.1 della preseason di Georgia, i lanciatissimi Gators di Florida e una squadra sempre temibile come Alabama.

Ad oggi queste previsioni sembrano meno certe e, nonostante Alabama sia sorprendentemente la n.1 del ranking nazionale, e l’unica delle citate a non essere tra le prime 15 sia proprio LSU, la Conference che più sta appassionando i fans del football collegiale è la Big 12, con ben cinque teams inseriti nelle top15 del ranking nazionale, e tre di questi in piena corsa per conquistare il Championship di Miami.

Texas Tech, Texas e Oklahoma sono insieme ad Alabama e a Florida le più serie candidate per giocarsi il titolo nazionale, e saranno proprio gli scontri diretti delle prossime due settimane a decidere chi vincerà il biglietto per la Florida e chi dovrà accontentarsi (si fa per dire) di uno dei BCS Bowl tra Fiesta, Rose, Sugar e Orange Bowl.

Nelle partite di sabato, in cui Texas Tech e Oklahoma riposavano in attesa di scontrarsi nel prossimo weekend in una partita che si annuncia epica e ricca di spettacolo, non ci sono stati sconvolgimenti all’interno del ranking, come successo nelle settimane precedenti.

I Crimson Tide n.1 del ranking hanno sofferto nel primo tempo contro Mississipi State, andando persino in svantaggio per 7 a 5 ad inizio secondo quarto, più per demeriti del proprio attacco, in cui John Wilson per la quarta partita consecutiva non ha lanciato td pass, con solo 148 yards e la sensazione sempre più marcata di essere il vero anello debole di coach Saban, soprattutto in vista del rush finale e della sfida contro Florida. Nelle altre partite Alabama aveva sostanzialmente dominato con la propria difesa, una delle prime cinque della nazione e probabilmente la n.1 sulle corse, e anche in questa partita non c’è stato scampo per i Bulldogs, letteralmente annullati nel secondo tempo, in cui hanno guadagnato solamente due primi downs, e in totale la miseria di 35 yards su corsa. La differenza finale l’ha fatta lo special team dei Crimson Tide, che ha bloccato un punt e segnato un td su punt return con Arenas ad inizio terzo quarto, dando il via alla cavalcata conclusa sul 32 a 7, grazie al touchdown finale di Mark Ingram.

A far paura ai n.1 del ranking sono proprio i rivali di conference di Florida che, guidati dalla solita coppia Tebow-Harvin, distruggono South Carolina di Steve Spurrier, ex coach di Florida negli anni 90. Cinquanta punti di scarto ad un college presente nel ranking sono un’enormità, ma i Gators sono probabilmente la squadra più in forma del momento, e i Gamecocks sono l’ultimo di una lunga serie di massacri a cui hanno sottoposti gli avversari, dopo l’incredibile sconfitta di un punto contro Mississipi, che ha tolto la possibilità di essere al momento la n.1 del ranking. I campioni di LSU sono stati seppelliti sotto 51 punti, Kentucky addiritura un 63 a 5, mentre Georgia, n.6 del ranking, ha subito un umiliante 49 a 10, tutti risultati, come l’ultimo, contraddistinti dall’enorme talento offensivo in mano a coach Meyer. Tebow ha lanciato 2 td pass, segnandone un altro su corsa, Harvin ha corso per 167 yards, prima volta sopra le 100 yards in stagione, segnando due touchdowns, uno da 80 yards con una splendida corsa in off tackle, e in generale Florida ha dimostrato di poter correre a piacimento, chiudendo con quasi 350 yards e 5td.

Texas, a diffenenza di Texas Tech e OU, non riposava, ma l’impegno contro Kansas era sicuramente agevole, nonostante la presenza di un talento come Reesing in cabina di regia per i Jayhawks. I Longhorns hanno rispettato il pronosticato, lasciando poco spazio al quarterback di Kansas, soprattutto sul profondo, e trovando la solita giornata all-around di McCoy, che ha lanciato 2 td pass e corso per 76 yards con 1 touchdown.

Tra le deluse dell’annata, dopo i grandi proclami di inizio stagione, ci sono sicuramente USC e Ohio State, pronosticate come possibili sfidanti al Championship, ma incappate in brutte sconfitte che hanno praticamente tolto ogni possibilità di vittoria finale. I Trojans di coach Carroll, nonostante un roster quasi da NFL, hanno perso contro Oregon State e ora devono guardarsi proprio dai Beavers nella corsa al Rose Bowl di Pasadena e all’ennesimo titolo della gestione Carroll. Contro Stanford in molti sentivano nell’aria odore di upset, anche se i valori in campo erano nettamente dalla parte di USC, e il primo tempo sembrava avallare le previsioni, con un 17 pari acciuffato dal ritorno da 93 yards di Gable, successivo al td di Kimble. Nel secondo tempo, però, sono venuti fuori i reali valori e il trio Johnson, Gable e McKnight, a cui si è aggiunta la partita tutta sostanza di Mark Sanchez ha permesso ai Trojans di involarsi verso il 45 a 23 finale.

I Buckeys di coach Tressell invece di sconfitte ne hanno due, una proprio contro USC, e la seconda contro Penn State, che li ha privati del primato nella Big Ten, oltre che della possibilità di giocarsi il titolo. Contro Illinois sembrava un impegno agevole, ma una giornata tutt’altro che positiva della difesa ha permesso agli Illini di rimanere in partita fino a metà secondo quarto, quando Prior ha lanciato un td pass per Sanzenbacher, uno dei soli 6 completi della gara su 10 tentativi. Per il resto corse, corse, corse, con Beanie Wells padrone e Prior a fargli da contraltare con 110 yards e 1 td.

Tra le sorprese di stagione Utah continua la sua marcia che la vede al n.7 del ranking, distruggendo San Diego State per 63 a 14 con 283 yards e 5 td pass per Brian Johnson, rimane imbattuta e sogna un posto in un BCS Bowl, nonostante la schedule molto agevole, così come ancora senza sconfitte è Boise State che domina Idaho, spinta dalla gran giornata del sophomore Jeremy Avery, che sostituisce egregiamente tra i protagonisti Ian Johnson, e chiude con il career high a 156 yards e 2 td. North Carolina, invece, passata dai bassifondi della ACC al primato di Conference con sette vittorie, getta alle ortiche la possibilità di vittoria finale, facendosi rimontare da Maryland, arrivata alla quarta vittoria contro una squadra del ranking, con il field goal decisivo costruito da uno splendido drive da 82 yards condotto dal quarterback Chris Turner.

L’altra imbattuta è Ball State, la vera cinderella di quest’anno, arrivata al n.14 del ranking, spinta dal piccolo grande runner MiQuale Lewis, che sigilla la vittoria contro Miami (OH) con 165 yards e 2 td, arrivando a più di 1200 yards corse e 17 touchdown. Un altro piccolo grande runner è Jaquizz Rodgers di Oregon State, che aveva già annichilito USC con 186 yards e 2td e ne corre altre 144 con 1 touchdown nella vittoria contro California, settima partita stagionale oltre le 100 yards corse.

Tra i protagonisti del College Football da segnalare le prestazioni di Chase Daniels, nella vittoria di Missouri contro Iowa State, che arriva a 30 td pass stagionale, con l’ottava partita oltre le 300 yards lanciate, e quella di Max Hall, quarterback di Brigham Young, arrivato a 34 touchdowns, con solo 8 intercetti, e alla terza consecutiva sopra le 300 yards.

Per ultimo non si può dimenticare il santone del College Football, Joe Paterno, che sognava alla veneranda età di 82 anni di giocarsi il Championship con la sua Penn State, ma che quasi sicuramente dovrà accontentarsi di un BCS Bowl (probabilmente il Rose Bowl) per quella terribile sconfitta di un punto contro Iowa, nonostante il vantaggio di 10 punti ad inizio ultimo quarto. La partita contro Indiana poteva essere pericolosa proprio perchè subito successiva al tremendo ko subito nel weekend scorso, ma i Nittany Lions, dopo un primo tempo sofferto, hanno cambiato marcia e segnato 24 punti per il 34 a 7 finale, con la solita grandissima difesa.

Ora per il titolo della Big Ten dovranno vincere lo spareggio contro Michigan State del grandissimo Javon Ringer, candidato all’Heisman Trophy, arrivato a 1548 yards corse con 20 td, staccando così il biglietto per il Rose Bowl, ennesimo Bowl principale della leggendaria carriera di JoePa.

domenica 16 novembre 2008

Radio NFL


Ore 22.15: San Diego Chargers at Pittsburgh Steelers, la radio sarà in linea attorno alle 22. Come al solito vi basterà cliccare sul link che vi sarà fornito qui sotto e aprirlo con il vostro lettore di fiducia. In caso in cui la mia connessione vada down, vi consigliamo di ritornare qui e ricliccare il link, che nel frattempo potrebbe essere cambiato.

Link: partite concluse....

Possibili interventi anche dell' esperto del Salento, che seguirà per noi l' altro big-match di serata: San Francisco Niners-St. Louis Rams.

venerdì 14 novembre 2008

Macchè Bcs, dateci i playoffs!

Novembre è il mese della politica, in America. In tutti i sensi. E’ il mese che sancisce la fine di mesi e mesi di comizi urlati e che scaturisce l'elezione del presidente degli Stati Uniti, ma anche il mese dove il meccanismo politico dell’auto-promozione comincia a far parte integrante del mondo del college football, questo perchè coincide con la prima pubblicazione stagionale della classifica targata Bowl Championship Series, la quale va a determinare chi si ritroverà rispettivamente al numero uno ed al numero due del ranking ottenendo la possibilità di giocarsi il titolo nazionale.

Il carrozzone della propaganda apre le sue porte ad ogni allenatore che si rispetti, le conferenze stampa di stampo lobbistico cominciano proprio di questi tempi, arrivano le prime affermazioni di ”spinta” verso la propria squadra e si innesca una serie di chiacchiere che fa molto felice la carta stampata, che di queste ed altre nefandezze necessita per riempire le proprie cronache sportive. Il sistema, così com’è concepito oggi, è storico, poggia su tradizioni apparentemente inamovibili, quelle dei Bowls, maggiori o minori che siano, partite il cui accesso è determinato da una condizione necessaria ed inappellabile: vincere sei partite durante l’anno.

Conta molto la qualità di queste vittorie, non solo la quantità, perché tutti i rankings collegiali, i famosi ed opinabili top 25, basano la propria classifica di merito proprio sulla difficoltà delle partite giocate prima di ogni altro fattore, metodo che non sempre riesce a rendere giustizia.
Il caso cade a puntino, e si è verificato proprio di recente: quest’anno abbiamo avuto una Big 12 paragonabile ad un girone infernale dantesco, ed in una sola division, la South, sono concentrate ben tre squadre, Texas Tech, Oklahoma e Texas, che meriterebbero di disputarsi una finale per conto proprio. Per quanto bene abbiano giocato queste compagini, tuttavia, sarà possibile mandarne solamente una al National Championship, e qualunque del trio termini la propria regular season al primo posto dovrà vedersela contro la squadra più forte della North Division nella finale di Conference, con il serio rischio di minare la propria credibilità proprio davanti al traguardo, e soprattutto dopo aver comunque disputato un campionato di grande qualità.

Se non altro, da questo punto di vista, l’upset che Iowa ha piazzato ai danni di Penn State sabato scorso ha senz’altro lavato i panni sporchi in casa, risolvendo da sé un problema che aveva creato grandissimi grattacapi ai vari commissioner delle conference maggiori. I Nittany Lions erano fino a poco tempo fa posizionati al numero tre del ranking nazionale, in virtù di un’imbattibilità (ora interrotta) che numericamente parlando li aveva messi sullo stesso piano di Texas Tech, Texas (quand’era numero uno, chiaramente) ed Alabama, che al numero uno ci alloggia in questi giorni. Statisticamente ma non qualitativamente dicevano molte voci velenose, in quanto il calendario di Penn State, appartenente alla Big Ten, era stato più agevole, quindi la qualità stessa di quell’imbattibilità non poteva essere la medesima di una squadra mantenutasi illibata nelle sparatorie della Sec o della Big 12, e c’era addirittura chi era arrivato a dire che persino Texas, con una sconfitta a carico, avrebbe maggiormente meritato quel posto rispetto ai Nittany Lions.

Immaginiamo per un momento che il risultato di sabato fosse stato invertito, e Penn State avesse mantenuto l’imbattibilità. Ipotizziamo contemporaneamente che Alabama avesse vinto un’ipotetica finale di conference contro Florida, e che Texas Tech uscisse illesa dai tremendi scontri che la attendono, finale Big 12 ivi compresa: con quale criterio si sarebbe stabilito l’ordine finale del ranking decretando che una di queste non meritasse di andare al National Championship? Sarebbe stato giusto basarsi su un mix di criteri di selezione, dove tra i più preponderanti c’è un cervellone elettronico privo di ragionamenti umani che mette insieme il maggior numero di dati statistici possibile dando un’opinione fin troppo vincolante? Sarebbe infine stato corretto affidarsi in parte anche ai voti degli allenatori, la quale ultima votazione viene resa pubblica, i quali avrebbero potuto comodamente favorire (o sfavorire) un loro collega a discapito di un altro? Chi avrebbe avuto il coraggio di ammettere dinanzi ad un mostro sacro come Joe Paterno che avrebbe votato contro di lui? Ma ve lo immaginate l'Urban Meyer di turno che batte la spalla a JoePa dicendogli "Allora nonno Joe come andiamo, tutto a posto? Quest'anno hai sofferto come un cane in tribuna stampa, l'anca ti fa male e non puoi stare sulla sideline come facciamo noi allenatori normali. Avevi una bella chance di finire al Championship quest'anno, avresti coronato una carriera leggendaria. Ah, Joe, siccome il voto è pubblico te lo dico subito a scanso di equivoci: io ho votato Texas Tech. Ciao, alla prossima!"

Tutto questo non convince, perché il sistema con cui si regolano i conti negli sport americani è uno ed uno solo: si chiama playoffs.

Sì, esatto, playoffs. Suona come una bestemmia per chiunque sia un purista di un sistema che “funziona”, o meglio vige, da secoli e secoli, ma la soluzione logica, ed a nostro modesto parere inevitabile è arrivare a questo, ad un verdetto che finalmente possa essere sputato dal campo, e non da un insieme di calcoli sensati, per carità, ma che non possono sostituirsi ad un regolamento di conti diretto e ben più veritiero di questi.

Il beneficio primario sarebbe l’immediato spegnimento di (quasi) ogni polemica, ed il riferimento non è affatto casuale perché ci perseguita dall’inizio dell’anno, pensando ai Georgia Bulldogs: alla fine del 2007 si lessero dichiarazioni bellicose di ogni genere, uscite dalle bocche dei giocatori dell’ateneo, il quale aveva finito il campionato alla grandissima, dimenticandosi forse delle due sconfitte che avevano precluso alla squadra di ottenere qualcosa di più di un Sugar Bowl. Mark Richt, l’head coach, rispose a chiare lettere che i suoi ragazzi, prima di parlare, avrebbero dovuto pensare a vincere quelle due partite, perchè con un record perfetto l’ammissione alla finale sarebbe sicuramente arrivata. Fu quindi corretto escludere i Bulldogs, che in quel momento erano al massimo della forma e triturarono difatti Hawaii nel suddetto Bowl? Solo una partita secca di playoffs avrebbe potuto dare un verdetto equo, e mettere a tacere quelle dannate lingue perennemente in movimento.

Persino Barack Obama, nuovo presidente degli Stati Uniti opportunamente intervistato dalla Espn durante uno degli ultimi Monday Night, si era detto favorevole all’iniziativa, tuttavia le sue teorie sono state presto smontate da David Frohnmayer in persona, che del comitato Bcs ne è la figura principale, il quale ha ribadito che il concetto è stato oggetto di diverse discussioni in riunioni più o meno recenti e che non è assolutamente d’interesse modificare l’attuale procedimento decisionale che regola i princìpi del college football.
Ciò che stona con la dichiarazione di Frohnmayer è il fatto che Division I-AA e Division II e III eleggono la propria vincitrice tramite apposito tabellone ad eliminazione diretta, e non si intuisce bene, al di là delle ovvie e punzecchianti considerazioni circa gli interessi personali del comitato nel restare attaccati alla formula odierna, per cui la stessa cosa non possa essere fatta per la Division I, Fbs o come cavolo si chiama oggi. E per appesantire la dose basta leggere l’intervista che Pete Carroll, allenatore di Usc, ha rilasciato pochissimi giorni fa, ammettendo davanti a tutti di non essere riuscito a capire, in questi anni, come diamine funzionino i calcoli che scaturiscono dal computer per determinare il ranking. Siamo quindi davanti ad un sistema di valutazione che nemmeno gli addetti ai lavori conoscono fino in fondo.

Probabilmente si risolverebbero anche quelle dispute riservate a tutte quelle università appartenenti ai ranghi bassi, quindi alle conferences cosiddette non Bcs, che hanno calendari molto più facili rispetto ai pezzi grossi e per le quali è difficile determinare o meno il grado di appartenenza ad un Bowl maggiore.

Diverse appartenenti alle varie Wac, Mountain West e via discorrendo hanno terminato le ultime stagioni imbattute portando dei diversi risultati nei Bowls giocati, per cui un trend ben definito, dato che il sistema Bcs non esiste da sempre, all’attualità non è ancora determinabile. Tornando per un attimo allo Sugar Bowl dello scorso gennaio, la partita conseguì non poche polemiche perché vide la partecipazione di Hawaii, proveniente dalla Western Athletic, che aveva terminato al primo posto del suo gruppo battendo ogni avversario incontrato (il quale, per inciso, non era quasi mai di spessore, anzi) grazie ad un attacco ad altissimi ottani, con il risultato di vedere i Rainbow Warriors piazzati davanti ad altre università più prestigiose nella selezione per i Bowl Bcs. Andarono contro Georgia e Colt Brennan, recordman che dirigeva quello splendido attacco, giocò la peggiore partita dell’anno contro una difesa agguerrita, i Bulldogs seppellirono gli avversari sotto una valanga di punti, rendendo l’avvenimento molto più scontato e prevedibile del solito. In soldoni, le votazioni ed il computer avevano mandato Hawaii in un posto dove non avrebbe meritato di andare, e la qualità del Bowl era inevitabilmente scemata.

Non sempre è stato così, e ce lo insegnano Utah e Boise State: gli Utes divennero la prima squadra non Bcs della storia a giocare il Fiesta Bowl, peraltro togliendosi pure la soddisfazione di vincerlo largamente ai danni di Pittsburgh, mentre i Broncos chiusero la loro gloriosa stagione 2006 giocando nella medesima manifestazione e battendo, con un colossale upset, la Oklahoma di Adrian Peterson, una delle squadre più forti di tutta l’America, in una partita divenuta leggenda e ricordata come il David vs Goliath game. Ecco perchè non si può determinare, con così pochi elementi in mano, se valga la pena o meno chiamare queste squadre per le manifestazioni più importanti dell'anno.

In base a cosa, quindi, si può decidere se una delle piccole squadre che terminano il campionato imbattute meriti o meno un palcoscenico più grande di quello che in realtà si possano permettere? Come si potrebbero evitare ritorsioni come quelle del 1996, anno in cui gli studenti (ed un professore) di Brigham Young diedero fuoco ad una confezione di Tostitos (sponsor del Fiesta Bowl) e ne boicottarono ogni prodotto in risposta al mancato invito alla manifestazione, invito che andò a Penn State, classificata due posizioni più sotto rispetto ai Cougars?

Solo attraverso i playoffs.

Il sistema vincente sarebbe quello delle otto squadre. Rimarrebbe il problema dei criteri di posizionamento di queste otto squadre nel ranking finale, il che sarebbe comunque destinato a creare polemiche o da una parte o dall’altra, ma con questo sistema si potrebbe davvero riuscire ad accontentare tutti, anche quelli più piccoli. Sei di questi posti andrebbero riservati alle vincitrici delle relative conferences maggiori (Big 12, Big Ten, Sec, Acc, Big East, Pac 10), mentre gli altri due potrebbero essere messi a disposizione delle due migliori squadre appartenenti ai gruppi minori, il che non penalizzerebbe eccessivamente una squadra forte che si trova ad aver perso una sola partita solo perché appartenente ad una conference di ferro, e né una compagine proveniente da luoghi meno pubblicizzati che, fosse veramente in gamba come dimostrato a loro tempo da Utah e Boise State, avrebbe addirittura la possibilità di arrivare in finale, cosa che ad oggi è preclusa a priori. Otto squadre a caccia del titolo. Chi perde va fuori. Le migliori otto della nazione. Fantastico ed eccitante solo a pensarci.

Purtroppo, finchè aziende come Tostitos, All State, Fed Ex, (a cui presto, crediamo, si aggiungeranno Cirio, Parmalat e quant'altro) ed affini mantengono legati i propri nomi ad ogni Bowl esistente (ma nessuno, comunque, impedirebbe di giocarli comunque, indipendentemente dai playoffs) continuando a fare felici le casse della Ncaa in questi tempi di recessione economica, temiamo che non se ne farà nulla. Solo teste di altro tipo, desiderose di cambiamento, potranno intervenire e fare qualcosa di più corretto, di più equivalente, che accontenti tutti e non tenga conto della provenienza. Un po’ quello che ha promesso di fare Obama alla nazione che ha appena cominciato a governare, e che magari, una volta terminato il suo mandato, potrebbe impegnarsi a fare in ambito sportivo qualora, ipotizzando l'avvenimento per un attimo e solo per gioco, venisse eletto lui come nuovo presidente del comitato Bcs.

Hope.

domenica 9 novembre 2008

[Comunicazione ai lettori] Radio NFL



Questa Domenica seguiremo per voi e con voi Indianapolis Colts at Pittsburgh Steelers, collegamento qualche minuto prima dell' inizio della partita previsto alle ore 22.15. Come al solito vi sarà fornito un link qui sotto, vi basterà cliccarlo ed aprirlo con il vostro lettore preferito.

Link: partita conclusa.....


Alcune notazioni di servizio: intanto ci scusiamo per la settimana scorsa, in cui ci siamo persi il primo quarto, problemi tecnici, risolti in fretta e non senza imprecazioni, che non ci troveranno impreparati se si dovranno presentare ancora. Altra cosa importante: nel caso la mia connessione dovesse andare down, una volta tornati non fate refresh sul lettore, ma venite in questa pagina e ricliccate sul link che nel frattempo potrebbe essere cambiato.
Ultima richiesta: quando il link sarà disponibile, anche prima della partita, cliccate e dovrete sentire della musica, fateci avere dei feedback, se funziona il tutto.






Ringraziamo tutti quelli che ci hanno ascoltati, e diamo appuntamento a domenica prossima !!!!

venerdì 7 novembre 2008

Sport e Immagini #16

Barack Obama

Guardia, discreto talento offensivo, buone doti atletiche, una certa propensione alla giocata spettacolare, tende ad esaltarsi quando c'è da vincere la partita.

sabato 1 novembre 2008

[Comunicazione ai lettori] Radio NFL


Dopo i bagordi londinesi il dinamic duo island&azazel torna a commentare per voi una partita della settimana NFL. Come avvenuto per la partita di 2 settimane fa, vi sarà fornito un link qui sotto che dovrete aprire con winamp o vlc o qualsiasi altro tipo di lettore. La radio è attiva, cliccate nel link sopra la foto della radio, nel mentre che aspettiamo il collegamento un pò di musica, seguiremo per voi il match che vedrà frapposti i Green Bay Packers agli imbattuti Tennessee Titans. Accorrete numerosi.....

Finita anche per oggi!! Ringraziamo tutti quelli che ci hanno sopportati e ci scusiamo per i problemi tecnici iniziali!!