sabato 5 gennaio 2008

"Il Professionista" ("Playing for Pizza")

Tra i regali di Natale ho avuto la piacevole sorpresa (ok, non ero una sorpresa perché l'avevo richiesto) di trovare l'ultimo libro di Grisham, in italiano "Il Professionista". Perché piacevole? Beh, perché parlava di football, non solo, ma addirittura parlava di football italiano!
La storia è abbastanza semplice: un'eterna dell'NFL reduce da un infortunio e dalla peggiore prestazione che la storia NFL ricordi viene a giocare in Italia, nei Panthers Parma, per cercare di portare questi a vincere il Super Bowl italiano. Naturalmente non vi dirò nè la fine nè come si evolve la storia (se qualcuno ancora non l'ha letto) ma vi dirò semplicemente quello che ne penso: a me è piaciuto!
E' una storia semplice, lineare, sull'amicizia in generale e in particolare su quella tra compagni di squadra, su quel senso di complicità, di solidarietà, su quel cameratismo che si viene a creare tra persone che vivono la stessa passione. Chi di voi avrà vissuto la sua esperienza in un qualsiasi spogliatoio di sport non farà fatica a ritrovarsi in alcune scene, in alcuni atteggiamenti. Quello che forse non tutti possono cogliere è quella particolare atmosfera che c'è negli spogliatoi del football a livello italiano, sport non minore....ma di più, in cui potrete trovare le tipologia di gente più disparata, dai 17 ai 40 anni, che si sacrifica, s'impegna, soffre e gioisce come un bambino per pura passione.
In uno spogliatoio di calcio, basket o pallavolo, anche se fosse di terza categoria o di campionato amatori, troverete sempre quello che "ai miei tempi ero una leggenda", quello che "dovevo giocare in serie A ma mi hanno scartato per uno raccomandato", quello che "se ho l'occasione giusta sfondo, arrivo in serie A e divento ricco e famoso". In uno dei tanti spogliatoi di squadre di football sparsi per la penisola no, non c'è nessuno che può o poteva diventare professionista, giocare in NFL, non sentirete mai parlare di raccomandati perchè non c'è nessuno sano di mente che si farebbe raccomandare per prendersi una cascata sul ginocchio o farsi placcare da uno che pesa il doppio di te.
In uno spogliatoio di football troverai gente che a 17 come a 40 anni si allena come un matto (e gli allenamenti nel football sono più faticosi delle partite), sacrificando lavoro e vita privata solo per la pura passione per un gioco che pochi conoscono e pochi capiscono ("ah sì, tu giochi a rugby no?").
E secondo me Grisham è riuscito a rendere questa atmosfera molto bene, e partendo da questo tutto il libro va' avanti con fluidità, leggero e piacevole da leggere, con un viaggio nella cultura, nell'atmosfera e nella cucina emiliana che non solo fanno da ottimo contorno al procedere della storia ma che anzi ne costituiscono parte integrante, facendo trapelare tutto l'amore che lo scrittore prova per ciò che è italiano.
Tra le critiche che ho letto è quello di essere scritto in maniera troppo semplicistica, che non spiega niente e che lo può leggere solo chi capisce qualcosa di football. Bah...forse sono io, ma queste critiche le capisco poco. Lo stile di Grisham è quello, semplice, veloce, rivolto a tutti, anche a chi non ha un alto livello culturale, quando lo compri sai già quello che ti aspetta: è uno degli scrittori più letti al mondo, uno di quelli che arriva al grande pubblico ma di certo non uno di quelli che aspirano al Nobel. Lo può leggere solo chi capisce qualcosa di football? Forse questi potranno coglierne tutte le sfumature, ma è una storia di amicizia nell'ambiente del football, non un libro sulla storia del football o un "Football for Dummies". Se uno vuole capire il football penso debba rivolgersi altrove...E poi è un libro che è stato scritto principalmente per il mercato americano, non per l'Italia, e lì, qualcosa in più di football rispetto a noi penso che la capiscano...(e lì infatti è volato presto in cima alle classifiche di vendita)
Ma poi è normalissimo che un libro, come un'opera d'arte in generale, può piacere a qualcuno e a qualcun altro no, che qualcuno l'adori e che qualcun altro non riesca ad andare oltre le 5 pagine, e questo perchè un libro, come un film, una canzone, piace se riesce a dare emozioni a chi lo legge, lo vede o lo ascolta. E siccome, per fortuna, siamo uno diverso dall'altro è normale che le emozioni provate saranno sempre diverse. E poi le emozioni provate da una stessa persona saranno diverse a seconda del momento che, per es., leggerà un libro o ascolterà una canzone: a 16 anni ascoltando una canzone sentiremo emozioni che non necessariamente saranno le stesse se l'ascoltassimo a 40 anni.
Sinceramente era da un po' di mesi che non leggevo un libro, io che sono un avido lettore (il mio spacciatore di storie è latitante...), ma questo ha ravvivato la mia voglia di leggere, mi ha fatto passare alcune ore piacevoli e mi ha fatto ritornare indietro nel tempo (accrescendo la malinconia per il mio spogliatoio...): per me è sicuramente un libro da leggere, e se siete appassionati di football (o fanatici seguaci di Grisham, però attenzione che non ci sono tribunali, avvocati o giudici....ops...questo non è vero...) lo potreste apprezzare maggiormente, partendo però sempre dal basilare concetto che il football reale è sempre meglio di quello che potrete trovare su un libro o in un film.

4 commenti:

Mistadave ha detto...

Il libro l'ho ricevuto anch'io per natale, regalo graditissimo di Elena. Mi sono divertito molto a leggerlo, e detto da uno che legge solo PFW e American SB penso sia tutto dire...

Anonimo ha detto...

E' piaciuto molto anche a me... Mi sono ritrovato in quelle scene da spogliatoio dopo una vittoria o dopo una sconfitta... Le serate con i compagni di squadra a parlare di questo magnifico sport che, una volta vissuto, ti riempe l'anima...

therussianrocket ha detto...

secondo me il libro non l'ha scritto Grisham ma Nic :)

Anonimo ha detto...

A me ha fatto caghèr. Storiella stiracchiata e ridotta all'osso, e passi, ma se al posto di Grisham il libro l'avessi scritto io non lo pubblicavano nemmeno sotto tortura.
Poi lo voglio vedere il lettore italiota alle prese con safeties, hawkeyes e schemi che sembrano un codice Iban...
Poi il mistero del soprano fiorentino: per lei bisognerebbe inventarsi un award per il personaggio letterario più inutile della stagione (o forse della storia), incisivo come la O-line di Notre Dame quest'anno, inserito nella vicenda alla cazzo di cane ed eliminato dal contesto con un soffio, manco l'avesse placcato Jack Tatum.
Un buon libro per tre ore, perchè tanto ci s'impiega a leggerlo, dopo di che meglio passare a Madden 2002 per Playstation.
Ciao ciao,
Bengal