giovedì 10 aprile 2008

Final Four NCAA

Come ogni anno Marzo è il mese del college basket e come ogni anno tutto il mondo americano si ferma per seguire le proprie università presenti nel Torneo NCAA, emozionarsi per le vittorie, disperarsi per le sconfitte. Da youtube.

Una stagione lunga che aveva visto un sostanziale equilibrio nel vertice del ranking nazionale, in cui North Carolina, Memphis, UCLA e Kansas avevano prevalso sul resto della nazione e si erano accaparrate le teste di serie n.1 dei vari Regionals.
Nella March Madness tutti gli appassionati sono pronti ad appassionarsi per la storia della Cinderelle di turno, per gli sfavoriti che lottano contro i grandi, e questa volta sembrava esserci davvero una favola da raccontare, con Davidson, guidata dal piccolo grande uomo Stephen Curry, giunta alle Elite 8, ad una sola partita dalle Final Four di San Antonio.

Anche quest’anno, però, la storia di Cenerentola non ha avuto il lieto fine e Davidson è stata sconfitta di misura da Kansas, che ha raggiunto UCLA, Memphis e UNC nelle Final Four più altolocate della storia del college basket, mai nessun torneo aveva visto tutte le prime teste di serie approdare alla Final Four, ma quest’anno le quattro grandi università avevano un margine troppo elevato rispetto alle altre e giustamente aveva conquistato il pass per l’Alamo Dome.

Visto il palmares e il pedigree tecnico delle quattro contendenti in molti credevano a un weekend spettacolare e pieno di emozioni. C’erano l’atletismo e le continue variazioni tattiche di Kansas, la velocità e il basket brioso di Memphis, l’attacco run&gun di North Carolina e la difesa asfissiante di UCLA, e c’erano i singoli, le stelle, come Kevin Love e Darren Collison di UCLA, Tyler Hansbrough di UNC, Brandon Rush di Kansas e la coppia Derrick Rose e Chris Douglas-Roberts di Memphis.

Invece le semifinali del sabato hanno deluso ampiamente, sia dal punto di vista del risultato, che da quello del gioco. A dirla tutta hanno deluso anche chi si aspettava una finale UNC vs UCLA, attesissima da buona parte della nazione che sperava di vedere di fronte nella finale nazionale le due università più famose del college basket. Invece in finale ci sono andate Memphis e Kansas, dominando i confronti e dimostrando di giocare il miglior basket rispetto a Bruins e Tar Heels.

Roy Williams e Ben Howland hanno dovuto ingoiare un altro boccone amaro, l’ennesimo per il primo, la cui carriera ormai verrà ricordata più per le sorprendenti sconfitte che per le grandi vittorie, il terzo di fila per il secondo, che ha riportato l’università più vincente d’America ai fasti di un tempo, ma che non ha ancora saputo arrivare fino all’ultimo taglio della retina.
John Calipari e Bill Self, invece, sono riusciti a sovvertire pronostici e dubbi che li avevano accompagnati in quest’annata, il primo per quella sensazione di avere in mano una Ferrari e averla portata a correre la Formula 3 per tutta la regular season, mentre il secondo per quel non essere ancora entrato nel club dei grandi coach del college basket ed avere la squadra probabilmente meno talentuosa delle quattro.

Invece alla fine la retina l’ha tagliata proprio coach Self, che ha portato Kansas a vincere una delle finali più emozionanti degli ultimi anni, non bella dal punto di vista tecnico, ma grandissima per le emozioni che ha saputo regalare, finita al supplementare, dopo che Memphis è arrivata a cullare i sogni di vittoria e di vendetta nei confronti di tutti i critici, svaniti quando Mario Chalmers ha imbucato il tiro da tre della disperazione, con solo due secondi da giocare, che ha portato le due squadre all’overtime.

A quel punto i Tigers si sono sciolti definitivamente e per Kansas è stato facile scappare e non voltarsi più, festeggiando una vittoria che a Lawrence aspettavano da venti lunghissimi anni, da quel 1987 in cui Danny Manning e coach Larry Brown portarono i Jayhawks al titolo.

Vent’anni in cui Kansas ha sfiorato molte volte il successo, ha avuto quintetto nettamente più forti di questo, ma che spesso ha dovuto inchinarsi agli upset del torneo, incapace di uscire dalle paure mentali che avevano caratterizzato soprattutto la gestione di coach Williams, ma che non sembravano finite con l’arrivo di coach Self. Invece in un’annata partita a fari spenti, lasciando ad altre università il palcoscenico, i Jayhawks sono riusciti a scacciare tutti i fantasmi e riportarsi in vetta al college basket.
L’hanno fatto grazie alle trovate di coach Self e al talento di Brandon Rush, a cui si sono aggiunti i vari Chalmers, Arthur e Jackson, subendo all’inizio le giocate della coppia d’oro dei Tigers, ma che al momento giusto hanno trovato le mosse per fermare l’attacco avversario e trovare i canestri decisivi per recuperare uno svantaggio di nove punti a due minuti dalla fine, pareggiare con l’incredibile tripla di Chalmers e dominare l’overtime dove le schiacciate di Arthur hanno firmato il terzo titolo della storia di Kansas.

Per Memphis è stata una tremenda delusione, un boccone difficile da digerire, perché il titolo era ad un passo, bastava segnare i tiri liberi della sicurezza che avrebbero tenuto Kansas lontano e avrebbero vanificato la tripla di Chalmers, ma questo è il college basket, si passa dal Paradiso all’Inferno in un battito e gli errori di Douglas-Roberts, quello che era stato l’artefice della vittoria contro UCLA e che, anche in finale, stava portando con i suoi punti i Tigers alla vittoria, sono stati decisivi in negativo e per coach Calipari si è aperta la strada dei rimpianti.

Una finale emozionante che ha chiuso una stagione di college basket molto equilibrata e che ha regalato molti talenti sicuramente vogliosi di confrontarsi con il mondo dei professionisti. Ora spazio alle voci sul prossimo Draft, su chi deciderà di restare e chi si renderà eleggibile per le scelte NBA, tanti cambiamenti che stravolgeranno i quintetti delle università e che potrebbero regalare delle facce nuove a fine marzo, quando la prossima March Madness deciderà la sua regina.

3 commenti:

aLesAN ha detto...

Io comunque tifavo Memphis...

azazel ha detto...

ho seguito poco la stagiona ncaaa e poco anche il torneo in generale, a vedere il seeding delle 4 finaliste, anche per questa volta niente spazio per cenerentola...io tifavo contro unc e ucla :fischia: , sono rimaso accontentato :paper:

domanda "draftesca": ma Hansbrough in nba che ruolo potrebbe ricoprire e che futuro potrà mai avere?

Teolandia ha detto...

Classico bianco sotto taglia, con buone doti tecniche e tanta grinta, dipende da chi viene scelto, imo in questa NBA può anche essere un fattore dalla panca.