giovedì 7 maggio 2009

A che punto siamo? VOL. 2: NBA

I playoff NBA seguono ad una incollatura di distanza la sequenza cronologica di quelli NHL, siamo anche qui ad inizio secondo turno. Ma cosa ci siamo persi nel primo turno? Se non fosse stato per Rose e per Garnett la risposta sarebbe stata: niente. Allora partiamo proprio da Chicago-Boston: 7 overtimes in 7 partite, di cui 3 nella sola gara6, quella che gli americani definiscono “instant classic”, basket nba al suo meglio, aggiustamenti tecnici, uno vs uno, gomiti e intensità a livelli sovraumani, tutto quello (e forse anche di più) che ti aspetteresti da una serie playoff e tutto quello che non c' è stato nelle altre serie di primo turno; mi si verrà a dire “ma anche Atlanta-Miami è andata alla settima!!”, sì ma....come? La partita più tirata si è conclusa con 10 punti di scarto, il che basterebbe per descrivere la situazione, aggiungiamoci anche lo scarto medio con cui le partite si sono concluse: 19,14: ho concluso vostro onore.

La serie che più poteva accendere l' attenzione nel tifoso neutrale era quella tra Portland e Houston, che va detto non ha deluso del tutto, specie per le due gare centrali giocate nel Texas: Portland probabilmente è ancora troppo acerba per questi palcoscenici e poi per la legge dei grandi numeri prima o poi Tracy McGrady sarebbe riuscito a passare un turno di playoff......come?! McGrady non era a roster?! Out for the season?? Ah beh allora si spiega tutto......

Scherzi a parte i Rockets sembrano veramente i lontani parenti di quelli che avevamo lasciato qui: saremmo sin troppo ingenerosi nei confronti del talentuoso numero 1 di Houston a giustificare il tutto con la sua assenza, va riconosciuto però che quella di fine Gennaio era una squadra completamente disfunzionale e la descrizione che ne fece dave su questo blog ricalcava fedelmente la realtà, sarà solo coincidenza, ma togliendo di mezzo un mezzo McGrady (comunque va ricordato non in perfette condizioni fisiche quest' anno) la squadra ho trovato una sua identità, una solidità difensiva che è sempre stato un po' il marchio storico di questa franchigia, non solo questo, la cacciata di un Alston ormai più mela marcia che fantasista da playground e l' avanzamento di ruolo di Brooks hanno fatto chiarezza anche in quel che riguarda l' attacco. Insomma, Houston era troppo completa e troppo più pronta dei Blazers (di cui del resto continueremo a sentir parlare se riusciranno a far quadrare i rinnovi contrattuali che prima o poi busseranno nel front office) per poter uscire anche da questo primo turno.

Per il resto che dire!? Philadelphia c' ha provato, ma sinceramente Orlando è sempre sembrata avere in controllo la situazione della serie. Cleveland ha passeggiato su quelli un tempo conosciuti come Detroit Pistons, in pratica un po' la stessa cosa che hanno fatto i Mavericks su quelli che un tempo erano conosciuti come San Antonio Spurs, che con questa uscita ingloriosa (stante anche l' assenza di Ginobili) pongono fine alla maledizion.....ops...volevo dire alla cabala che li voleva vincenti negli anni dispari. Con i Lakers che hanno giocato un po' come il gatto col topo con i Jazz e con Denver che in 5 partite cancella il bel ricordo che avevamo degli spuggianti Hornets di Chris Paul dell' anno scorso, possiamo passare a parlare più ampiamente del secondo turno che sta in atto in queste settimane e che speriamo possa innalzare un po' il livello di interesse e di gioco.

Torniamo quindi a parlare dei campioni in carica, orfani di Garnett ormai da settimane e che verosimilmente dovranno farne a meno sino alla fine della loro corsa: Celtics-Magic sulla carta è una serie che può darci molte soddisfazioni. L' assenza del padrone spirituale nelle file dei biancoverdi si sta facendo sentire in questi playoff, ma per certi versi a responsabilizzato il restante duo del big-three e soprattutto sembra aver mandato in un' altra orbita Rajon Rondo: il prodotto dell' università di Kentucky è migliorato in maniera impressionante, o meglio, le sue cifre sono lievitate a livelli inimmaginabili ai più, parliamo di triple doppie o quasi triple doppie ad ogni allacciata di scarpa, per carità i difetti di lettura continuano a restare, come quelli di tiro, anche se nettamente migliorato in questo, la tendenza a strafare resta anche se perfettamente inserita nel contesto. Per intederci questa versione dei Celtics non è di certo più forte di quella dell' anno scorso, ciò non toglie però che l' aver vinto l' anno scorso ha consegnato a questa squadra una consapevolezza tale da poter far fronte a certe assenze, probabilmente non vinceranno anche quest' anno, di certo però venderanno carissima la loro pelle....almeno sperando che ci sia qualcuno in grado di rendere più interessante questa che sino ad ora sempre essere una cavalcata dei Cleveland Lebrones senza avversari degni di nota. I Magic dal canto loro non è che stiano a guardare, la sensazione è però che più la serie si allunga più diminuiscano le loro possibilità di approdo ad una ipotetica finale di Conference: hanno sorpreso Boston in gara1, cosa alquanto prevedibile, dopo che la squadra del Massachuettes era uscita leggermente provata dal primo turno, poi non sono praticamente scesi in campo in gara2, hanno sì certo portato dalla loro il fattore campo (ricordiamo che l' anno scorso Boston non perse una gara che una nei playoff sul suo parquet incrociato) ma probabilmente non basterà vincerne una a Boston per passare il turno. E soprattutto il giorno che vedremo Alston giocare una finale sarà probabilmente ora di smettere di seguire questo sport....

Sull' altra serie dell' Est, purtroppo, c' è ben poco da dire: Cleveland è una valanga che più va avanti più aumenta la sua intensità e Lebron ne è il degno simbolo. Resta solo da capire quanto siano realmente forti loro o quanto siano mediocri i loro avversari e forse questo dubbio potrebbe restarci anche sino a dopo che Lebron si sarà (finalmente) messo al dito questo benedetto anello. L' MVP della Lega (fresco di nomina) ha letteralmente dominato la stagione, 28 punti, 7 rimbalzi e 7 assists a partita (peraltro tutti dati approssimati per difetto) i parziali pesati su 82 partite, 32+11+6 quelli relativi alle 5 partite di playoff sin qui disputate, tutte vinte con scarti mai inferiori ai 10 punti, in una parola sola: dominio. Atlanta può e potrà ben poco, probabilmente il pubblico georgiano della Phillips Arena riuscirà in qualche modo a sorreggere i propri beneamini (che l' anno scorso proprio grazie al fattore campo costrinsero i Celtics alla gara7) e permetterà agli Hawks di vincerne almeno una, magari gara3, ma per il resto non ci aspettiamo molto da questa serie.

In maniera abbastanza speculare le due serie dell' Ovest rispecchiano quelle dell' Est: c' è ancora curiosità nel capire il vero valore dei Nuggets, chi scrive fa pubblica ammenda nel confessare di non aver visto nessuna delle due partite di questa serie, però due tre considerazioni generale si riesce sempre a farle, partiamo dai Mavs: Dallas sino ad un mese dalla fine della regular season sembrava stesse facendo a lotta con i Suns a non andarci ai playoff, la squadra sembra svogliata ed avulsa, poi come per magia si son messi a giocare: ad Aprile, playoff compresi, 13 vittorie e 3 sconfitte, le due batoste nelle due gare nel Colorado hanno portato Kidd&co. di nuovo con i piedi per terra. Inoltre stiamo parlando di una versione di Mavericks che non raggiunge nemmeno la metà del talento e di capacità offensive di altre versioni degli anni passati, versioni che poi si schiantavano una volte arrivate ai playoff; il fatto che questi Mavs siano arrivati a questo punto e indice di un livello che quest' anno si è particolarmente abbassato. Sui Nuggets, in attesa di vederli con più attenzione, 2 rapide pillole: 1-Billups ti cambia la vita, 2-Chris Andersen e Kenyon Martin dovrebbero giocare a maniche lunghe, per il primo inoltre proporrei una cuffia, per il secondo una sciarpa (il tatuaggio delle labbra rossa enormi sul collo non si può vedere....)

E allora arriviamo a quelli che tutta la stampa e i media hanno dipinto come gli unici avversari che possano frapporsi tra Lebron e il titolo NBA: Kobe Bryant e i suoi Los Angeles Lakers. Va da sé che Stern pagherebbe di tasca sua (che è tutto dire....) pur di avere una finale Kobe vs Lebron, dopo che l' anno scorso ha avuto Lakers vs Celtics e poter così dimenticare i tempi in cui in finale ci andavano i Nets, i Pacers, gli Spurs contro i Pistons, che per un motivo o per un altro non soddisfavano le ambizioni di immagine della Lega. Mentre la strada ad Est sembra molto più in discesa per il compimento di questo disegno perfetto, quella ad Ovest presenta molte più salite e buche. La prima foratura i Lakers l' hanno incontrata in gara1 di questo secondo turno, contro i Rockets di Yao e Artest: da una parte il cinese è stato in campo per 40 minuti e RonRon è stato un fattore forse ancor più offensivo che difensivo, dall' altra Kobe si è ritrovato a predicare nel deserto, la palla non è quasi mai arrivata pulita in post a Gasol e soci, Bynum ancora colpevolmente assente (dall' infortunio non abbiamo più visto il Bynum di inizio stagione) e il ritmo sempre e costantemente sotto controllo dei ragazzi di coach Adelman, che hanno tenuto praticamente per tutta la partita i Lakers sott' acqua, l' hanno costretti a rincorrerli e alla fine sono “affogati”. Gara2, giocata in nottata, è stata tutt' altra musica, i punti in contropiede da 10 di gara1 sono diventati 20 per i gialloviola, Ming, che nella prima partita aveva praticamente accorciato il campo offensivo di LA di un paio di metri, è rimasto in campo pochissimo, subito gravato di falli e questo è molto pesante, specialmente ora che Dikembe Mutombo è sparito da questi playoff e dalla NBA a causa di un grave infortunio che in pratica ha posto fine alla sua immensa carriera. Kobe poi ha fatto il Kobe, facendo indispettire sia Battier che Artest (poi espulso a causa di un battibecco tra i due scaturito da un gomito troppo alto del gialloviola in fase di rimbalzo), 40 punti con 27 tiri, non è facile perdere quando si arriva a queste cifre. Quello che però continua a preoccupare i tifosi losangelini è la continua titubanza e la scarsa produttività di Andrew Bynum, finito ora in fondo alle rotazioni, uscito dal quintetto in gara2 e in campo per soli 8 minuti. Ora la serie si trasferisce a Houston, un 2-2 dopo le due gare in Texas non è per nulla improponibile, continueremo a vederne delle belle, tra sportellate e remix (a proposito, c' è chi la fa nei playoff e c' è chi la fa negli all star game.....), playoff NBA al loro meglio. Si spera.

2 commenti:

angyair ha detto...

Rondo mi piace, mi è sempre piaciuto e sta migliorando sempre di più, ma gara 7 non avrebbe dovuto giocarla.
I Lebrones (cit.) finora sembrano proprio inarrestabili, ma bisognerà vedere come reagiranno alla prima difficoltà, io dico che alla fine l'anello lo vincono, però chissà....magari iniziano a fischiare passi. :D
Billups giocatore incredibile per come sia riuscito a cambiare l'attitudine della squadra con la sua sola presenza in campo: leader nel vero senso della parola!

LaShawn ha detto...

La remix nei playoff è infrazione di doppio palleggio.