martedì 22 gennaio 2008

East Coast Battle

Alla fine anche nel football ci sarà Boston contro New York. Un classico che domina le scene sportive americane da parecchi decenni, ma che ha visto quasi sempre giocarsi epiche battaglie nell’NBA, fra Celtics e Knicks, o ancor più nel baseball, con l’accesa rivalità fra Red Sox e Yankees. Stavolta sarà il football a fare da altare a questa eterna sfida tra la città più cosmopolita d’America e quella più europea, tra il fashion style della Grande Mela e l’old style della città che profuma di trifoglio.

Lo stadio di Phoenix, sede del Super Bowl XLII, sarà teatro della battaglia della costa Est, una sfida nella sfida fra due città che non si sono mai amate, e che negli anni hanno fatto di tutto per avere la meglio sull’altra, ma sarà anche la sfida fra il Bene e il Male, che potrebbe riempire di inchiostro milioni di pagine e far rievocare scontri storici dello sport a stelle striscie.

Si parlava tempo fa di Cerentola, di uno spazio sempre più ridotte per le grandi sorprese, e invece proprio il football, nel finale di stagione, ci ha regalato la grande storia da raccontare, i deboli, sfavoriti, sbeffeggiati Giants, guidati da un quarterback criticato dalla stampa locale e nazionale, dai propri tifosi e anche da alcuni compagni di squadra, che ha sempre vissuto all’ombra del fratello più grande, più famoso e più bravo, con un coach che non sapeva più dove nascondersi, dopo le feroci invettive lanciategli in questi due anni di fallimenti, con un tightend fortissimo, ma ingombrante fuori e dentro il campo, con una lingua tagliente e mai ferma, ai box per un grave infortunio e con un lineman veterano, arrivato ormai alle ultime cartucce da spendere prima del ritiro.
Sembrava la solita polveriera newyorkese, pronta ad esplodere in qualsiasi momento, soprattutto se alimentata dall’ennesima delusione data da una precoce eliminazione ai playoff, che tutti si aspettavano, visto che i Giants dovevano giocare una trasferta difficile in quel di Tampa, contro una difesa di ferro e un attacco temibile. Eli Manning non aveva certezza, aveva solo dubbi, ma la sua partita e la vittoria netta contro i Bucs ha acceso una luce in fondo al tunnel e lanciato la squadra verso la gloria, verso la consapevolezza di poter essere finalmente parte di un sogno.
Così è arrivata la partita perfetta contro i Cowboys, al Texas Stadium, di fronte ad una squadra forte ed ambiziosa, con la testa già proiettata verso la sfida contro i grandi Patriots.
Manning calmo e concentrato, pulito e senza errori, due ricevitori che hanno dimostrato di essere delle star, una difesa che non ha concesso scampo a nessuno, mettendo pressione al quarterback, togliendo spazio ai ricevitori e controllando la sfuriata del running game.
Un’altra vittoria, che ha portato alla terribile sfida nella Frozen Tundra contro l’immortale Favre, in un clima tremendo, dove lo sport si trasforma in leggenda e dove i Giants sono diventati definitivamente il destiny team.
Eli resta praticamente perfetto, la difesa non lascia spazio all’attacco di Green Bay, ma è il finale da cuori forti a dare la perfetta conclusione alla gara, due errori del kicker, un’altra chance in overtime, più difficile, ma stavolta Tynes centra i pali e nel silenzio del Lambeau Field si sentono solo le grida dei Giants.
Ora non resta che una partita, la Partita, quella per cui molti darebbero l’intera carriera, pur di giocarla, ma soprattutto vincerla. I Giants ci sono, Eli c’è, ad un anno di distanza dal fratello maggiore, che vincendo si è tolto un peso immenso dalle spalle, arrivano da sfavoriti, come in tutti questi playoff, ma dall’altra parte c’è un avversario che vuole entrare nella storia, in quella indelebile lista che comprende solo gli immortali.

I New England Patriots dominatori di questo lustro, arrivati a giocarsi l’ennesimo Super Bowl, diverso da tutti gli altri perché pronto per essere il degno finale di una stagione perfetta. Nessuna sconfitta, un percorso netto, facile in molti punti, difficile in altri, ma sempre superato con una sicurezza che non ha eguali, una stagione da record, guidati da un quarterback mai sazio, da un ricevitore che ha voluto dimostrare di essere il migliore, da un coach che non guarda in faccia nessuno, ma che sa allenare come pochi, da un gruppo di veterani pronti a diventare miti prima del meritato riposo. I Patriots che hanno superato anche la giornata negativa del loro leader, che hanno saputo tirarsi fuori dalle insidie di una partita che poteva essere stregata, ma che sono al grande ballo e hanno tutto dalla loro parte.
Come tutti i grandi vincenti, sono diventati scomodi, perché vincono, e lo fanno con naturalezza, volendo dimostrare di essere superiori in tutto, anche con giocate poco simpatiche, ma che dimostrano l’estrema sicurezza nei propri mezzi. Molti tifosi delle altre squadre sono pronti a festeggiare una loro sconfitta, fregandosene della perfect season e della possibilità di essere parte della storia del football. Ci sono mille polemiche su questi Patriots, sul loro quarterback sbruffone e antipatico, anche se fortissimo, su quel ricevitore che fino all’anno scorso faceva finta di giocare ed invece quest’anno è stato il n.1, sul coach che vince troppo e lo fa in ogni modo, con ogni mezzo, su una difesa tosta, ma anche sporca, ai limiti del legale, ma la squadra sembra non accorgersene, vive in un limbo, pronta ad esplodere alla fine del Super Bowl, da vincenti.

Siamo quindi alla battaglia tra il Bene e il Male, con gli schieramenti dentro e fuori dal campo pronti a darsi battaglia, con mille sfide nella sfida che potrebbero infiammare la partita di Phoenix e, speranza di molti appassionati, regalarci una partita vera, non un’esibizione di football da parte dei più forti.
Le carte da giocare da parte dei Giants per mettere in difficoltà i Patriots sono sul tavolo, Eli dovrà giocare ancora una volta senza pensieri, concentrato pulito, la difesa dovrà essere super, togliere sicurezza a Tom Brady e spazio alle varie armi dell’arsenale offensivo in mano a coach Belichick, molti non si aspettano la vittoria di New York, vogliono una partita, chiedono equilibrio, sperano nei Giants.
New England dal canto suo non ha bisogno di aiuti esterni, deve giocare il suo football per chiudere il cerchio della stagione perfetta. Il passo è quello più difficile, ma questa squadra è stata abituata a vincere e ha la consapevolezza di essere attrezzata per farlo, trovando sempre la soluzione giusta per ogni problema, con l’attacco più completo della NFL e una difesa che sa sempre come trovare il punto debole degli avversari.

Due settimane di attesa, tante parole, tante polemiche e poi il football, il Bene contro il Male, i deboli contro i forti, la battaglia della East Coast, chiamatela come volete, ma la speranza vera è di assistere ad una vera partita di football.

3 commenti:

angyair ha detto...

Bel pezzo, mi è piaciuto.
Secondo me il fatto che ci sia stato un recente incontro andrà a vantaggio di NE perché il suo coaching staff sembra migliore e più esperto in questo. Vederemo di che pasta è fatto Spagnulo e come riuscirà ad imbrigliare l'attacco dei Patriots (in cui mi aspetto un Moss MVP cercato spesso sul profondo), perché nonostante la prestazione difensica contro SD, la partita contro i Patriots la vinci solo se li obblighi ad un basso punteggio secondo me.

azazel ha detto...

io tiferò il male....evviva il male :truzzo:

aLesAN ha detto...

Per me Eli si squaglia al caldo dell'Arizona...